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Tristo è quel discepolo che non avanza il suo maestro.

Leonardo da Vinci aveva ragione ad esortare gli studenti a fare meglio dei propri insegnanti, perché questa è la base su cui si fonda il progresso. Ma è altrettanto vero che per iniziare con il piede giusto servono i buoni maestri. Sono loro che aiutano a mettere a fuoco gli obiettivi quando questi sono confusi.

Prendiamo il poker, ad esempio. Un gioco che si può fare per puro divertimento oppure con ambizioni competitive. Ma capire bene la differenza dei percorsi è fondamentale se si vuole evitare qualche grossa delusione/illusione.

I coach di poker come Felix Schneiders servono anche per non correre il rischio. Il professionista tedesco, oltre ad essere un giocatore di alto livello, è un grande comunicatore del poker. Lo fa soprattutto attraverso Twitch e YouTube, dove con i suoi video “educational” risponde agli interrogativi di chi è soltanto curioso, dei pokeristi alle prime armi e anche di giocatori avanzati.

Ci siamo infilati in questa lista per chiedergli qualche consiglio.

Felix Schneiders (credits RIHL)

Ciao Felix e grazie per essere di nuovo su PokerStarsnews.it. Immaginiamo che qualcuno venga da te per chiederti: quali sono le cose che devo sapere per avvicinarmi correttamente al gioco e renderlo profittevole, magari fino a farne una professione?

Si tratta di una questione piuttosto delicata. Molte persone riderebbero di fronte all’idea che giocare a poker possa essere un lavoro. Io dico che prima di tutto bisogna rinunciare alle illusioni. Il professionismo nel poker è una cosa molto molto difficile, soprattutto adesso che il gioco e il field sono molto cambiati rispetto a una decina di anni fa. Oggi è necessario lavorare tantissimo e avere una grande forza mentale (il cosiddetto mindset) per sopportare i tanti momenti difficili che inevitabilmente arriveranno.

E poi serve pazienza. Molta, perché il percorso per diventare un buon giocatore è lungo e quasi sempre costellato di sconfitte da digerire e trasformare in lezioni per il futuro. A fronte di tutto questo, il mio consiglio è di avvicinarsi al poker come divertimento e per passione. Poi se son rose fioriranno, come dice il proverbio.

Può quindi iniziare come qualcosa a cui dedicarsi part-time?

Sì, è esattamente questo l’approccio. All’inizio il poker non deve essere una full immersion, piuttosto un piccolo “side event” nella vita di una persona. E’ importante non tralasciare altri interessi e attività. Si può coltivare la passione e imparare il gioco dedicandogli una o due ore al giorno al massimo.

Quale formula di gioco consigli a chi vuole iniziare?

Anche in questo caso dico che bisogna seguire il divertimento e quindi scegliere il gioco che piace di più. La condizione fondamentale è farlo sempre in estrema sicurezza economica, se non si gioca free money. Naturalmente ogni formula ha le proprie specificità. Ad esempio, nei tornei veloci c’è più varianza e questo potrebbe tradursi in un’esperienza frustrante nel breve periodo. Al tempo stesso, è utile sperimentare il gioco short stack perché anche in un torneo normale ci si trova molto spesso con poche chips a disposizione. I cosiddetti “turbo” sono quindi un buon allenamento, anche se l’esperienza più completa la si vive nei big event.

Il divertimento deve essere la guida anche nella scelta del tipo di poker che si vuole approcciare. Il Texas Hold’em è quello di gran lunga più giocato nel mondo, ma provare le cosiddette varianti non è per nulla sbagliato se c’è l’interesse. Anche in questo vale la regola: che cosa mi diverte? E’ la risposta che definisce poi il percorso e il tempo che si vuole dedicare al gioco.

Hai fatto riferimento al bankroll: puoi approfondire questo elemento?

Lo ritengo il fattore principale per avere una corretta esperienza di gioco ed eventualmente per raggiungere traguardi importanti a livello competitivo. Per quanto riguarda i tornei, il mio consiglio è di avere un bankroll iniziale pari a 300/400 volte l’ammontare del buy-in. Con il passare del tempo questo rapporto può essere modificato, ma giocare ampiamente in bankroll è la chiave per divertirsi e per apprendere il gioco.

Cambiamo lo scenario. Un giocatore che ha già maturato un po’ di esperienza su Internet e vuole provare il poker live, a cosa deve stare attento?

I tornei dal vivo richiedono alcune abilità e un mindset diversi rispetto all’online. Quando si gioca live bisogna osservare. E allora va messo via lo smartphone – anche se non è facile! – ed eliminato ogni altro tipo di distrazione per essere più presenti e seguire le dinamiche del tavolo. In una partita dal vivo ci sono tante informazioni a disposizione che invece mancano nell’online. Vanno catturate, analizzate e inserite nel proprio arsenale tecnico perché possono ridurre la varianza del gioco.

C’è anche un’altra grossa differenza, quella legata alle emozioni. Nel live si devono affrontare stati d’animo diversi: l’impazienza legata alla maggiore lentezza dell’azione e la pressione psicologica esercitata non solo dagli avversari ma anche dalle persone che si muovono attorno al tavolo. Possono diventare trappole che inducono all’errore.

Beccato! Felix Schneiders si concede una distrazione “telefonica” durante il Main Event Estrellas di Barcellona season 2023 (credits RIHL)

Ritieni che ci sia una grossa differenza tra il field live e quello online?

Sì, senza dubbio. Senza entrare nel dettaglio dei vari eventi, nel gioco live c’è una grossa percentuale di giocatori “ricreativi”, cioè persone che vogliono trascorrere un po’ di tempo con un hobby. Spesso sono giocatori che possono permettersi l’esperienza di un torneo importante, senza però essere realmente competitivi. Il field è quindi mediamente più soft rispetto all’online che invece rimane una grande palestra per apprendere il gioco.

Concludiamo con un salto nel passato. Nel 2019 hai messo a segno un ottimo 40° posto nel PSPC. Cosa ti è rimasto di quella esperienza?

Mi viene la pelle d’oca quando ci penso, ancora oggi è il mio miglior risultato nei tornei live. Ma soprattutto è il ricordo di un bellissimo percorso fatto insieme ai vincitori dei Platinum Pass e agli altri membri del Team Germany. Un’esperienza unica, forse la più intensa che ho finora vissuto nel mondo del poker.

Quel torneo ha cambiato la tua carriera?

Più che la carriera, direi che ha cambiato il mio mindset nei confronti dell’intero movimento del poker. Ho capito l’importanza della community. Ho ricevuto così tanti messaggi in quei giorni che mi sono servite settimane per rispondere a tutti. E’ stata una bella lezione sia di umiltà che di comprensione di quanto gli altri siano importanti.

Immagine di testa: Felix Schneiders (credits RIHL)