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La cosiddetta “era moderna del poker” inizia con la vittoria di Chris Moneymaker nel Main Event WSOP 2003.

Si tratta di una convenzione ormai consolidata all’interno del settore e che di fatto sottolinea come l’arrivo di Internet abbia cambiato anche il poker. Moneymaker, infatti, vince il torneo dopo essersi qualificato grazie a un satellite online e su un field che stabilisce il nuovo record di presenze. Nel 2003 gli iscritti sono 839, più del doppio di quelli di fine millennio (393 nel 1999). L’anno successivo raggiungeranno quota 2.576.

Insomma, dopo Moneymaker il poker diventa un fenomeno di massa e ripetersi in un evento del calibro del Main Event WSOP diventa una chimera. Le triplette di Moss (1970, 1971, 1974) e Ungar (1980, 1981, 1997), così come le doppiette di Brunson (1976, 1977) e Johnny Chan (1987, 1988) appartengono a un passato che non può più tornare.

Eppure, se ci atteniamo a questa divisione temporale, esistono cinque giocatori che sono andati vicini a realizzare l’impresa. Cinque giocatori che hanno raggiunto due volte il final table nel Main Event delle World Series Of Poker di Las Vegas.

Joe Cada (credits PokerNews)

Muovendoci a ritroso nel tempo, l’ultimo a riuscirci è stato l’argentino Damian Salas che è arrivato 7° nel 2017 e ha vinto il torneo tre anni dopo. E’ bene tuttavia specificare che l’edizione 2020 del ME WSOP si è svolta principalmente online a causa della pandemia. Di fatto, Salas ha giocato dal vivo solo il final table internazionale (svoltosi in Europa) e poi l’heads-up conclusivo negli States.

Senza nulla togliere all’impresa dell’argentino, quella di Joe Cada è senza dubbio più prestigiosa. ll pro made in USA si è imposto nel 2009 su 6.494 avversari e nel 2018 ha avuto la chance per il clamoroso bis. Non gli è andata bene perché ha chiuso al quinto posto, ma ha comunque realizzato il doppio final table più ricco nell’era moderna del poker (10,7 milioni di dollari).

Nell’edizione 2009 Cada ha battuto Darvin Moon in HU, mentre al terzo posto si è classificato il francese Antoine Saout. Quest’ultimo ha sfiorato di nuovo il titolo nel 2017, con un 5° posto da 2 milioni di dollari. Tra il 2013 e il 2014, il final table del Main Event WSOP ha invece offerto il back-to-back di Mark Newhouse, nono in entrambe le annate.

Mark Newhouse (credits PokerNews)

Ma il primo in assoluto ad avere la chance della clamorosa doppietta è stato Dan Harrington. Questo iconico campione, autore di libri che hanno spiegato il gioco a milioni di appassionati, in realtà ha “rischiato” di raggiungere Moss e Ungar a quota tre titoli, visto che nel 1995 aveva già conquistato il braccialetto più prezioso delle WSOP.

Nel 2003 Harrington si è seduto nuovamente al final table del Main Event, raggiungendo la fase 3-handed. A questo punto è incappato in una mano dove chiamarsi fuori era molto difficile.

Dopo la proposta di Sam Fahra di giocare un all-in unico a tre senza guardare le carte (altri tempi!) e giustamente bocciata dal chipleader Chris Moneymaker, Dan Harrington rilancia da utg con lo stack più short dei tre. In mano ha K♦6♠. Moneymaker chiama da BB con 10♠9♣. Il flop porta 2♦6♦10♦. Check di Moneymaker, c-bet pari quasi al pot di Harrington e raise del futuro campione del mondo che mette ai resti il suo avversario. Con gli out per la doppia coppia, il tris e il colore a quadri, Harrington non può fare altro che chiamare. Il turn A♥ e il river A♠ sono però favorevoli a Moneymaker che poi vincerà l’heads-up contro Fahra. Harrington è terzo per $650k di premio.

Un anno dopo, Dan Harrington ha la sua seconda pallottola da sparare ma anche questa mancherà il bersaglio. Il giocatore di Cambridge (Massachusets, USA) è di nuovo vicino alla meta, insieme a tre connazionali tutti più giovani di lui: Greg Raymer, David Williams e Josh Arieh.

Ad un certo momento della fase a 4 (bui 25k/50k), Dan Harrigton è terzo in chips (2.720.000) e decide di fare call da SB con 8♠6♣ in mano. Sul Big Blind c’è Williams (5,7 milioni) che si limita al check quando le sue hole cards sono 3♣2♣. Scende il flop: 9♦5♦2♠. Harrington decide di puntare in bluff 200mila chips che il suo avversario chiama. Al turn arriva un 3♥ sul quale Harrington prima decide di fare check e, dopo la bet di Williams a 500k, rilancia all-in con il double belly, cioè il doppio progetto di scala a incastro. David Williams, che ha doppia coppia, non può fare altro che chiamare. A Harrington serve un 8 o un 7 per rimanere in gara. Il river è invece un 3♠ che chiude addirittura fullhouse per Williams, mentre Dan Harrington manca il suo secondo assalto consecutivo al ME WSOP.

Alla fine il titolo andrà a Greg Raymer, vincitore in HU proprio su Williams, per una moneta che raggiunge i 5 milioni di dollari. Ma tutto il payout è da record. Anche quello di Harrington: 1,5 milioni, 200k in più rispetto a quanto ha incassato Fahra un anno prima con il suo secondo posto.

Non sappiamo se per “action Dan” sia stata una consolazione sufficiente. Ma a 78 anni, dopo 6,6 milioni di dollari vinti, 60 itm messi a segno tra i quali ci sono due braccialetti e altri 4 final table WSOP, l’essere stato inserito nella Hall of Fame del poker (2010), Dan Harrington è uno di quei campioni che hanno scritto la storia di questo gioco e che hanno costruito un ponte fra generazioni diverse di giocatori.

Immagine di testa: Dan Harrington (credits PokerNews)