Vai al contenuto

Nella sua carriera di Formula 1, Olivier Panis è stato spesso impegnato nelle retrovie, raccogliendo appena 76 punti in tutti i suoi dieci campionati a cui ha partecipato.

Una vita a guidare vetture di seconda (o terza) linea (la Ligier, la Prost, la BAR e la Toyota in ordine di tempo), riuscendo a conquistare però cinque podi.

Tra questi, una soddisfazione e un’impresa che però sono rimaste della storia della competizione: la vittoria, unica per lui, a Montecarlo nel 1996.

Una gara segnata da incredibili uscite, improbabili errori e un clima bizzarro, che ha visto però il francese come interprete perfetto per un regalo del destino.

Il campionato del mondo del 1996

La stagione di Formula 1 fu condizionata soprattutto dagli importanti movimenti di mercato, che videro sbarcare in rosso Ferrari il pluricampione del mondo Michael Schumacher, che scelse il Cavallino dopo due titoli vinti in casa Benetton.

Proprio i due ex ferraristi, Jean Alesi e Gerhard Berger, fecero invece il percorso opposto, mentre le favorite Williams confermarono alla prima guida Damon Hill (due volte secondo nei mondiali precedenti), affiancato dal giovane figlio d’arte Jacques Villeneuve.

L’inizio della stagione è totalmente a favore a della Williams-Renault, che portò a casa tutti e cinque i primi Gran Premi disputati: quattro vittorie per Hill e una per Jacques. Per Schumacher partenza complicata con tre podi e due ritiri, mentre il nostro Olivier Panis, in sella alla sua Ligier, si fermò al massimo a un sesto posto con un punticino raccolto.

Le qualifiche a Montecarlo

Il week end di Montecarlo di quel metà maggio 1996, fu segnato da un clima piuttosto incerto, ma se non altro su pista asciutta almeno nelle prove.

La Ferrari aveva portato per l’occasione alcuni sviluppi al propulsore, che diedero subito i risultati sperati visto che proprio Michael Schumacher risultò essere il più veloce in pista dopo una lotta serrata con Damon Hill, relegato al secondo posto nella prima prima con circa mezzo secondo di margine.

Seconda fila tutta targata Benetton, mentre per trovare Olivier Panis dobbiamo scendere fino alla 14° posizione, con oltre due secondi di distacco dal ferrarista.

Ironia della sorte, nel warm up della domenica mattina, fu però proprio il francese della Ligier a segnare il miglior tempo (davanti a Hakkinen e lo stesso Schumacher).

Dato assolutamente non indicativo, ma certo un segnale interessante, visto poi come si è conclusa la gara.

Il Gran Premio di Montecarlo

Che il destino avesse gli occhi puntati su Montecarlo in quella domenica, lo si vide anche da quella tempesta d’acqua che scese improvvisamente proprio poco prima della partenza, tanto da costringere la direzione di gara a concedere a tutte le scuderie un paio di giri extra per registrare nuovamente le vetture sulla pista con gomme da bagnato.

La pioggia cessò proprio prima di dare il via alla gara, e in un circuito cittadino dove già è complicatissimo restare in carreggiata senza finire sulle barriere, quelle condizioni di asfalto divennero un vero e proprio incubo per tutti i piloti.

Nemmeno il tempo di chiudere il primo giro, che già cinque macchine erano fuori dai giochi.

Le due Minardi di Fisichella e Lamy entrarono in collisione alla prima curva, mentre poco dopo toccò a Verstappen (Jos) e Barrichello finire in testa coda e poi contro le barriere. Sorte simile anche per Michael Schumacher, che nel tentativo di restare in scia a Hill, perse il controllo della vettura dopo un contatto con il cordolo.

Il pilota della Williams poteva così fare gara a parte in vetta, senza nessuno a contrastarlo. E mentre anche Berger abbandonava la gara per un problema al cambio, il solo Alesì era alle sue spalle, con Irvine a distanza siderale con la sua Ferrari inguidabile che fece da “tappo” a tutti gli inseguitori.

Dal trentesimo giro poi, la pista fu definitivamente asciutta, ma le sorprese non erano ancora finite lo stesso.

Proprio Olivier Panis, fu protagonista di un sorpasso ai danni del ferrarista Eddie Irvine, in una lotta per il terzo posto: una manovra al limite che costrinse il pilota della rossa contro le barriere, aiutato a rientrare solo dopo l’intervento dei commissari.

Non andò meglio al dominatore della prima parte della gara, Damon Hill, che nonostante un vantaggio abissale sul secondo, fu altrettanto costretto a chiudere la gara al 40° giro per un problema al motore. Fuori anche il suo compagno di scuderia Jacques Villeneuve per una collisione con Badoer.

In questo gioco al massacro, Jean Alesì si ritrovò così improvvisamente in vetta, con almeno trenta secondi di vantaggio su un miracolo Panis che era riuscito a tenersi alla larga da ogni tipo di problematica fino a quel momento.

Al sessantesimo giro però, anche la Benetton di Alesì cedette per un problema alla sospensione, lasciando così via libera alla Ligier di proseguire al comando. Alle sue spalle, dopo l’ultima collisione che vide coinvolta la Ferrari di Irivine centrata da Salo e Hakkinen dopo un testa coda, erano rimaste appena tre vetture.

E con Frentzen fermato per un problema al cambio e tornato in pista con due giri di distacco, soltanto tre vetture chiusero quel Gran Premio a pieni giri: la Ligier di Olivier Panis che terminò in vetta sotto la bandiera a scacchi, seguita a circa cinque secondi dalla McLaren di Coulthard e a 37″ dalla Sauber di Herbert.

Un caso più unico che raro

Una vittoria che è entrata nella storia della Formula 1 e della personale carriera del pilota e della scuderia.

Per la Formula 1, perché mai nella sua storia (prima e dopo quell’evento) un Gran Premio era terminato con appena quattro vetture (di cui solo tre a pieni giri).

Per il pilota, perchè quel successo rimase l’unico e il solo nella sua decennale carriera nel Mondiale. E anche per la Ligier, che firmò quella volta il suo nono e ultimo successo in Formula 1.

Il resto della stagione, lo sappiamo, vide poi Damon Hill conquistare il suo primo titolo mondiale, Micheal Schumacher centrare le sue prime tre vittorie in Ferrari e la Williams dominare la classifica per team con 12 vittorie su 16 gare (tranne appunto le tre del ferrarista e questa incredibile di Panis).