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C’è stato un tempo in cui il poker era un gioco per cowboy, ma per raccontarlo non occorre andare indietro di 150 anni. E’ sufficiente fermarsi all’ultimo trentennio del secolo scorso. E rimanere negli Stati Uniti, naturalmente.

Soprattutto a cavallo tra gli anni ’70 e ’80, le pokeroom americane erano frequentate da numerosi giocatori che amavano esibire il proprio retaggio western. Avete presente il cappello, la camicia stile country con le fibbie e magari la cravattina-corda? Quel look, ovviamente senza cinturone e pistola, almeno in sala. E’ probabile però che molti di loro l’avessero a disposizione nell’auto parcheggiata – al posto del cavallo – all’esterno del casinò. Non si sa mai.

In effetti le dispute al tavolo erano frequenti, ma fortunatamente si risolvevano a parole. Solo in qualche caso i giocatori arrivavano alle mani e poi magari andavano a bersi un whiskey insieme, proprio come è successo a Jesse Alto (1927-1998) e Byron ‘Cowboy’ Wolford (1930-2003).

Jesse Alto (a sx) seduto al tavolo contro Doyle Brunson (dx) nell’HU del ME WSOP 1976 (credits WSOP)

Entrambi sono giocatori che dagli anni ’70 fino all’ultimo decennio del XX secolo hanno vinto parecchio, eppure i loro nomi non sono particolarmente noti.

Tra i due Jesse Alto è forse quello più conosciuto, se non altro per i suoi 6 final table centrati al Main Event WSOP senza mai una vittoria. E’ un record condiviso con Crandell Addington anche se, a voler essere precisi, quest’ultimo vanta 7 FT raggiunti. Il primo è tuttavia quello del 1970 che si è svolto in modalità cash game libero, con votazione finale per eleggere il miglior giocatore: insomma, non lo si può definire un vero e proprio final table WSOP.

Di sicuro il giocatore del Nevada vanta il record di bad-beat subite nella corsa al titolo più importante.

Nel 1976 a scoppiare Jesse Alto è Doyle Brunson, con il suo famoso 10-2. Alto ha doppia al flop con A-J e va all-in, Brunson chiama con la coppia più bassa che turn e river la trasformano in fullhouse. Due anni dopo è in netto vantaggio su Louis Hunsucker (nome che dice tutto…) che gli chiude scala gutshot al river. Nel 1985 Alto va all-in con A-7 su questo flop: A-9-2. Scott Mayfield lo chiama con coppia di 3 chiude set al turn.

Nella sua carriera torneistica, Jesse Alto ha realizzato 22 ITM, dei quali 9 sono FT WSOP, e 460mila dollari.

Il texano Byron Wolford, invece, ha vinto di più: oltre un milione di dollari nell’arco di 53 ITM. Tra questi c’è un titolo conquistato nel 1991 con il torneo $5.000 Limit Hold’em, 4 secondi posti, 2 “bronzi” e altri 2 final table, tutto ovviamente alle World Series Of Poker.

Ma l’incontro tra Jesse Alto e il ‘Cowboy’ avviene al di fuori dei tornei. I due sono infatti prima di tutto specialisti di cash game – una cosa normale negli anni ’70-’80 – e un sera si trovano seduti allo stesso tavolo nel club Elks Lodge di Corpus Christi (Texas). Da notare che in quel periodo Jesse Alto lavora come venditore di auto durante il giorno, mentre di notte si trasforma in giocatore di poker nonché gestore proprio dell’Elks Lodge.

Quella sera, Alto è un po’ sbronzo. A un certo punto fraintende qualcosa che Wolford dice ad un altro giocatore: va su di giri e schiaffeggia il texano. Byron Wolford non ci pensa un istante, reagisce e mette al tappeto Jesse Alto! Poi si alza, va alle casse per cambiare le chips e lascia la pokeroom. Per quanto possa sembrare assurdo, è l’inizio di un’amicizia destinata a durare, sia nella vita che nella professione di rounders.

Ma quando si è al tavolo, non si può fare sconti a nessuno. Se lo ricorderanno qualche anno più tardi.

Byron ‘Cowboy’ Wolford

Wolford e Alto si trovano al final table del Main Event WSOP edizione 1984. Alle spalle si sono lasciati 129 giocatori e solo uno si frappone tra il loro possibile heads-up. Questi è Jack Keller, già secondo nel ME WSOP 1976 e quinto due anni dopo.

Nonostante Keller sia un giocatore esperto, le chips sono quasi tutte finite nello stack di Jesse Alto: il player del Nevada ha accumulato un milione di gettoni, mentre gli altri due si dividono più o meno equamente i restanti 320mila. Con un vantaggio simile, è inevitabile che Jesse Alto aggredisca gli altri due con continuità.

Ad un certo punto, ormai stanco di subire, Byron Wolford reagisce tirando fuori l’anima combattiva: questa volta però si tratta di una sola “mano”.

L’azione prende il via con l’ennesimo raise di Jesse Alto che ‘Cowboy” chiama. Dietro ha ancora 156k. Il flop è: A♣K♦9♣. Wolford, che agisce per premo, esce puntando 15k. Alto chiama. Il turn è un altro K: Wolford punta ancora, questa volta sono 40mila pezzi. Jesse Alto ci mette un po’ di tempo ma alla fine decide di fare call. L’ultima carta è un 2♠ sul quale il giocatore texano va all-in diretto con le ultime 101mila chips. Alto va in the tank.

Pensa per quasi cinque minuti durante i quali ‘Cowboy’ si alza dal tavolo e va in mezzo al pubblico per salutare la moglie e il figlio. Fa loro l’occhiolino, come a dire “tranquilli, questo piatto è mio.” E infatti Jesse Alto decide di foldare quella che senza dubbio è la mano migliore perché un esultante Byron Wolford mostra il mega-bluff con 5-3 offsuited!

Dopo quel colpo Alto va in tilt e, nel giro di due all-in mal consigliati, viene eliminato da Jack Keller. Sarà proprio quest’ultimo a vincere il titolo, lasciando a Byron ‘Cowboy’ Wolford un secondo posto da 264.000 dollari.

Immagine di testa credits WSOP