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In un precedente articolo abbiamo descritto la parentela che unisce poker e backgammon. Un rapporto, quello tra i due giochi, che si fonda soprattutto sulla condivisione e lo scambio di giocatori nel tempo anche se, a partire dagli anni ’90, lo spostamento è stato tutto a favore poker.

La ragione è che chi gioca a backgammon può trovare nel poker elementi simili, e viceversa. Ad esempio l’elemento matematico e quello strategico, così come l’aleatorietà. E c’è il rischio/decisione che nel poker si realizza puntando le chips, nel backgammon “offrendo” il dado del raddoppio (o videau).

Inoltre, non possiamo trascurare la componente dell’azzardo, pur compensata dall’abilità. Poker e backgammon nascono come giochi nei quali la posta in palio dà senso alla partita. Va però detto che, mentre una partita di backgammon può essere interessante e coinvolgente anche senza un premio finale, nel caso del poker l’effetto non è altrettanto soddisfacente.

Ma quali sono gli elementi chiave per giocare a backgammon, oltre alla conoscenza delle regole?

Immagine credits PokerStarsblog.com

IL SENSO DEL GIOCO

C’è una definizione che racchiude il senso fondamentale di questo gioco: il backgammon è una corsa ad ostacoli. Ogni giocatore, infatti, ha due obiettivi che deve cercare di ottenere attraverso i dadi. Da un lato portare le proprie 15 pedine a destinazione, cioè nella home board o tavola interna (nelle foto qui sotto, le pedine bianche devono arrivare nella tavola interna del Bianco); e da lì farle uscire dal tavolo (bear off).

Allo stesso tempo deve impedire all’avversario di fare altrettanto (o almeno rallentarlo) creando degli ostacoli, cioè occupando con almeno due pedine le “punte” strategiche del tavoliere. Riassumendo: nel backgammon bisogna correre E bloccare.

Osservando la foto, si capisce che lo scontro tra i due schieramenti è inevitabile, visto che un giocatore muove in senso orario (il Rosso), l’altro in senso antiorario (il Bianco).

Nella disposizione di partenza, le pedine inizialmente più lontane dalla “casa base” sono le due che si trovano sul lato destro del tavoliere. Non a caso sono chiamate runners (corridori), proprio perché devono compiere una lunga corsa attraverso le tavole esterne. Sono anche le più isolate dal resto del team. Si trovano a 11 punte di distanza dal primo “distaccamento” amico (dalla punta 24 alla 13 o da 1 a 12). In tutti gli altri casi la distanza tra pedine amiche è molto inferiore.

Per questo motivo con i tiri di partenza spesso si sceglie di muovere i runners. Attenzione però, perché l’avversario cercherà di bloccarli costruendo ostacoli o colpendoli: una volta separati, i corridori possono essere mangiati e spediti sul BAR.

LA MATEMATICA

Nel backgammon la matematica è forse ancora più importante che nel poker. Però è più semplice, visto che l’informazione è completa: tutto è disponibile sul tavoliere, l’essenziale è conoscere le combinazione dei dadi.

In tutto sono 36: 2 dadi a 6 facce, quindi 6 “al quadrato”. Di queste, 30 sono costituite da due numeri diversi (1-2, 4-6 etc), 6 sono i cosiddetti doppi (1-1, 2-2, 3-3, 4-4, 5-5, 6-6).

All’interno di questa suddivisione, è necessario sapere che con due dadi un numero singolo è più facile da ottenere rispetto a uno composto. Qualche esempio. Ci sono 11 probabilità di fare “1”, cioè di ottenere “1” su una delle sei facce dei due dadi. In questo caso le combinazioni sono: 2-1 e 1-2, 3-1 e 1-3, 4-1 e 1-4, 5-1 e 1-5, 6-1 e 1-6. L’11a combinazione è 1-1, il doppio, che ovviamente si conta una sola volta ma che è “magico” perché consente di giocare 4 volte il numero (questa regola vale per tutti i doppi).

I numeri che si possono ottenere solo con l’utilizzo di due dadi hanno meno probabilità di successo. 7 e 8 sono quelli con più combinazioni, 6 a testa. Nel caso di “7” abbiamo: 6-1 e 1-6, 4-3 e 3-4, 5-2 e 2-5. Per l'”8″ ci sono: 6-2 e 2-6, 5-3 e 3-5, 4-4 e 2-2.

Conoscendo queste probabilità, ci si può muovere liberamente nella matematica del backgammon. Senza dimenticare, però, che spesso gli ostacoli creati dall’avversario sul tavoliere potrebbero negarci qualche numero e combinazione favorevole.

Un tavoliere (o tavola) da backgammon. Immagine Wikipedia

LE STRATEGIE

Strategie diverse conducono a tipi di partite differenti. L’importante è avere chiaro prima di ogni mossa quale stiamo affrontando.

La corsa – E’ una partita in cui non c’è più contatto tra le pedine dei due avversari, perché tutte hanno superato lo schieramento opposto. Si cerca di arrivare al traguardo per primi e, in questa situazione, i dadi e il cubo del raddoppio (o videau) fanno la differenza. La strategia è semplice: cercare di distribuire le pedine nella tavola interna nel modo più uniforme possibile, senza però rinunciare a fare il bear off quando è possibile.

La pura corsa è diventata abbastanza rara nel backgammon moderno. Più frequenti sono le partite in cui un giocatore corre e l’altro difende l’ingresso nella tavola interna. In questo caso distinguiamo tre approcci diversi.

Contenimento – Un runner è già in salvo, ma l’altro è ancora indietro. L’avversario cerca di bloccare l’ultimo fuggitivo costruendo ostacoli lungo la sua strada. Il blocco più forte è chiamato prime: 6 punte in fila occupate con almeno due pedine. La pedina non può superarlo perché ogni numero sui dadi va giocato singolarmente: se tiro 6-1, devo poter muovere liberamente prima uno o l’altro numero, la somma non è d’aiuto.

Blitz – Un attacco repentino alla pedina scoperta (ancora meglio se le pedine da attaccare sono più di una). Si mangia la pedina e si cerca di impedire che rientri dal BAR occupando quante più punte possibili nella tavola interna dell’avversario.

Mangiare le pedine scoperte è un’arma molto efficace e, quando funziona, può portare a vittorie rapide e/o molto remunerative (grazie al videau).

Backgame – Partita complessa, spettacolare e pericolosa per entrambi gli schieramenti. La situazione è questa. Uno dei due giocatori sta per raggiungere la meta, ma almeno due punte della sua tavola interna sono bloccate dall’avversario. Una sorta di ultima difesa che spesso si rivela molto efficace. Per il “corridore” portare le pedine nella tavola interna e poi effettuare il bear off senza “scoprirsi” (cioè lasciare pedine da sole) sarà molto difficile. A quel punto il difensore potrà colpirle e rimandarle al punto di partenza. Quando però fallisce, il giocatore che gioca in backgame paga un dazio pesante.

Infine, ci sono altri due tipi di partita ed entrambi richiedono parecchia esperienza.

Partita di posizione – Tutti e due i giocatori hanno preso una buona posizione difensiva. A questo punto, lo scopo diventa duplice: costruire blocchi in faccia al bunker avversario e trovare il momento giusto per abbandonare il proprio. Una battaglia di nervi.

Prime vs prime – In assoluto il game più complicato. Entrambi gli avversari hanno costruito uno sbarramento importante (il prime o il semiprime) che però, prima o poi, dovranno smontare. Vince chi riesce a mantenerlo più a lungo, con la giusta scorta di movimenti di riserva. Il timing è la chiave di tutto.

Concludendo: come avrete capito, il backgammon è un gioco facile da imparare, ma difficile da padroneggiare. Una volta, un giocatore veterano ha detto: “E’ come la vita di un bambino: all’inizio è tutto facile, le difficoltà vengono dopo“.

Immagine di testa credits PokerStarsblog.com