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I Gran Premi di Formula 1, come si chiamavano un tempo tutte le corse automobilistiche più seguite al mondo, hanno sempre affascinato il pubblico per lo spettacolo che offrono e per le sorprese che riservano e, nessuno si nasconda, anche per la possibilità che qualcosa di anormale possa succedere durante la gara, come un incidente, il cambiamento climatico che costringe a variare le strategie di gara, un inconveniente ai box e tanto tanto altro.

Va da sé che ognuno di questi “corpi estranei” che esulano da quella che è una mera corsa automobilistica, debbano fare da corollario ad una manifestazione sportiva che non venga toccata da tragedie o infortuni ai piloti, al pubblico e alle perone che fanno parte dello staff che deve assicurare il perfetto svolgimento della gara, ma trattandosi di motori e di macchine che girano gli autodromi a velocità elevatissime, il rischio è sempre dietro l’angolo.

Il circuito di Montreal

Uno dei circuiti di Formula 1 più amati da pubblico e piloti, è senza dubbio quello del Canada, uno di quelli che ha resistito alle intemperie dell’età e ai rischi della modernizzazione, rimanendo in testa alle preferenze delle scuderie che partecipano al circus.

Il primo GP canadese fu disputato addirittura nel 1967, ancora lontano dai tempi e dai fasti di Montreal, visto che nei primi anni si corse al circuito di Mosport, per poi essere trasferito al mitico Sainte-Jovite, i più anziani di voi lo ricorderanno sicuramente, per poi essere interrotto nel 1975 per una questione meramente economica, all’indomani di un accordo non raggiunto per il rimborso delle spese con i costruttori.

A Montreal si cominciò a correre tre anni più tardi, nel 1978, ed esattamente sull’isolotto artificiale di Notre-Dame costruito nel 1967. In quella occasione firmò la vittoria l’idolo di casa Gilles Villeneuve, indimenticabile folletto del volante alla guida della Ferrari.

Nel 1982 il Gran Premio di Montreal fu funestato dalla morte di Riccardo Paletti che tamponò in partenza Didier Pironi. È stata la prima volta sul gradino più alto del podio per Jean Alesi nel 1995, peraltro anche unica nel giorno del suo 31° compleanno, di Thuerry Boutsen nel 1989, di Lewis Hamilton nel 2007, di Robert Kubica nel 2008 e di Daniel Ricciardo nel 2014.

La gara di Montreal del 2011

Vi abbiamo parlato in apertura dello spettacolo che viene originato dalle corse di Formula 1 e tra le più indimenticabili della storia non solo del circuito canadese, ma di questo sport, vi è certamente quella del 2011.

Furono battuti in quella occasione tutta una serie di record, se vogliamo, negativi, poiché la pioggia battente e violenta che si abbatté sulla città canadese, fece sforare e non di poco, il tempo congruo che serviva mediamente per il completamento di una gara di Formula 1, qualcosa come 4 ore e 4 minuti abbondanti.

Quell’anno fu fatta registrare anche le media in gara più lenta della storia, appena 74,86 kilometri orari e non si è mai vista nella storia una quantità di Safety Car (allora non esisteva ancora la Virtual Safety Car ), ben sei volte.

Oggi come oggi sono cambiate tantissime cose, primo tra tutte, oltre all’introduzione della Virtual, il tempo massimo di svolgimento della gara stesso, introdotto anche e soprattutto a seguito di ciò che successe a Montreal quell’anno, per questo i record di cui vi abbiamo appena dato conto, con ogni probabilità non verranno mai più nemmeno avvicinati.

Il fascino dell’imprevedibilità

Ciò che aumenta il fascino delle gare di Formula 1, è ovviamente tutto quello che fa capo e che ruota attorno all’imprevedibilità, visto che pochi altri sport vengono influenzati da fattori esterni come quello dell’automobilismo, per cui se piove tanto che Dio la manda, a meno di situazioni ingestibili, la gara continua seppur col cambio dell’assetto delle macchine e, soprattutto, delle gomme per le solite spettacolari soste ai box di tutte le monoposto.

Il vincitore dell’epoca, Jenson Button, detiene anche un record personale: è il vincitore di un Gran Premio che ha effettuato più pit stop durante una gara di Formula 1, ben 5 e in quella occasione subì anche una penalità per aver guidato fin troppo velocemente dietro alla Safety Car.

Il calendario della stagione 2011, posizionò il circuito di Montreal come settima gara stagionale e fino a quel momento il dominio di Sebastian Vettel sulla Red Bull, fu praticamente quasi incontrastato, visto che ben 5 delle 6 gare precedenti, furono cannibalizzate dal pilota tedesco. E anche a Montreal le cose si erano messe bene per il futuro vincitore del mondiale di quella stagione.

Vettel sempre in testa

Vettel fu infatti in testa a quella gara fin dal primo giro e lasciò, nonostante pioggia, mille interruzioni, problemi di visibilità, SC e incidenti vari, poche briciole ai suoi avversari, poiché tenne il comando delle operazioni fino all’ultimo giro, anch’esso cominciato in testa.

Vettel partì in pole position in quell’occasione, capeggiando una griglia di partenza che vedeva al secondo posto Alonso e al terzo Massa, entrambi piloti della Rossa di Maranello, menre il quarto posto veniva occupato dal compagno di squadra di Vettel, Webber.

Per trovare il vincitore del Gran Premio dobbiamo scendere addirittura al settimo posto in griglia, quello occupato da Jenson Button su McLaren motorizzata Mercedes, affiancata da Michael Schumacher, ottavo sulla Mercedes GP Petronas.

L’errore di Vettel fu pacchiano, uno dei più incredibili che si ricordino su una pista di Formula 1, anche se del tutto giustificabile alla fine di una gara così strana e piena di insidie.

Lo stesso Vettel ha sempre dichiarato di aver buttato alle ortiche quella vittoria non tanto per l’errore tecnico dell’ultimo giro, quanto per non essere stato in grado di mettere tra se e il resto del gruppo, un margine che gli avrebbe permesso di assorbire qualsiasi pecca e sorpresa finale, cosa che poi avvenne.

La gioia di Button

E il pasticcio divenne realtà quando, nell’affrontare una delle ultime curve del tracciato, Vettel perse il suo posteriore uscendo così fuori pista superato quasi sul traguardo dal suo avversario.

Sono in molti a dare la colpa ad una traiettoria errata da parte di Vettel, ma il pilota della monoposto a fine gara diede in parte la responsabilità al carico aerodinamico a suo modo di vedere non equilibrato rispetto alle esigenze di quelle condizioni in pista.

Eppure anche dalle immagini si nota come la traiettoria utilizzata da Vettel, non fu la stessa dei giri precedenti, in uno dei tratti del tracciato in cui, in quel momento si correva senza pioggia, la pista era coperta a metà da una patina di umido e per l’altra metà completamente asciutta. Vettel mise due ruote fuori dalla traiettoria ideale e la macchina gli partì completamente verso destra, errore del quale approfittò Button che provava disperatamente a mettere pressione a pochi metri da lui.

Button chiuse primo ma Vettel riuscì a rimettere la sua monoposto in pista e arrivò secondo, ovviamente molto deluso per il responso della gara che gli fruttò comunque punti importanti per la vittoria iridata che poi fu sua a fine stagione.