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Il diverso impatto delle pandemia nelle varie parti del mondo, e soprattutto le differenti regole di difesa adottate dai Paesi, stanno incidendo anche sugli eSports.

In un momento in cui i grandi eventi internazionali avrebbero la possibilità di tornare dal vivo, qualche Stato dice sì e qualcuno no.

Cominciamo dalla Cina. Il più grande mercato esportivo del mondo non si è lasciato sfuggire l’occasione di organizzare per la seconda volta consecutiva i Worlds di League of Legends. D’accordo con il publisher del titolo, Riot Games, il governo di Pechino ha dato il via libera alle cinque città che ospiteranno la manifestazione.

Il Campionato del Mondo di LoL torna dunque ad essere un evento itinerante, come nelle edizioni precedenti a quella del 2020, disputata interamente a Shangai. Le città selezionate per il nuovo appuntamento sono: Shanghai, Qingdao, Wuhan, Chengdu e Shenzhen. Vale la pena evidenziare la presenza di Wuhan, città dalla quale ha avuto inizio la pandemia di COVID-19. La scelta, molto probabilmente, non è stata un caso.

La fase finale invece si giocherà il 6 novembre a Shenzhen, all’Universiade Sports Centre che dispone di 60.000 posti per il pubblico. Non c’è dubbio che serviranno tutti, visto il gradimento elevatissimo che ormai da anni fa dei Worlds l’evento esportivo più importante al mondo, insieme a The International di DOTA 2 e alla World Cup di Fortnite. Nell’edizione 2020, giocata interamente online ad eccezione della finalissima, i Worlds hanno registrato un record di 160 miliardi di ore trasmesse e più di un miliardo di ore guardate. La finale è stata seguita da una media di 23,04 milioni di spettatori al minuto e un picco di 45,95 milioni di spettatori simultanei. (fonte esportsmag.it)

Abbiamo fatto riferimento a The International, l’evento clou della stagione di DOTA 2. Ebbene, l’edizione numero 10, già rimandata lo scorso anno per le restrizioni dovute al COVID-19, sembra non aver ancora trovato una destinazione.

Quest’anno, le premesse per dare il via ad una delle finali più attese (in palio c’è un montepremi complessivo superiore ai 40 milioni di dollari) sembrano esserci, grazie all’allentarsi della pressione pandemica. E invece la Svezia, Paese che avrebbe dovuto ospitare l’evento ad agosto, qualche giorno fa ha detto no.

Il motivo espresso dal governo svedese è puramente legale. Il Paese nordico, fautore di una iniziale politica anti-COVID non restrittiva, si trova oggi con un numero di casi ancora abbastanza elevato. Per questa ragione, molti eventi dal vivo sono stati annullati o limitati. Non quelli sportivi, ma il problema è che The International è un evento e-sportivo.

La questione è quindi rimbalzata nelle mani della Federazione Sportiva Svedese la quale, al termine di una votazione interna, ha rifiutato di accettare gli eSports al proprio interno.

Valve, il publisher di DOTA 2, le ha provate tutte con Stockholm Live e Visit Stockholm, le due agenzie governative che si occupano di eventi nella capitale svedese. La risposta è stata la stessa: niente status sportivo, niente via libera per The International. Idem con il Ministro dell’Interno svedese, al quale è stato chiesto di valutare i torneo come un evento sportivo speciale.

Al momento la situazione è confusa. Valve ha confermato che il torneo si farà, tant’è che la prossima settimana si giocheranno i qualifier. La location della finale, però, al momento rimane un grosso punto interrogativo.

Foto di testa: Worlds 2020 (Getty Images)