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C’è un nome nuovo che sta rapidamente scalando le gerarchie di interesse nel Motomondiale. Parliamo di Pedro Acosta, il giovanissimo spagnolo già campione del mondo in Moto3 e in Moto2, subito protagonista anche nella classe regina del MotoGP e pronto a seguire le orme dei grandi campioni del passato. A cominciare dal connazionale Marc Marquez, a cui sta pian piano strappando tutti i record di precocità (e non solo a lui).

Chi è Pedro Acosta, il nuovo campioncino della MotoGP

Quando nel 2004 Valentino Rossi andava a conquistare il suo terzo titolo mondiale consecutivo in MotoGP, Pedro Acosta aveva appena visto la luce in questa vita.

Da lì a pochi anni (ne aveva appena cinque quando è salito sulla sua prima due ruote), lo spagnolo avrebbe seguito le orme dei suoi idoli (su tutti, Marc Marquez) facendosi le ossa nei campionati giovanili mostrando le sue innate capacità, sotto la guida del coach Francisco “Paco” Marmol che ne esalterà le doti nei suoi primi anni di carriera (e che rimane tutt’ora uno dei suoi principali mentori).

Soprannominato il “Tiburon” (lo squalo), che rappresenta non solo il legame con le sue origini familiari (i suoi erano pescatori a Mazzarron, paese natio), ma anche la sua “fame” in pista che lo ha reso un vero e proprio cannibale di vittorie.
Ed è così in effetti, che ha cominciato la sua carriera in due ruote, vincendo precocemente qualunque campionato ci fosse da vincere.

L’arrivo in Moto3: ed è subito record

Dopo aver bruciato le tappe nei campionati giovanili, Pedro Acosta riesce a trovare una sella per il suo primo campionato in Moto3 nel 2021. Sarà una stagione incredibile, iniziata come meglio non si poteva.

A 16 anni (e 342 giorni) è il pilota più giovane della storia a infilare subito un tris di gare vincenti (dopo il secondo posto all’esordio assoluto in Moto3), con buona pace di Marco Melandri che deteneva quel record (con 17 anni e 29 giorni).

Alla fine saranno cinque i successi nel motomondiale, che gli consentiranno di vincere il titolo proprio nella stagione del debutto, come era accaduto solo a Loris Capirossi nel 1990.

Il passaggio in Moto2: continua l’ascesa

Un campionato che non poteva che aprirgli le porte per la classe superiore, in sella a una Kalex. La prima stagione necessità di un naturale adattamento, ma nonostante tutto nelle giornate di grazia è già uno dei piloti più veloci in pista, tanto da portarsi a casa la sua prima vittoria in Germania, prima di un infortunio che lo terrà fuori alcune gare.

Chiuderà la stagione al quinto posto, con tre vittorie totali e soprattutto un bagaglio di esperienza in più che gli consentono di presentarsi da favorito nella stagione successiva, dove la gara di avvio a Portimao è subito vincente (il circuito portoghese è, del resto, uno dei suoi favoriti).

La seconda stagione in Moto2 è una cavalcata vincente che lo porterà a conquistare il titolo mondiale, il secondo in appena tre anni di gare ufficiali. Una cinquantina di gare in tutto, con una percentuale di podio prossima al 50% e 16 vittorie. Numeri che lo portano così a diventare il pilota più veloce e più giovane ad arrivare alla MotoGP.

MotoGP: rookie da record

Quando Pedro Costa riesce a trovare un posto nel team “GasGas” della KTM, tutti conoscono il suo talento precoce, ma non sono in molti a pensare che possa fin da subito mettersi in mostra in una competizione difficile e totalmente diversa come quella del Motomondiale.

A vent’anni ancora da compiere, Acosta deve probabilmente farsi ancora le ossa, mettere su qualche chilo e prendere confidenza. Ma il pilota spagnolo non ha solo un talento smisurato, ma anche un’applicazione ferrea non comune a quell’età (e nemmeno ad altre, per alcuni).

Oltre al manico, Acosta possiede anche una qualità difficile da allenare, se non si possiede già il DNA della dedizione e della pazienza. La sua forza mentale, dimostrata già in Moto2 nei momenti più complicati (e che gli è valsa il soprannome di “SpongeBob”, visto che assorbe come una spugna ogni esperienza e ne fa tesoro), è pari solo alla sua voglia di emergere e di correre veloce.

Ed è così che alla sua prima in Qatar, non solo chiude al nono posto la gara (lasciandosi alle spalle i ben più esperti Vinales, Quartataro e via dicendo), ma piazza anche il giro più veloce di tutti, diventando il più giovane di tutta la MotoGP a farlo.

E non si ferma qua. Perchè la gara dopo è nel suo circuito preferito, a Portimao, e Acosta dimostra quanto si trovi a proprio agio in gara, centrando il suo primo podio in MotoGP (il più giovane a farlo, anche in questo caso) lasciandosi alle spalle diverse Ducati e soprattutto i suoi compagni di KTM (Binder e Miller).

E ora? Caccia al record di Marquez

Una crescita esponenziale che sembra non avere fine, tanto da pensare già ai prossimi record da battere, quasi tutti con l’effige di Marc Marquez (suo vecchio idolo).

Dopo aver strappato quello per il podio più giovane in MotoGP (Acosta 19 anni e 304 giorni, mentre Marquez ci era andato a 20 anni e 49 giorni), ora l’attenzione si sposta verso il prossimo step: vincere la sua prima gara.

Al momento, neanche a dirlo, il record come vincitore più giovane in MotoGP è del solito Marquez (che vinse nel 2013 all’età di 20 anni più 63 giorni). Conti alla mano, per Acosta ci sono quindi diverse chance per poter salire sul primo gradino del podio in maniera ancora più rapida.

Per la precisione, avrà tempo fino al GP di Germania di inizio Luglio (quindi ancora otto gare), per scrivere ancora una volta il suo nome nel taccuino dei record del Motomondiale. E considerando la curva di crescita, ora sono in molti a ritenere che la cosa non sia affatto improbabile, Ducati permettendo.

Futuro da predestinato

Comunque vada, record o meno, la carriera di Pedro Acosta sembra ormai segnata. Al di là dei ritmi di crescita che stanno bruciando tutte le tappe, il suo talento alla guida è innegabile ed è sotto gli occhi di tutti ormai.

Ma il talento da solo non basta, ne abbiamo fior di esempi. La convinzione di stare assistendo alla nascita di uno dei nuovi campionissimi del futuro, è come detto dovuta anche alla capacità del pilota spagnolo, di saper imparare dai propri errori (in Qatar era stato beffato dall’eccessivo consumo di gomme, ma già dalla gara dopo era riuscito a gestirle al meglio, solo per fare un esempio).

Restiamo dunque in attesa, fiduciosa. Marc Marquez, del resto, è diventato il più giovane campione del mondo in MotoGp nel 2013 all’età di 20 anni e 266 giorni, alla sua stagione di esordio. Un record praticamente impossibile da battere per Acosta, alla guida di una KTM e in un campionato totalmente diverso da allora (come ha sottolineato lui stesso).

Ma come detto, a prescindere dai record battuti, avrà tutto il tempo che vuole per diventare il pilota più forte della classe regina. La strada, è tracciata.