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Quando si parla di poker face è difficile evitare di pensare alla hit internazionale di Lady Gaga. Questo almeno dal 2008 in avanti, anno di uscita del singolo che nel giro di poche settimane è diventato un successo planetario.

Nella canzone si parla di segreti, di menzogne e in sostanza di bugiardi ma la terminologia è presa a prestito dal poker. C’è infatti il Texas Hold’em (“I wanna hold ‘em like they do in Texas”), ci sono le azioni di gioco (“Fold ‘em, let ‘em hit me, raise it”), il bluff (“‘Cause I’m bluffin'”), le carte (“play the cards with spades to start”) e persino il bankroll e il payout (“Take your bank before I pay you out”). Insomma, gli autori del testo Nadir Khayat e Stefani Germanotta (Lady Gaga) hanno voluto dire che il poker ha molto a che fare con la vita di tutti i giorni e viceversa.

Di fatto, anche prima della canzone, il termine “poker face” aveva già assunto anche un significato figurato ed era entrato nel linguaggio quotidiano per indicare una specie di sguardo neutro, un’espressione fredda e imperturbabile. Si potrebbero elencare tanti esempi di poker face, ad esempio nella politica, negli affari, nella guerra o nello sport. Un esempio di poker face in quest’ultimo ambito è quello di Helen Wills che durante gli anni 20 e 30 fu capace capace di vincere 19 titoli del Grand Slam, inclusi otto Wimbledon. La Serena Williams di quel periodo aveva infatti uno stile freddo, privo di emozioni, quasi ignorasse i suoi avversari e il pubblico vittoria dopo vittoria, torneo dopo torneo.

Ma avere una poker face al tavolo da gioco quanto è importante? Molto, se teniamo presente che il poker è un gioco ad informazione parziale: si conoscono solo le proprie carte e quelle del board, ma non quelle dell’avversario. Proteggere in tutti modi la propria mano, significa proteggere l’ultimo tassello del puzzle che serve al nostro avversario per batterci. Per questo il poker è un gioco dove al tempo stesso bisognare possedere capacità di “lettura” del gioco avversario e di dissimulazione e protezione del proprio.

Dal punto di vista strettamente pokeristico, avere una poker face significa riuscire a nascondere le proprie emozioni dietro a un’espressione impassibile e imperscrutabile.

Storicamente parlando, il termine poker face compare per la prima volta in un libro del 1975, Round Games at Cards, del britannico Henry Jones, noto come “Cavendish”. Tra i suoi “Suggerimenti” l’autore ritiene che il “possedere una buona poker face sia un vantaggio”. Cavendish poi approfondisce il concetto, dicendo che “Nessuno che abbia pretese di essere un buon giocatore tradirà il valore della sua mano tramite gesti, mutamenti dell’espressione del volto o qualsiasi altro sintomo”. E’ l’arte di evitare i famigerati tell perché altrimenti “un giocatore esperto giudicherà dall’espressione” il valore della mano.

In tempi molto più recenti sono stati Dan Harrington e Bill Robertie a dare un esempio estremo di poker face nel volume II di Harrington on Cash Games (2008). Nel contesto di una discussione incentrata sui tell e su come evitare di mostrarli al tavolo, gli autori consigliano di usare “The Patrik Antonius Way” – ovvero l’approccio adottato dal pro finlandese. “La difesa di Antonius contro i tell è molto semplice. Dopo aver piazzato una puntata importante, se ne rimane semplicemente seduto, rigido come un tronco, a fissare in silenzio un punto fisso nello spazio”. La sua poker face, spiegano Harrington e Robertie, “dà l’impressione di una trance catatonica”. Dopo che il suo avversario finalmente ha agito, Patrik “rientra nel suo corpo e si unisce nuovamente ai vivi”.

Un altro esempio di perfetta poker face con le carte arriva anche dal più famoso film sul poker, Rounders. Ad un certo punto, il protagonista Mike McDermott (Matt Demon) racconta al suo ex-mentore Joey Knish (John Turturro) di quella volta in cui ha bluffato Johhny Chan. Quando il campione del mondo in carica gli chiede se aveva il punto, Mike imperturbabile gli risponde: “Mi dispiace John, non me lo ricordo”.

E alla fine il dubbio resta.

Foto di testa: Patrik Antonius

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