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I Trading Card Games online – ovvero la versione digitale dei giochi di carte collezionabili – non godono di un momento particolarmente favorevole nell’ambito competitivo. Se Magic: The Gathering Arena non riesce ancora a decollare, Hearthstone prosegue la sua discesa sia a livello di giocatori che di tornei e montepremi.

Facciamo parlare i numeri. In questo momento, il titolo competitivo lanciato da Blizzard nel 2014 occupa ancora l’11° posto nella classifica degli eSports di maggior successo, con 29,4 milioni di dollari distribuiti a 3mila giocatori in 10 anni e più di mille tornei ufficiali. (fonte esportsearnings.com)

Sono dati che confermano come Hearthstone meriti un posto nella storia degli eSports, con l’aggiunta di essere stato il primo vero TCG digitale pensato per la scena competitiva. Eppure, la sua progressione verso il basso è innegabile.

Nel 2020 è uscito dalla top 10 degli eSports di maggior successo per numero di giocatori, eventi e dimensioni dei prizepool. Un anno dopo è precipitato al 17° posto e nel 2022 ha chiuso 19°. Rimane l’eSport di carte collezionabili più gettonato, ma questo solo perché MTG: Arena (25° posto nel 2022) non è adeguatamente supportato da Wizards of the Coast/Hasbro.

L’anno scorso Blizzard ha messo in palio 1,5 milioni di dollari nei tornei più importanti (2,5 milioni è invece il totale distribuito in tutti e 35 gli eventi della stagione); quest’anno il totale garantito dal publisher scenderà ancora.

La notizia – riportata una settimana fa dal sito esportsinsider.com – arriva direttamente dall’HQ di Blizzard Entertainment e conferma un piano globale di riduzione degli investimenti su Hearthstone: solo $500.000 per il prizepool globale dei 7 eventi ufficiali in programma.

Giusto per fare un confronto con la passata stagione, già di per sé deficitaria, è sufficiente segnalare che ci sono stati 8 tornei ufficiali (Mondiale, Masters e Last call) con montepremi a 6 cifre. Il World Championship da solo ha distribuito 500mila dollari.

Come se non bastasse, nella stagione 2023 non ci sarà la copertura mediatica regionale degli eventi, nonostante il ritorno di Hearthstone su Twitch dopo la breve parentesi di YouTube. E mancheranno anche i giocatori cinesi perché non c’è stato il rinnovo dell’accordo tra Blizzard e il colosso locale NetEase. Dopo 14 anni di collaborazione, il publisher americano non è quindi più autorizzato ad operare in Cina.

Non si può ancora dire che il publisher abbia deciso di staccare la spina ad un eSport così glorioso, come invece ha fatto per Heroes of the Storm nel 2018, ma questi segnali non promettono bene.

Lo confermano le parole dell’azienda che nella press release ha dichiarato di dover “…bilanciare le realtà di un panorama produttivo in continua evoluzione“. Un po’ come a dire che Hearthstone è sempre meno un eSport sostenibile. “Stiamo dimensionando il programma in base al suo pubblico, ma cerchiamo di farlo garantendo ai giocatori di competere. Anche se il programma del 2023 è più ridotto, sarà comunque un altro entusiasmante anno di Hearthstone competitivo“.

Saranno i giocatori a valutarlo, alla fine del 2023. Non è escluso che nel frattempo molti passino ad altri lidi, magari quello di MTG: Arena. Quest’anno potrebbe essere l’ultimo anche per grandi campioni di Hearthstone come Thijs “Thijs” Molendijk (n.1 del ranking per vincite), Raphael “BunnyHoppor” Peltzer (vincitore del Mondiale 2022) e Sato “glory” Kenta.

Immagine di testa credits Blizzard Ent. (via esportsinsider.com)