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Il nome di Mike Caro per la maggior parte degli appassionati di poker significa una cosa sola: libri.

Il 77enne di Joplin (Missouri, USA) in effetti è uno dei più prolifici autori di testi sul gioco. Tra le sue 14 pubblicazioni ricordiamo in particolare Mike Caro’s Book of Poker Tells e Caro’s Fundamental Secrets of Winning Poker. A questi va aggiunta la collaborazione per Super/System di Doyle Brunson, dove Caro ha contribuito scrivendo un capitolo sul draw poker e fornendo pagine di statistiche sulle mani.

Nel suo curriculum ci sono anche importanti collaborazioni con riviste (Poker Player, Gambling Times) e casinò (il famoso Bicycle di L.A. e il Foxwood Resort Casino di Leynard, Connecticut). Mike Caro è stato infine il fondatore della prima scuola permanente di poker: la Mike Caro University of Poker, Gaming and Life Strategy.

In altre parole, Mike Caro è un grande conoscitore del gioco in tutte le sue sfaccettature. Sarebbe però errato ridurre il suo ruolo nel mondo del poker a quello del puro teorico. Anche se oggi lo si vede raramente con le carte in mano, Mike Caro è stato un ottimo giocatore.

Tuttavia, i risultati su TheHendonmob.com non gli rendono giustizia: solo 175.000 dollari incassati con i tornei live. Il suo miglior piazzamento è un 16° posto da 38K nel torneo di heads-up delle WSOP 2009. Ci sono poi due final table sempre alle World Series Of Poker e un totale di 29 ITM in quasi 40 anni di poker. Pochissimi.

La ragione è presto detta: il Mike Caro giocatore si è dedicato soprattutto al cash game.

Mike Caro (credits PokerNews)

All’inizio degli anni Ottanta Mike Caro è un ex giornalista sportivo ormai dedito full time al poker, sia come analista del gioco sia come cash gamer di professione.

La consacrazione a livello di teorico è arrivata qualche anno prima, grazie al suo contributo decisivo per Super/System. Nel frattempo, però, la teoria ha trovato conferma nella pratica al tavolo. I risultati dicono +50.000 dollari all’anno: una cifra di tutto rispetto se si considera che negli USA di fine anni ’70 il reddito medio si aggira sui 13mila dollari.

E poi ci sono i giudizi dei professionisti. Per Brunson “Caro è il miglior giocatore vivente di draw poker“.

E poi c’è Benny Binion. L’inventore delle WSOP in un’intervista ha raccontato: “giocando contro di lui, la sola cosa di cui si può essere sicuri è di non avere più certezze sul poker“. Anche per questo Mike Caro viene soprannominato “genio matto del poker“.

Caro frequenta vari casinò del Sud Ovest americano. Soprattutto quelli dell’area di Los Angeles, città in cui risiede: il già citato Bicycle, l’Huntington Park e il Rainbow Club di Gardena. Quest’ultimo è il suo piccolo regno, condiviso con David Sklanksy, altro grande teorico-giocatore del poker. I due applicano le nuove teorie legate alla classificazione dei giocatori in base allo stile e fanno man bassa sia tra i giocatori occasionali che tra i regular del luogo, giudicati “troppo conservativi“.

Anche se oggi alcune delle teorie elaborate da Caro (e da Sklansky) possono risultare “consumate”, in quel periodo erano una novità assoluta. Senza contare che hanno influenzato il poker per oltre un ventennio.

Ma Mike Caro è stato un precursore dei tempi anche in altri modi.

Artificial Intelligence brain concept with digital circuit.

Dotato di una mente matematica e di un istinto per l’innovazione, Mike Caro nel 1983 realizza il primo simulatore artificiale di poker. In sostanza si tratta di un software installato su un computer Apple II e dotato di uno scanner in grado di riconoscere le carte attraverso i codici a barre stampati sulle stesse. Si chiama Orac.

Dopo alcuni test fruttuosi contro avversari di vario livello (compreso lo stesso Caro che perde più volte), Orac è pronto per il lancio ufficiale. La dimostrazione viene fatta a Las Vegas nel 1984, durante le WSOP. L’I.A. sfida prima Tom McEvoy, campione in carica, che vince grazie a un colpo fortunato. Poi viene il turno di Doyle Brunson.

Il primo match dura una mano: Texas Dolly va all-in diretto e la macchina, pensando ad un bluff, chiama. Brunson invece ha un punto e fa fare una mezza figuraccia a Orac. La seconda sfida è però un’altra storia e si conclude con la vittoria del computer. 1-1: un risultato di cui andare fieri ma che non basta a Caro il quale organizza subito un altro evento mediatico.

Alcune settimane dopo, Orac si trova negli “studios” della ABC, per la trasmissione tv Believe It or Not. Il nuovo avversario è Robert Stupak, giocatore di buon livello e ricco proprietario del Vegas World Casino.

La partita si gioca ancora a TH No Limit ma questa volta c’è una differenza: i soldi. Stupak gioca con i suoi, Orac con quelli di John Gaughan, amico di Caro e anche lui proprietario di casinò. Quanti? 500.000 dollari, una cifra davvero alta per quegli anni!

Ad un certo punto della partita, con gli stack molto vicini, Orac centra il set e va all-in. Dal canto suo Stupak ha doppia coppia e decide di chiamare, trovandosi però in netto svantaggio. Sul più bello, però, Orac si spegne! C’è un cavo staccato (così dicono…) e la mano deve essere annullata. Alla fine vincerà Stupak dimostrando che nel poker l’uomo è superiore alla macchina.

Robert Stupak (1942-2009)

Su quest’ultimo punto non ci addentriamo, perché lo abbiamo già fatto in un precedente articolo.

Tutti sappiamo però quale sviluppo abbiano avuto i software per il Texas Hold’em negli ultimi 10 anni: oggi sono uno strumento di studio che quasi tutti i pro player utilizzano.

Così come sappiamo che la nascita delle piattaforme online ha rivoluzionato il settore del poker, sia a livello di gioco che di business.

Che ci crediate o no, già a metà degli anni ’90 Mike Caro aveva previsto anche questa svolta nella storia del poker. Circa 8 anni prima del cosiddetto “Moneymaker effect”.

Immagine di testa: Mike Caro (credits PokerNews)

Fonte di riferimento: Storia del Poker di Franck Daninos (Ed. Odoya)