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Nei tornei di poker esistono alcune regole non scritte ma molto utili. La prima dice che non è con i bluff che si vincono gli eventi, anche se si tratta di giocate sicuramente spettacolari e a volte molto redditizie. La seconda, invece, ci ricorda che anche un hero fold sbagliato può contribuire ad una vittoria. In fondo, se non vengono messe chips nel piatto anche quando sarebbe corretto farlo, non si corre il rischio di venire eliminati.

Contraddizione? In effetti potrebbe sembrare, perché se da un lato il fold diventa così importante, dall’altro chi bluffa potrebbe trarne un vantaggio, incassando numerosi piatti senza mostrare le proprie carte. Naturalmente nessuna delle due regole va estremizzata, ma entrambe evidenziano che il poker da torneo è un gioco “manageriale”, dove l’importante è gestire il proprio stack per traghettarlo più avanti possibile.

Ed è quello che ci racconta una mano capitata a Phil Laak nel 2010, in occasione delle 3e World Series Of Poker Europe (WSOPE) disputate al Casino at the Empire di Londra.

Phil Laak non è forse tra i professionisti che hanno vinto di più, nonostante ad oggi le sue vincite nei tornei ammontino a 3,8 milioni di dollari, ma di certo è tra i più famosi soprattutto per le tante apparizioni negli show televisivi sul gioco, quali Poker Royale, High Stakes Poker, Poker After Dark e I Bet You (quest’ultima condotta insieme all’amico Antonio Esfandiari), nella serie tv E! Hollywood Hold’em e anche in un film, Knight Rider. Tutta questa presenza mediatica ha fatto di Laak un vero e proprio personaggio, con tanto di look caratteristico (felpa e cappuccio sempre alzato, occhiali sportivi da sole) e una parlata strana: da qui il soprannome di “Unabomber“, per la somiglianza con un personaggio comico americano. E la tv è stata probabilmente anche “galeotta” nella vita privata di Phil Laak, che da molti anni è legato sentimentalmente all’attrice e giocatrice di poker Jennifer Tilly.

Ma torniamo al poker giocato e alla mano in questione.

L’evento è il 6-handed No Limit Hold’em da £2.650 di buy-in. Siamo al Day2 e ci sono ancora 31 giocatori in gara, con lo “scoppio della bolla” fissato alla 25a eliminazione (cioè ci sono 24 posizioni a premio). Una fase delicata, perché permette non solo di accedere alla zona in the money, ma anche alla terza e ultima giornata, quella che decreterà il vincitore del braccialetto in palio (oltre a £170.802).

Phil Laak si trova ingaggiato in una mano con Vincent Dalet, giocatore amatoriale francese ma che qualche mano prima lo aveva già messo in difficoltà. Il racconto del pro americano a PokerNews inizia dal flop: J♠9♦7♥. Dalet punta e Laak chiama. La stessa azione si ripete al turn, un 7♠ e, anche se Unabomber non ricorda l’entità precisa delle chips investite, il piatto  a questo è di sicuro piuttosto corposo.

L’ultima carta del board è un interessante A♠ che potrebbe aver chiuso colore per uno dei due, o magari una doppia coppia all’asso. Fatto sta che Dalet decide di puntare forte, piazzando una overbet tre volte superiore al piatto e che di fatto mette ai resti il suo avversario. Laak va in the tank per alcuni minuti, prima di dichiarare il fold con 6♣7♣, cioè trips centrato al turn. In risposta, il giocatore francese mostra un clamoroso bluff con K♣Q♠!

Nonostante l’umiliazione subita, Laak si lecca le ferite e continua a giocare. Va in the money, accede quindi al Day3, al termine del quale si infila al polso il tanto agognato braccialetto (ad aiutarlo nell’operazione è proprio l’amico Antonio Esfandiari, come si può vedere nella foto di testa). La morale è quella che già abbiamo indicato all’inizio: anche un hero fold sbagliato può essere decisivo per vincere un torneo.

A confermarlo, anche se in maniera metaforica, è lo stesso Laak: “Lì per lì è stato doloroso (si riferisce al bluff, ndr), ma dopo aver vinto il torneo ho rivisto tutto in una nuova prospettiva. Sono entrato in un nuovo stato mentale”. Uno stato mentale che nel suo caso ha anche il sapore di una amichevole rivincita nei confronti proprio di Antonio Esfandiari. Nel 2004 The Magician aveva già vinto il suo braccialetto WSOP, e altrettanto aveva fatto nel 2005 anche Jennifer Tilly, che si era aggiudicata il WSOP Ladies Championship. Per Laak era diventato imprescindibile riuscire a pareggiare i conti.

“Il primo braccialetto è stata una difesa. Antonio continuava a punzecchiarmi dicendo: ‘hey Phil, come ci si sente ad aver una fidanzata che è più forte di te a poker?’, oppure ‘come mai lei ha vinto un braccialetto e tu ancora niente?’. Insomma questo genere di cose… Ci ho messo cinque anni, ma finalmente l’ho zittito, anche se adesso che ho il braccialetto difensivo non mi dispiacerebbe vincerne un altro, per passare all’offensiva!”

Raggiungere Esfandiari nella speciale competizione dei braccialetti sarà comunque dura per Phil Laak, visto che The Magician ne ha vinti tre finora, ma siamo altrettanto certi che questo non rovinerà la loro lunga amicizia al tavolo e nella vita.

 

Foto di testa: Antonio Esfandiari (a sx) mentre allaccia il braccialetto WSOPE al polso di Phil Laak (dx) (credits PokerNews)

 

 

 

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