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Il confronto fra generazioni è uno dei momenti più intensi – e a volte crudeli – dello sport. L’esperienza contro la freschezza, la pazienza contro la dinamicità, gli strumenti di ieri contro il progresso tecnologico. Lo sport è pieno di situazioni che raccontano il passaggio del testimone dai campioni ormai a fine carriera alle nuove leve.

Nel poker lo “scontro generazionale” è ancora più frequente. Un po’ perché il poker è un gioco ad “elevata longevità” e quindi consente di vedere allo stesso tavolo persone con 30, 40 e a volte anche 50 anni di differenza (Doyle Brunson vi dice qualcosa?). Un po’ perché il poker, dal punto di vista della tecnica e della strategia, è in continua evoluzione.

Negli ultimi 15 anni il gioco è cambiato moltissimo, soprattutto grazie all’online e ai software di analisi. In quell’arco di tempo si potrebbe parlare di almeno due modi diversi di intendere il poker, ma accomunati dallo stesso fenomeno: l’arrivo di una generazione di giovanissimi grinder con alle spalle milioni di mani giocate davanti al computer. Un patrimonio di informazioni acquisite che in passato avrebbe richiesto decenni di attività al tavolo live.

Tra queste mente “computazionali” c’è Dzmitry Urbanovic, uno dei protagonisti della sfida che stiamo per raccontarvi. Classe 1995, il polacco vanta già più di 6 milioni di dollari accumulati in tornei dal vivo con 133 piazzamenti a premio. Il suo risultato più prestigioso è la vittoria all’EPT di Dublino ottenuta nel 2016, anche se non è il più importante dal punto di vista economico. Urbanovich è infatti uno specialista degli High Roller, gli eventi con buy-in a 5 cifre che gli hanno regalato gli incassi finora più importanti della sua giovane carriera.

Dzmitry Urbanovich in una foto di qualche anno fa (credits PokerNews)

Ed è proprio un High Roller il contesto in cui si svolge il duello con il suo antagonista: quell’Erik Seidel, ex campione di backgammon, che calca la scena pokeristica mondiale dalla metà degli anni ’80 e che nel proprio curriculum di giocatore ha 8 titoli WSOP (9 se contiamo quello conquistato online), 360 in the money live, più di 40 milioni di dollari vinti live e l’appartenenza alla Poker Hall of Fame. E che di sicuro non appartiene alla categoria dei grinder di Internet.

25 anni Urbanovich, 60 Seidel. Due generazioni a confronto, due filosofie di gioco che si fronteggiano per un titolo che vale 2 milioni di euro.

Il teatro della sfida è infatti quello del Super High Roller dell’EPT di Montecarlo, annata 2015. All’evento ci sono ben 71 entry, nonostante il buy-in proibitivo: €98.000+2.000. Dopo tre giornate di gioco Dzmitry Urbanovic e Erik Seidel sono uno di fronte all’altro per il testa a testa finale. Il polacco inizia con un vantaggio in chip di 3:1, ma lo statunitense riesce lentamente a erodere lo stack del giovane avversario e infine a ribaltare la situazione. E poi arriva una mano decisiva, non tanto per l’entità del piatto – comunque importante – ma soprattutto dal punto di vista psicologico.

I bui sono 150k/300k 40k ante. Urbanovich, che ha uno stack di 5,1 milioni, chiama da SB con 4♠2♠. Seidel (12,2 milioni) ha J♦4♦ e si limita al check. Scende il flop: 6♠A♠A♦. Check per entrambi.

Il turn è un K♦ e, dopo il check di Seidel, il polacco non si lascia sfuggire l’occasione di prendere l’iniziativa: bet di 300.000 in semibluff con flush draw. Lo statunitense, il quale a sua volta ha flush draw di quadri, chiama senza difficoltà. Fino a qui nulla di particolare.

La situazione si accende al river: un 5♥, carta che difficilmente può aver spostato gli equilibri. Urbanovich lo capisce e, dopo il terzo e ultimo check di Seidel, decide di mettere nel piatto 525.000 gettoni. La mossa è assolutamente corretta dal momento che il giovane grinder non ha possibilità di vincere allo showdown. Questo Seidel non lo può sapere, ma forse lo intuisce perché inizia a pensare. Qualcosa non lo convince.

Passa circa un minuto durante il quale Erik Seidel ripensa all’azione. Osserva Urbanovich che si protegge dietro gli occhiali da sole. Sbuffa e alla fine chiama con J♦ carta alta! Un hero call che lascia basiti tutti, Urbanovich compreso. Il polacco alla fine accenna a un sorriso mentre si congratula con l’avversario battendo la mano sul tavolo.

Da quel momento in avanti la partita sarà in discesa per Erik Seidel che chiuderà il conto con 10♣10♥ vs K♦9♠: il board liscio regalerà titolo e 2.105.000 euro all’americano. Per Urbanovich ci saràinvece una “consolazione” da €1.446.600 e l’onore di aver sfidato uno dei più forti giocatori di poker di sempre. In attesa della rivincita.

Immagine di testa: Erik Seidel (credits PokerNews)