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Quando si parla di videogame, gli elementi più caratterizzanti sono essenzialmente due: il genere/ambientazione del gioco e lo sviluppatore/publisher. E’ difficile che si ponga da subito l’accento sul game designer, salvo qualche rara eccezione. Una di queste è rappresentata da Hideo Kojima.

L’INFANZIA, LA GIOVENTU’ E LA PASSIONE PER IL CINEMA

Hideo Kojima nasce a Tokyo il 24 agosto del 1963 e fin dalla più tenera età viene educato dalla famiglia alla cultura cinematografica. Guarda un po’ di tutto, perfino film non adatti a un bambino e già a 10 anni i genitori gli permettono di andare al cinema da solo. Ma c’è una condizione: discutere analiticamente la pellicola una volta rientrato a casa.

La morte del padre, avvenuta nel 1976, accentua il suo isolamento e al tempo stesso la passione per il cinema. È in questo periodo che il giovane inizia a fantasticare su un futuro da creativo, come illustratore, scrittore o regista. Complice l’assenza di scuole dedicate e l’influenza di amici e parenti, Hideo Kojima si iscrive alla facoltà di economia, anche per rispetto alle norme sociali giapponesi che lo spingevano alla ricerca di un lavoro più stabile e sicuro.

Ma l’interesse per i videogiochi arriva proprio durante gli anni all’università. Galeotto è il Nintendo Entertainment System che, partita dopo partita, gli ricorda la sua vera passione: lo storytelling. Nella sua testa, infatti, il videogioco è il medium per raccontare una storia e un’occasione per ricomporre il suo sogno “infranto” di diventare film maker.

I PRIMI PASSI NEL MONDO DEI VIDEOGIOCHI E IL SUCCESSO DI METAL GEAR

E’ il 1986 quando Hideo Kojima entra in Konami. Il primo incarico che gli viene affidato è di lavorare come assistente al platform Penguin Adventure. Successivamente passa al progetto Lost World, cancellato dopo sei mesi. Ma le opportunità non mancano, anche perché in quegli anni l’industria del videogioco è in ascesa e attira una gran numero di registi, disegnatori e musicisti che non trovano spazio nei rispettivi ambiti.

La grande occasione di Kojima si materializza quando Konami annuncia di voler realizzare un gioco a tema bellico. Il giovane game designer propone una storia ispirata a film come La Grande Fuga che però risulta essere molto lontana dai canoni dell’action dell’epoca, incentrati più sul combattimento che sul passare inosservati. L’azienda nipponica è molto scettica, anche in considerazione della poca esperienza dell’autore. Hideo Kojima però non demorde e alla fine riesce a convincere i suoi superiori che in ballo c’è qualcosa di rivoluzionario. Ha ragione lui perché il 13 luglio 1987 su MSX 2 esce Metal Gear, titolo che pone le basi per il futuro genere stealth.

Forte del successo del primo titolo, nel 1990 Konami decide di pubblicare un sequel intitolato Metal Gear Snake’s Revenge per NES. La direzione non viene però affidata a Kojima che nel frattempo era stato spostato alla divisione MSX. Il cambio di mano alla regia si risolve in un mezzo disastro. Il risultato è così deludente che nelle stanze di Konami qualcuno invoca il ritorno del game designer originale. Per convincerlo serve però un incontro fortuito su un treno con un disegnatore del team di Snake’s Revenge. L’uomo ammette infatti che il titolo non è un vero sequel di Metal Gear (verrà definito “non canonico”) e invita Kojima a farsi avanti per la prosecuzione della serie. E così nel 1990 esce Metal Gear Solid 2 Solid Snake che segna una vera evoluzione nelle meccaniche del primo capitolo.

Successivamente Hideo Kojima lavora a Snatcher (1988 su NEC PC-8801 e MSX 2, 1994 su Sega CD/Mega CD) e Policenauts (1994 su PC-9821). Queste opere gli permettono di incrementare la sua influenza e di trovare un posto da manager in Konami.

Screenshot Metal Gear Solid 2

L’EPICA DEI SOLID E LA SCALATA AL SUCCESSO IN KONAMI

Il successo inaspettato di PlayStation spinge Hideo Kojima, affiancato dall’art-director Yoji Shinkawa, a voler realizzare il seguito di Metal Gear in tre dimensioni, creando un nuovo engine da zero. Da qui anche la decisione di chiamare il gioco Metal Gear Solid piuttosto che Metal Gear 3. Solid infatti non è solo parte del nome di Solid Snake, il protagonista, ma sta ad indicare anche la natura tridimensionale del gioco.

All’uscita, Metal Gear Solid diventa subito un successo globale. Il gioco non è solo tecnicamente meraviglioso ma è caratterizzato anche da una narrativa così ricca come mai si era vista prima nei videogiochi.

Konami, orgogliosa del lavoro di Kojima, decide di aumentare il budget per il sequel da realizzare su PlayStation 2. È durante l’E3 del 2000 che viene annunciato Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty. Ed è sempre in quella convention che l’autore si rivela anche un originale comunicatore.

Il suo stile è quello di generare rumore e hype intorno alle sue opere con indizi indecifrabili, cercando di creare stupore prima e poi spiazzando il pubblico con novità inaspettate all’uscita. In Sons of Liberty, ad esempio, i trailer mostrano solo il prologo del gioco. Quello che si sarebbe scoperto solo pad alla mano è che una volta iniziata l’avventura vera e propria sarebbe cambiato il protagonista. Il giocatore non avrebbe più controllato Solid Snake ma Raiden, un soldato molto più inesperto costruito sulle preferenze di giovani donne non videogiocatrici.

Nonostante alcuni problemi di budget che obbligano Konami a fare dei tagli (il mondo è stato sconvolto dall’attentato alle Torri Gemelle), Metal Gear Solid 2 esce nel novembre 2001 e si rivela un altro successo mondiale, anche per l’immagine stessa di Hideo Kojima. Il quale vorrebbe abbandonare la serie per lasciarla nelle mani dei suoi collaboratori ma non trova nessuno disposto ad accollarsi l’onere. E così Kojima realizza anche Metal Gear Solid 3: Snake Eater, uscito nel 2004.

Nel 2005 il game designer fonda la Kojima Productions e tenta nuovamente di abbandonare la serie Metal Gear. Kojima vuole passare il testimone a Shuyo Murata, convinto che la trilogia abbia chiuso il progetto per come lui lo desiderava. Ma non appena la notizia circola in rete, i fans si scatenano. Ci sono episodi di isteria e perfino minacce di morte rivolte allo stesso Kojima. Il director è quindi costretto a ritornare su suoi passi occupandosi anche di Metal Gear Solid 4: Guns of the Patriot (PlayStation 3, 2008) che avrebbe dovuto chiudere definitivamente la storia del gioco.

Ma anche questa prospettiva si rivela un’illusione, un po’ come se la sua creazione non volesse lasciarlo andare.

Hideo Kojima deve infatti dedicarsi anche al capitolo successivo a causa dei problemi riscontrati dal team di Metal Gear Solid 5: Peace Walker. Grazie alla sua supervisione, il titolo uscirà nel 2010 su PlayStation Portable, nonostante Kojima in quel periodo fosse già impegnato su altri progetti di Konami.

LA ROTTURA CON KONAMI: METAL GEAR SOLID V E P.T.

È il 2010 quando in casa Konami iniziano i lavori di pre-produzione su un capitolo sequel di Peace Walker. Al tempo stesso, è in fase di sviluppo un nuovo motore grafico adatto alla nuova generazione di console: il Fox Engine. Ma questo è anche il momento in cui l’azienda inizia a mostrare sempre più interesse verso il mercato mobile che sembra tanto florido quanto più remunerativo rispetto alle produzioni tripla A. Il publisher nipponico sta aprendo tanti fronti diversi, forse troppi e probabilmente non in linea con la visione del suo game designer più famoso che dal 2011 è diventato vice presidente di Konami Digital Entertainment.

Nel 2012 viene annunciato Metal Gear Solid V: Ground Zero che sarà poi pubblicato come gioco a sé. In realtà si tratta della prima missione di The Phantom Pain, inizialmente annunciato come una nuova IP creata dal tanto misterioso quanto fittizio sviluppatore canadese Moby Dick Studio. Solo un anno dopo Kojima svelerà ufficialmente l’inganno. Nel 2014 il director di videogame prende in carico il progetto di rinascita di Silent Hill, una serie storica di Konami, in collaborazione con Guillermo del Toro e Norman Reedus.

A questo punto la situazione inizia a scricchiolare. The Phantom Pain uscirà mutilo non solo di moltissime parti del gioco ma anche del nome di Hideo Kojima dalla copertina. Il progetto Silent Hill, annunciato tramite un teaser giocabile (Playable Teaser) che solo al completamento avrebbe svelato la vera identità della IP, verrà abortito sul nascere e il PT rimosso dagli store digitali.

La rottura tra Kojima e Konami è servita. I reali motivi non saranno mai resi noti, ma è certo che il director ha dovuto a firmare degli accordi di riservatezza al riguardo.

“I’M BACK”

Prima della fine del 2015 il game designer giapponese rivela il divorzio tra Kojima Productions e Konami. La software house diventa uno studio indipendente, partner del colosso Sony Computer Entertainment con il quale ha in ballo una nuova IP esclusiva per PlayStation. Nel corso dell’E3 2016, accompagnato da un corale “I’m back“, Kojima annuncia per la prima volta Death Stranding attraverso un teaser a dir poco criptico.

Si tratta di una diretta streaming durata 18 ore, con immagini del gioco coperte da una patina nera e rimossa gradualmente da un numero crescente di impronte a forma di mano. Il premio per gli spettatori più stoici, quelli capaci di resistere fino alla fine della diretta, è soltanto l’annuncio della data di uscita del gioco.

Il primo titolo di Kojima Productions come studio indipendente esce nel 2019, rivelandosi un titolo divisivo tanto per la critica quanto per il pubblico, nonostante il successo di vendite e i forti elementi innovativi e autoriali. Durante i Games Awards 2022 viene mostrato un teaser trailer di un sequel di Death Stranding con il titolo provvisorio di DS2 su cui però non ci sono ancor altre notizie certe.

Ad oggi il game designer ha alle spalle 6 serie, 8 titoli unici, 29 anni di matrimonio con Konami conclusi con un misterioso divorzio e un libro. Il tutto senza mai perdere la voglia di raccontare e di stupire, come dimostra il suo improvviso e spettacolare ritorno sulla scena dell’entertainment videoludico. In fondo, anche questa è un’altra delle sue tante storie.

Immagine di testa: screenshot Metal Gear Solid 2