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Forse sarà perché il poker che oggi conosciamo ha come “antenato” quello che si giocava nei saloon del Vecchio West, ma per un lungo periodo – diciamo fino all’inizio degli anni Duemila – la maggior parte dei giocatori professionisti ha sentito il bisogno di aver un soprannome. Un po’ come Billy the Kid, Wild Bill Hickok e Buffalo Bill che dietro alle loro azioni – per lo più a colpi di revolver – lasciavano una firma speciale, così i grandi giocatori di poker degli anni ’60 e ’70 si affermavano a colpi di all-in nelle pokeroom degli States utilizzando accanto al proprio nome quello della città natale, o un soprannome legato ad un lavoro o all’aspetto fisico.

Parliamo dei primordi del poker organizzato (a circa 100 anni dall’apogeo del periodo western), quando sono nate le World Series of Poker e i primi grossi tornei di poker. Con il tempo, poi, la moda di pochi è poi diventata quella di tutti, quando l’arrivo del poker online ha sostituito i soprannomi con i nickname utilizzati nel gioco via internet. La trasformazione del poker a fenomeno globale giocato da milioni di persone su Internet, ha reso un po’ meno significativo il senso di identificazione tra giocatore e soprannome, se non nella misura in cui aiuta i blogger di oggi a rendere nota l’identità di un giocatore famoso quando si nasconde dietro a un computer.

Ripartiamo allora dagli albori, cioè dalla fine degli anni ’60 in avanti, per proseguire fino ai giorni nostri e diamo uno sguardo ai soprannomi più famosi del poker. Alcuni nomignoli sono perfettamente azzeccati, altri seguono le vecchie regole. E ce ne sono anche alcuni semplicemente bizzarri.

Se pensiamo a un modo classico per differenziare un giocatore di poker dall’altro, usare il paese natale o lo stato (nel caso dei player made in USA) o la città di nascita ha perfettamente senso. Si riesce quasi a fare il giro di tutto il Nord America con i soprannomi di alcuni giocatori di poker: da “Yukon” Brad Booth nel lontano nord del Canada, passando attraverso “Minneapolis” Jim Meehan e “Akron” John Francis, fino a “Oklahoma” Johnny Hale, “Miami” John Cernuto, Howard “Tahoe” Andrew e “Hollywood” Frank Henderson. Ovviamente è il Texas la casa di molti rounder della vecchia scuola e sia Thomas “Amarillo” Slim Preston che Doyle “Texas Dolly” Brunson hanno nomi che rappresentano l’eredità dello stato soprannominato Lone Star.

Anche il cinema, quando si è occupato di poker, si è ricordato di questa moda: ad esempio quando Steve McQueen interpretò il giovane e ambizioso campione di stud poker in Cincinnati Kid.

Ovviamente, per chi viene da fuori gli Stati Uniti e porta il proprio accento e modo di fare ai tavoli dello Zio Sam, c’è l’immediata associazione con il Paese d’origine. Chiedere a Marcel “The Flying Dutchman” LuskeGus “The Great Dane” Hansen e a Patrick Antonius, che a inizio carriera era conosciuto semplicemente come “The Finn“. A quel punto, Nick “The Greek” Dandalos non c’era già più, mentre Jimmi “The Greek” Snyder fu uno dei primi commentatori di poker.

Ma non dimentichiamo i ruoli dell’aspetto fisico e delle professioni! A ricordarceli ci sono Walter Clyde Pearson, detto Puggy, Bryan W. “Sailor” Robertse l’imponente Jack Straus, soprannominato Treetop. Scelta diversa, invece è quella adottata da Stu “The Kid” Ungar, che prese in prestito il soprannome da un assassino del passato dalla faccia angelica.

Facendo un salto in avanti nel tempo fino alla metà degli anni 2000, raggiungiamo il momento in cui il boom del poker ha fatto sì che milioni di persone conoscessero il gioco attraverso le tv di tutto il mondo. I giocatori all’apice della loro carriera in quel periodo furono senza dubbio più fortunati di qualsiasi altra generazione. Furono sommersi da contratti di sponsorizzazione, bonus presenze e buy-in per qualsiasi freeroll televisivo. In cambio, dovevano semplicemente intrattenere tramite le storie delle loro vite, cercando di creare una personalità che spiccasse in televisione.

I soprannomi diventarono una parte fondamentale in questo processo: tutti ne avevano uno, in quel periodo. Alcuni in realtà lo avevano già prima dell’arrivo delle telecamere (Chris Ferguson era già “Jesus” da parecchio; David Ulliott fu soprannominato “Devilfish” nel 1997), altri invece furono appiccicati ai giocatori giusto per le telecamere. Phil Laak, che indossava sempre una felpa con cappuccio e occhiali scuri per nascondere ogni parte del suo volto, divenne “The Unabomber“. Il giovane Amir Esfandiari conosceva qualche trucco con le carte prima di arrivare negli USA via Iran, ma poi si liberò di Amir per farsi chiamare Antonio, aggiungendo il nomignolo “The Magician“.

Entrambi sedevano spesso al tavolo con giocatori quali Phil “PokerBrat” Hellmuth, Mike “The Mouth” Matusow, Erick “E-Dog” Lindgren, Isabelle “No Mercy” Mercier e Howard “The Professor” Lederer, i cui soprannomi, ricordava lo stesso Lederer, furono inventati da Jesse May “dall’oggi al domani”, e finirono per attecchire.

All’epoca, il soprannome di Kid Poker si addiceva perfettamente al giovane canadese Daniel Negreanu, al punto tale da rimanergli incollato ancora oggi che è diventato un veterano. Anche se in pochi si riferiscono a Barry Greenstein come “The Bear”, fare riferimento a The Grinder significa implicitamente parlare di Michael Mizrachi.

E infine c’è il poker su Internet dove siamo tutti anonimi… a meno che non lo siamo!

Negli ultimi quindici anni, molti dei nuovi player hanno giocato le loro prime mani grazie al poker online. Questo significa che hanno dovuto pensare ad un soprannome prima ancora di aver imparato bene le regole – senza capire quanto significativa avrebbe potuto rivelarsi quella decisione iniziale.

Per almeno un paio di illustri esponenti del poker moderno, Shaun Deeb e Bryn Kenney, la decisione sullo username è stata piuttosto semplice: il primo si chiama “shaundeeb”, l’altro “BrynKenney”. Ma per altri, incluse persone che di nome fanno Bertrand, Tom, Viktor e Dan, il soprannome ha finito per definirli anche nel mondo reale.

Ecco perché il signor Grospellier è quasi sempre chiamato ElkY e mai Bertrand. Il signor Dwan è sempre durrr più che Tom. Il signor Blom, invece, più Isildur di Viktor. E persino il signor Cates ama definire se stesso come Jungle, diminutivo di “Jungleman“, quando è impegnato a postare in terza persona. Possiamo aggiungere anche Mike “Tîmex” McDonald alla lista, perché il suo soprannome è sicuramente usato più frequentemente del suo nome nel mondo del poker. Ma non pensiate che quel puntino sulla “i” sia insignificante: si tratta di un carattere speciale che McDonald usò per aprire il suo account.

E la lista potrebbe continuare ancora per molte pagine. Noi però ci fermiamo qui, sottolineando che, in molti casi, le controparti virtuali sono addirittura più famose delle persone reali a cui appartengono.

 

Foto di testa: David “Devilfish” Ulliot (1954-2015) (credits PokerNews)

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