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Parlare di G2 significa evocare il nome di una della più famose e vincenti società esportive del mondo.

Chi segue le grandi competizioni internazionali di League of Legends prima o poi è sicuramente incappato nell’immagine del “samurai”, cioè nel logo di G2 Esports.

Quella di G2 è una storia di grandi successi sia a livello competitivo che di immagine. Ma è anche la storia di Carlos Rodríguez Santiago, senza il quale G2 probabilmente non sarebbe mai esistita. D’altra parte, è con G2 che “ocelote” è riuscito a offrire al mondo dei videogame una nuova idea di organizzazione esportiva.

I due estremi di questo racconto sono interconnessi, dipendono uno dall’altro a cominciare dal 24 febbraio 2014. Quel giorno l’ormai ex pro player “ocelote” decide di fondare la propria società di eSports.

Lo spagnolo ha alle spalle una discreta carriera di giocatore di League of Legends, iniziata più o meno quattro anni prima. I migliori risultati sono quelli ottenuti con il team tedesco SK Gaming: un secondo posto alla finali europee del 2012 e gli ottavi ai Worlds sempre nello stesso anno. Complessivamente, in 4 anni ha realizzato poco più di 40 piazzamenti a premio e circa 26mila dollari. Non proprio la cifra che serve per avviare una società.

E infatti i soldi arrivano da altre tasche, quelle di Jens Hilgers che ocelote ha conosciuto durante il periodo con SK Gaming. Hilgers è tedesco e ha fatto la propria fortuna come CEO e fondatore di ESL (Electronic Sports League), una delle società più importanti a livello mondiale nell’ambito dell’organizzazione di eventi eSports. La combinazione tra i soldi (e l’esperienza manageriale) di Hilgers e la vision di Rodriguez Santiago danno vita a Gamers2, organizzazione esportiva spagnola che un anno e mezzo più tardi sposterà la propria sede in Germania con il nome di G2 Esports.

Ocelote gioca nel team di LoL fino alla fine del 2014, dopodiché posa il joypad (salvo per qualche breve ritorno in azione) e diventa CEO della società. Ed è in questo ruolo che Carlos Rodríguez Santiago riuscirà ad imprimere in G2 la sua idea di eSport.

Carlos “ocelote” Rodríguez Santiago (sx) e Jens Hilgers (dx) (credits Forbes)

La vision del CEO spagnolo può essere sintetizzata in tre punti che lui stesso ha indicato in una video-intervista per RedBull e che sono le fondamenta di G2: “Ambizione, divertimento ed empatia. Queste devono far parte di ogni team, dell’intera organizzazione.

L’ambizione è la mentalità vincente che “ocelote” vuole infondere nei suoi team. Si gioca per vincere, per dare il massimo a livello competitivo. E’ questo lo scopo per cui si diventa giocatori professionisti e creatori di una organizzazioni esportiva. Ma per il CEO l’ambizione è soprattutto il carburante mentale e morale.

In G2 ognuno deve dare il 100%. Tutte le volte che io stesso mi sento appagato o anche solo orgoglioso, una parte del mio cervello mi dice: sei un idiota! Sei un piccolo, insignificante pezzo di m…a! E’ fondamentale pensare che c’è sempre margine per migliorarsi.

Estremo? Probabile. Ma anche sincero nella sua dedizione al mondo degli eSports dove per Carlos Rodríguez Santiago non c’è posto per la mediocrità.

Carlos “ocelote” Rodríguez Santiago (credits G2 Esports/Riot Games)

I risultati non dipendono però solo dall’impegno e dalle determinazione. Servono anche intrattenimento, rapporti interpersonali chiari e il supporto dei tifosi.

L’headquarter di G2 è un luogo dove si gioca, si scherza e ci si confida. Anche con il CEO. “Il mio compito con i giocatori è quello di non essere mai 100% solo CEO. Per loro io sono tre cose, in percentuali uguali: boss, tutor e amico.” Un amico che di sicuro non le manda a dire, ma dal quale ci si può aspettare tanta sincerità. Il tutto senza alcuna discriminazione, né di provenienza né di sesso.

Su quest’ultimo punto ci sarà altro da dire, ma per ora ci limitiamo a ricordare che nell’ottobre del 2021 G2 Esports ha creato il primo team 100% femminile di Valorant, capitanato dall’ex pro player di CS:GO Julia “Juliano” Kiran.

Infine, c’è il capitolo community: fondamentale per i giocatori ma anche per il sostenimento stesso dell’organizzazione. Lo dice a chiare parole il socio di Carlos Rodríguez Santiago, Jens Hilgers: “Qualsiasi team esportivo è prima di tutto uno strumento per intrattenere. I player sono gli attori di uno show che deve catturare l’attenzione degli appassionati.”

Operiamo nel business dell’intrattenimento” aggiunge in maniera molto esplicita ocelote.

L’obiettivo è creare contenuti, video, storie, perfino musiche (e magari un film…) da diffondere attraverso i social per fidelizzare gli appassionati. Tutto questo si traduce in numeri crescenti di followers. Da qui le vendite di prodotti brandizzati e soprattutto le grosse sponsorizzazioni che a volte arrivano a sette cifre. Tra i marchi che accompagnano i G2 ci sono Adidas, Logitech, BMW, RedBull, Spotify, Philips, vari sistemi di pagamento (Paysafe, Mastercard), Pringles, Ralph Lauren e tante altre aziende famose.

Due top player del team G2 Esports di LoL: Rasmus “caPs” Borregaard Winther (sx) e Marcin “Jankos” Jankowski (dx) (credits G2Esports/RedBull)

E’ un business che funziona? Sì, perché altrimenti l’organizzazione esportiva creata da Hilgers e Rodriguez Santiago non si sarebbe potuta permettere team vincenti ad altissimo livello.

Secondo il dato fornito da esportsearnings.com, G2 Esports occupa attualmente la 17ma posizione tra le società esportive che hanno vinto più soldi nei tornei, con un totale di 10,7 milioni di dollari. I team che hanno “incassato” di più sono quelli di CS:GO (3,5 milioni) e di League of Legends (2,6 mil.). Seguono Rainbow Six Siege (1,57 mil), Rocket League (1,45) e Heartshstone (697mila dollari ca.).

In conclusione si può tranquillamente dire che quella di G2 Esports è una storia di successi ottenuti sia sul campo che all’interno del proprio ecosistema organizzativo.

Ma non sempre le storie più vincenti hanno un finale positivo.

Carlos “ocelote” Rodríguez Santiago (credits RedBull/G2 Esports)

Il fatto è recente. Verso la fine di settembre di quest’anno, Carlos Rodríguez Santiago si è dimesso dal ruolo di CEO di G2 Esports.

La ragione è legata al suo rapporto con il noto – ma molto controverso – influencer Andrew Tate, già bannato da Facebook, YouTube, Instagram e TikTok per le proprie idee e dichiarazioni fortemente misogine.

Un frequentazione, quella con l’ex kickboxer professionista, che è stata resa pubblica in un video che ritraeva “ocelote” e i fratelli Tate riuniti per festeggiare la qualificazione dei G2 ai Worlds di LoL. Il video è “andato di traverso” al publisher Riot Games (ma anche altri produttori di videogame si erano già espressi molto negativamente su Tate) che ha inserito il CEO di G2 in una blacklist.

Da qui le successive scuse dell’organizzazione e le dimissioni di Carlos Rodriguez Santiago.

Anche se poi la notizia della blacklist è stata ritrattata (info qui), ad oggi la situazione non è molto diversa. Ocelote è ancora in “congedo forzato” da G2 e rumors hanno perfino indicato una possibile cessione delle sue quote a favore di Hilgers. Sarebbe la fine di una love story durata 8 anni.

Non è nostra intenzione commentare l’accaduto. Preferiamo concludere evidenziando come questo episodio racconti una volta di più la vision e il modo di essere di Carlos Rodriguez Santiago. Il riferimento è sempre all’intervista per RedBull.

Non ho un altro scopo nella vita che raggiungere il massimo in quello che faccio. Sono come gli alberi che crescono più forti resistendo alle raffiche di vento. E io di vento ne ho affrontato parecchio. Ogni volta che qualcuno in qualsiasi tipo di business cerca di spingersi oltre il limite, ci sarà sempre un 50% di nemici e un 50% di sostenitori. A me sta bene, sia che ci odiate, sia che ci amiate alla follia.

Immagine di testa credits Getty Images