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Non tutte le ciambelle riescono con il buco, recita il famoso detto e questo vale anche per i videogame. Ma c’è un gioco che più di tutti gli altri è stato un enorme buco… nell’acqua.

La storia dei giochi per console e per computer è piena di insuccessi clamorosi, soprattutto all’inizio degli anni ’80. In quel periodo sul mercato agiscono parecchi sviluppatori improvvisati attirati dal boom dei videogiochi: il risultato è un’inflazione di prodotti a dir poco amatoriali.

Nel caso di E.T. The Extra-Terrestrial, però, le premesse sono tutt’altro che amatoriali. A cominciare dall’azienda che vuole realizzarlo: Atari, leader del mercato grazie ai prodotti per la console VCS 2600. E lo stesso si può dire per il “papà” del videogame, Howard Scott Warshaw.

La cartuccia del 1982 (credits lostinpixel.com)

La storia di quello che da molti è stato definito “il più brutto videogioco di sempre” inizia nel 1982 quando Steven Spielberg, regista e produttore del film, contatta Atari. La pellicola, presentata al Festival di Cannes a fine maggio e distribuita negli States l’11 giugno, è già un successo clamoroso. Solo nella prima settimana incassa 11 milioni di dollari e rimane al primo posto della classifica USA per le successive sei. Farne una trasposizione videoludica è una scelta logica dal momento che, oltre ai film, i giovani in quel periodo impazziscono anche per i primi giochi digitali.

Logica è anche la scelta di Atari. Acquistata qualche anno prima da Warner, l’azienda in quel momento detiene quasi l’80% della produzione mondiale di videogiochi e console. Infine, logico è anche il nome del designer proposto da Atari. Howard Scott Warshaw ha alle spalle Yars’ Revenge, videogame di buon successo, e il gettonatissimo Raiders of the Lost Ark (I predatori dell’Arca Perduta), videogame basato sull’omonimo film campione d’incassi nel 1981.

Dove sta quindi il problema? Nelle tempistiche. Spielberg vuole che il gioco sia pronto per il primo settembre di quell’anno. La richiesta arriva ad Atari il 25 luglio: l’autore ha solo 5 settimane di tempo per realizzare un videogame che DEVE essere un successo.

La prima risposta di Scott Warshaw è categorica: impossibile. Solo per I predatori dell’Arca Perduta gli ci sono voluti 9 mesi. Ma altrettanto categorico è Spielberg che ha bisogno che il prodotto sia negli scaffali di tutti i negozi di videogiochi prima di Natale. E così mette sul piatto un deal da poco meno di 25 milioni di dollari, cifra stratosferica per quegli anni e sufficiente per piegare le resistenze del designer che accetta di imbarcarsi nell’impresa.

Tre giorni dopo Howard Scott Warshaw incontro Steven Spielberg con una prima bozza di concept. Dopo averci dato un’occhiata, il regista gli dice: “Non potresti farlo più simile a Pac-Man?“. Prima mazzata, dalla quale l’inventore di videogiochi si riprende suggerendo che E.T. merita un prodotto innovativo, non qualcosa di già visto.

Spielberg dà l’ok e quel punto inizia la full immersion di Scott Warshaw. Per cinque settimane si isola dal mondo. Dorme pochissimo, mangia il minimo per sopravvivere e parla a mala pena con i familiari. Nonostante il burnout totale dell’autore, il primo settembre 1982 il prototipo del videogame E.T. è sul tavolo di Spielberg. Il regista lo gioca e lo approva.

Atari produce 5 milioni di copie che vengono distribuite ovunque nel mondo (la maggior parte negli USA), accompagnate dallo slogan pubblicitario: “Aiuta E.T. a tornare a casa in tempo per Natale!

E invece a casa – cioè ai magazzini di Ataritornano quasi 4 milioni di quelle copie. L’accoglienza nei negozi è subito fredda. Dopo averlo provato, il gioco è una delusione per tutti i giovani: la grafica è scadente, la trama non è quella del film, le schermate e gli obiettivi da raggiungere sono confusi. Il protagonista (cioè l’alieno) continua a cadere dentro a voragini che lo portano in altre stanze del gioco prive di stimoli. La critica lo definisce “triste, spoglio, confusionario”.

I negozi iniziano a cancellare gli ordini prima di Natale: è un flop clamoroso. Così clamoroso che per molti E.T. è il gioco che ha segnato la fine del dominio Atari. Nel 1983 inizia la grande crisi nordamericana dei videogame, definita non a caso Atari Shock. E.T., ma anche il Pac-Man Atari con grafica mal pixelata e frequenti bug dei fantasmi, sono tra le concause di quel collasso del mercato.

Come se tutto questo non fosse sufficiente per il gioco di Howard Scott Warshaw, anche l’ultima destinazione di E.T. è la più triste che si possa immaginare per un videogame. Una buona parte delle cartucce invendute e altro merchandising legato al gioco viene sepolta (letteralmente) in una discarica di Almagordo, piccola cittadina nel deserto del Nuovo Messico. Saranno rinvenute solo nel 2014 da Fuel Industries, una compagnia cinematografica canadese, che sul caso ha realizzato un documentario.

Ma E.T. L’extraterreste è stato davvero il più brutto videogame di tutti i tempi?

Le cartucce dissepolte nel 2014. (credits corriere.it)

A nostro avviso ce ne sono stati di peggiori. Ad esempio quelli della console Videopac G7000 (negli USA Magnavox Odyssey) prodotta nel 1978 dal colosso dell’elettronica Philips.

I giochi per il Videopac erano graficamente pessimi e spesso poco giocabili. Persino i joystick non aiutavano. I pochi – tra questi chi scrive – che in quel periodo avevano la console di Philips, invidiavano molto gli amici che usavano Atari o Intellivision o Coleco (anche se quest’ultima è uscita qualche anno dopo).

Per capire di cosa stiamo parlando basta osserva la foto qui sotto, dove si vede la console e la versione di Space Invaders firmata Philips:

La console Videopac G7000 con la cartuccia del gioco simil-Space Invaders (credits gamesvillage.it)

E’ anche vero che l’Atari di E.T. era una console un po’ più evoluta del Videopac Philips del 1978, che da lì non si è più mosso. Ma già nel 1979 e 1980 Atari VCS 2600 disponeva di giochi che erano di un’altra categoria.

La sensazione è che sia difficile paragonare videogiochi di periodi diversi anche quando la distanza temporale non è molta, perché la tecnologia si è evoluta rapidamente.

Di sicuro E.T. è stato uno dei peggiori videogame dei primi anni ’80. E soprattutto rimane il fatto che il suo flop è stato il più costoso nell’era delle console di seconda generazione.

Immagine di testa credits YouTube