Se anche voi vi state appassionando a quello che finalmente è uno dei più interessanti Mondiali di Formula 1 da un sacco di stagioni, sarete curiosi di sapere che questo rinnovato agonismo, in cui almeno quattro scuderie stanno dando battaglia gara dopo gara, ha portato anche un risvolto… diciamo particolare.
A sottolinearlo è stato niente meno che il Presidente della FIA, Mohammed Ben Sulayem, il quale invece di focalizzarsi sulla bellezza di questo equilibrio (e magari su come far rispettare i regolamenti) ha pensato bene di criticare aspramente il linguaggio dei piloti durante i vari “Team Radio” rei, secondo lui, di essere troppo scurrili.
Troppe parolacce nei team radio dei piloti
Sei a trecento all’ora in una monoposto a qualche centimetro dall’asfalto, dietro spingono per superarti mentre davanti il tuo diretto rivale per il titolo magari sta scappando via. La macchina non funziona come dovrebbe e proprio mentre sei al limite della concentrazione un acceso diverbio con il tuo ingegnere in radio sfocia in qualche intercalare estremo, di quelli che in inglese iniziano con la “F” ma che da noi sono più equiparabili al più classico dei “Vaffa”.
Cose che capitano, si potrebbe dire, tanto più in quelle situazioni e in un contesto non propriamente infantile.
E invece no, non va per niente bene. A dirlo è il numero uno della FIA, Ben Sulayem, che ha ufficialmente aperto la battaglia contro le parolacce scandite dai piloti durante diversi team radio con il muretto.
La frecciatina è rivolta in particolare alle parole sopra le righe di Verstappen nel Gran Premio di Ungheria (discussione parecchio accesa con i suoi), ma vale in generale per tutti quegli atteggiamenti linguistici che, sempre secondo Sulayem, non possono appartenere a piloti che devono offrire sempre un esempio positivo anche nei termini usati. In gara, mentre rischiano la vita, così come alle conferenze stampa.
Una frase poco sibillina che Sulayem ha metaforicamente associato ai Rapper (“i piloti non sono rapper che possono ripetere quella parola un sacco di volte al minuto”), ma che di fatto bacchetta tutti costringendo non solo alle scuse, assai poco sentite, di Verstappen, ma aprendo anche un vaso di Pandora riguardo la diffusione di questi messaggi che dal punto di vista dello spettacolo rendono ancora più avvincente la cronaca sportiva.
La risposta di Verstappen e Leclerc
Costretto dall’essere più o meno palesemente evocato dalla dichiarazione di Sulayem, Max Verstappen ha risposto in maniera ambigua a questo “problema”.
Da una parte le scuse ufficiali per il suo tono e parole a volte sopra le righe, dall’altra però la sottolineatura sul fatto che “non siamo bambini di cinque anni” e questo tipo di uscite sembrano più ramanzine da asilo. Di certo, la figura del Verstappen come pilota glaciale sempre attento e calma in ogni situazione, ha subito un certo scossone in questa fase del mondiale.
Diciamo che è facile restare calmi e pacati quando hai una macchina che viaggia cinque secondi più veloce di tutte le altre, più complicato farlo quando sei in bagarre e vengono fuori dei problemi.
Ma anche Charles Leclerc è sulla stessa linea di Max, anche se al monegasco è davvero difficile tirare fuori una parola fuori posto. Ciò nonostante, le sue dichiarazioni in risposta sono piuttosto chiare e sul tipo che la FIA dovrebbe occuparsi principalmente di ben altre priorità (ogni riferimento all’ala della McLaren magari è puramente casuale).
La reazione di Hamilton: discorso con una vena razzista
Decisamente più pesante invece, la reazione di Lewis Hamilton, che conferma come ci debba essere più attenzione da parte di tutti nell’uso di un linguaggio corretto, ma a cui proprio non è andata a genio la metafora sui “rapper”.
Lo stereotipo usato infatti, va secondo lui nella direzione di etichettare un linguaggio “razziale” (i Rapper sono per la maggior parte di colore) evidenziando come ci debba essere una differenza rispetto a questo gruppo (“Noi non dobbiamo essere come loro” sembra dire).
Critica severa quindi sulla scelta delle parole, ma di fatto accondiscendente nel contesto.
Regole più severe
Ma è davvero un problema così grande? Voglio dire, certamente tutti i piloti sanno che dovrebbero fare attenzione al linguaggio, ma non mi sembra di aver sentito particolari volgarità durante i team radio, se non qualche intercalare che onestamente sentiamo costantemente in qualunque trasmissione televisiva (anzi, di solito è molto peggio).
E se lo perdoniamo a qualche personaggio televisivo, forse si può essere più permissivi anche con chi sfreccia a trecento chilometri orari.
Poi ci sta che la FIA abbia deciso di fare un giro di vite sui comportamenti dei piloti per “cattiva condotta”, che però in teoria ha quello del linguaggio scurrile come parte molto marginale (meno certo di comportamenti errati in pista che possono portare a conseguenze ben più gravi).
Il senso è che si possono certamente inserire norme per garantire anche il rispetto di un determinato linguaggio, ma di fondo le critiche alla FIA e ai commissari non sono arrivate in maniera così massiccia dal pubblico per colpa dell’esasperazione del linguaggio dei piloti (come ha suggerito la stessa FIA), quanto probabilmente perché ben altre regole sono state applicate in maniera non sempre chiara e non sempre corretta.
Per ora comunque via libera ai team radio, anche se tutti dovranno stare più attenti alle parole usate, per non incorrere in multe più o meno salate. Speriamo venga applicata la stessa fermezza anche con le regole in pista.