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Tra la fine del 2010 e l’inizio del 2011, un oggetto misterioso fa la sua comparsa sugli scaffali di tanti negozi italiani di giochi. E’ un nuovo wargame tridimensionale, si chiama Kings of War e si presenta nella forma di uno starter set intitolato Mhorgoth’s Revenge.

All’interno ci sono un po’ di dadi, ben 110 miniature in plastica di nani e non-morti con le rispettive basette (20x20mm) e due macchine da guerra. C’è anche un minuscolo regolamento di 12 facciate. Il gioco e lo starter set sono prodotti da Mantic Games, giovane azienda con sede a Nottingham.

Wargame 3d, miniature in plastica su basette, ambientazione “tolkeniana”, Nottingham. Per gli appassionati la suggestione non può che essere una: quella di Warhammer Fantasy Battle.

Non c’è infatti dubbio che Kings of War si presenti come un prodotto in continuità con il wargame fantasy più diffuso e conosciuto nel mondo. Ma la parentela con Games Workshop è legata anche a due persone.

Una è Ronnie Renton, fondatore nel 2008 di Mantic Entertainment Limited e tuttora CEO dell’azienda. Prima di arrivare a questa svolta imprenditoriale, Renton è stato un top manager di Games Workshop per 15 anni, dal 1992 al 2007.

Il secondo nome è quello di un’eccellenza italiana nel settore dei giochi. Parliamo di Alessio Cavatore, game designer tra i più famosi e ricercati a livello internazionale. Torinese, biologo appassionato di wargame, dal 1996 al 2010 Cavatore è una delle menti creative di Games Workshop.

Per il colosso di Nottingham, il game designer italiano crea regolamenti e materiali dedicati a Warhammer Fantasy, Warhammer 40k, Mordheim, Warmaster. I suoi fiori all’occhiello sono la 7a edizione di WHFB e soprattutto la trilogia del Gioco di Battaglie Strategiche del Signore degli Anelli. Nonostante questa sfilza di successi, nel 2010 Cavatore lascia GW per dedicarsi alle sue produzioni targate River Horse e per collaborare con altri sviluppatori di giochi. Tra questi c’è Mantic Games, per la quale Cavatore realizza il regolamento di Kings of War.

Ma il 2010 non è un’annata qualunque nel settore dei wargame. Durante l’estate, infatti, GW pubblica l’ottava edizione di WHFB. Un’edizione particolare perché si discosta notevolmente a livello di “gameplay” dal percorso fatto dal gioco nei precedenti 18 anni, tant’è che all’inizio crea una spaccatura nella community dei giocatori, ricucita poi dalla sempre grande qualità delle miniature e soprattutto dall’assenza di un vero competitor.

Mantic prova ad inserirsi e questo fa pensare che la scelta di pubblicare KoW nel 2010 non sia del tutto casuale. Il problema è che le sue miniature sono di gran lunga inferiori a quelle di GW, sia per design che per materiali. E anche il regolamento è troppo acerbo. Gli starter set vengono venduti – perché il prezzo è davvero competitivo -, ma poi sono pochi coloro che ci giocano con continuità.

Sarà necessario attendere il 2015 e l’uscita della seconda edizione di Kings of War per avere un set di regole davvero solido. La mente è sempre quella di Alessio Cavatore ma una grossa, decisiva mano arriva dal “rules committee” dei giocatori.

Grazie a questa svolta e alle successive espansioni, KoW si consolida e cattura l’attenzione di tanti nuovi appassionati che ne scoprono le enormi potenzialità. Giunto oggi alla terza edizione (2019), il wargame targato Mantic è diffuso soprattutto in numerosi Paesi anglofoni, ma anche in Spagna, Argentina, Germania, Francia, Italia e Svizzera.

In tutti questi casi, siamo di fronte a communities che uniscono il gioco per puro intrattenimento a quello competitivo. Nei Paesi dove KoW ha attecchito di più (UK, USA, Australia), alcuni tornei superano facilmente i 100 partecipanti.

Il motivo di questo risultato sta soprattutto nel sistema di gioco che usa poche regole ma precise, nel bilanciamento tra gli eserciti e nella possibilità di utilizzare miniature di qualsiasi brand, a condizione che rispettino l’imbasettamento previsto.

Il sistema di gioco di Kings of War

Kings of War è un wargame 3d dove tutte le unità, con l’eccezione dei personaggi singoli, sono rappresentate da formazioni di miniature collocate su una basetta di movimento. A differenza di Warhammer Fantasy, le dimensioni delle formazioni non cambiano mai. I danni subiti dall’unità vengono segnati a parte e non comportano la rimozione delle singole miniature. KoW è quindi un “gioco di basette” come lo sono la maggior parte dei wargame ad ambientazione storica (per la terminologia rimandiamo a un precedente articolo).

La meccanica del gioco è invece abbastanza simile a quella d WHFB. La partita si svolge in turni (di solito 6 più un randomico turno extra), al termine dei quali viene stabilito il vincitore in base all’obiettivo prefissato.

Ogni turno è strutturato in 3 fasi: movimento (comprensivo delle cariche), tiro e magia (comprensivo dei test di disciplina a fine fase), corpo-a-corpo (comprensivo dei test e degli eventuali movimenti post-risoluzione del combattimento). La peculiarità sta nel fatto che solo il giocatore di turno tira i dadi per colpire, per causare i danni e infine per i test di risoluzione, l’avversario deve solo attendere gli esiti. Può sembrare limitativo, ma in realtà si tratta di una grande semplificazione e di un notevole risparmio di tempo!

Anche gli altri elementi del gioco sono più semplici rispetto a WHFB. Ci sono regole speciali ed oggetti magici, ma in quantità nettamente inferiore rispetto al titolo di Games Workshop. Impararli richiede meno sforzo, così come il bilanciamento tra i diversi eserciti rende meno snervante la partita contro una lista sconosciuta.

Inoltre, le regole prevedono un ruolo importante anche per gli elementi scenici (boschi, colline, edifici etc) che in KoW diventano molto più strategici rispetto a WHFB.

Immagine credits Mantic Games

Altri fattori di discontinuità con il “vecchio” Warhammer sono la magia e i personaggi. La prima è sostanzialmente di supporto al tiro e al corpo-a-corpo. Salvo poche eccezioni, i maghi lanciano solo un incantesimo per turno che può andare a buon fine o meno, ma non essere disperso dall’avversario. Gli incantesimi possono infliggere danni, aiutare le proprie unità o penalizzare quelle dell’avversario.

Per quanto riguarda i personaggi, alcuni sono potenti ma nessuno di loro è in grado di sbilanciare la partita da solo. Lo stesso vale per le unità. In KoW non esistono le cosiddette “dark star” di Warhammer, cioè unità potenti al punto da essere quasi imbattibili. Ci sono invece unità d’élite che possono sì causare grossi danni all’esercito avversario ma che necessitano comunque di protezione. Vale la pena sottolineare che in KoW una carica sul fianco, o (peggio) sul retro, porta quasi sempre all’eliminazione dell’intera basetta.

Questa analisi sintetica del gioco ci consente di evidenziare la caratteristica fondamentale di Kings of War, e cioè la forte impronta scacchistica. E’ un gioco dove la capacità di previsione fa la differenza tra la vittoria e la sconfitta. E’ un gioco di squadra, nel senso che tutti “i pezzi” sono utili se collaborano tra loro. E’ un gioco dove la costruzione di una buona lista è importante ma non basta per vincere.

Non è un caso se Alessio Cavatore, più o meno nello stesso periodo in cui si è dedicato a KoW, ha pubblicato anche un gioco di scacchi “alternativi”. Si chiama Shuuro e prevede che i giocatori possano scegliere i propri pezzi (pedoni, cavalli etc) in quantità diverse in base al costo in punti, e che sulla scacchiera siano presenti degli ostacoli. Giocando a KoW, tutto questo suona familiare.

Alessio Cavatore (il primo a sx) nei panni di un Rohirrim in un cameo del film Il Signore degli Anelli – Le due torri (2002)

Kings of War vs The Old World

Non si può fare a meno di ammettere che la crescita di popolarità di KoW sia in parte legata alla fine di Warhammer. L’argomento è noto tra gli appassionati di wargame, ma lo ripetiamo sinteticamente qui. Nel 2015, Games Workshop decide di sostituire WHFB con Age of Sigmar, un gioco che a livello di ambientazione si collega al predecessore ma è totalmente diverso in termini di gameplay. Non tutti i giocatori apprezzano la scelta e una piccola parte trova consolazione in Kings of War.

Forse consapevole di aver commesso un errore, adesso GW torna sui suoi passi. Da pochi giorni, la più grande azienda di miniature a livello mondiale ha annunciato l’uscita di The Old World, titolo prequel di WHFB con il quale cerca di recuperare la clientela perduta. Avverrà a scapito di KoW?

Improbabile, almeno nell’opinione di chi scrive. Di sicuro qualche giocatore di KoW vorrà testarlo. All’inizio ci sarà un rallentamento nella crescita del titolo prodotto da Mantic. Ma le differenze tra ToW e KoW sono così grandi che chi ha già scoperto il secondo, difficilmente lo abbandonerà.

Sia chiaro: per background e qualità delle miniature, i prodotti della GW restano irraggiungibili. A livello di gameplay, però, ToW rimane in linea con il vecchio Warhammer e con tutte le sue complessità, sia a livello di regole che di bilanciamento tra gli eserciti. Se in media una partita di KoW dura due ore/due ore e mezza, una di WHFB si allunga facilmente oltre le 3 ore e 30. La combinazione tra semplicità e ricchezza strategica è un plus che qualsiasi wargamer può apprezzare.

Ci sono poi due considerazioni da fare sulle miniature. Negli ultimi anni, la qualità di quelle prodotte da Mantic si è molto alzata, anche per merito dello scultore italiano Luigi Terzi. E poi c’è sempre la possibilità – indicata già nella prima edizione del gioco – di usare miniature di qualsiasi brand, perfino nei tornei organizzati da Mantic! Se questo non è il segno di una grande attenzione al gioco e ai giocatori, allora non sappiamo cos’altro possa esserlo.

Immagine credits Mantic Games

Tutti i giocatori di wargame tridimensionali, in particolare di quelli ad ambientazione fantasy e sci-fi, sono passati attraverso WHFB e lo hanno amato. Il debito che il settore ha nei confronti del titolo inventato da Games Workshop è enorme. Ma questo non significa che non ci sia spazio per altri wargame di valore. Kings of War si è ricavato il proprio coniugando semplicità e strategia, divertimento e competizione equilibrata. E’ un gioco consigliato a chi cerca tutti questi elementi.

Per gli appassionati italiani di wargame che vogliono recuperare informazioni sul gioco e sulla scena competitiva nazionale, in rete esistono alcuni punti di riferimento. Oltre al sito di Mantic Games, c’è il gruppo Facebook Kings of War Italia che dispone, tra le altre cose, di un database per i tornei e uno per i club dislocati sul territorio.

Per chi invece vuole imparare il gioco e le strategie di KoW divertendosi, il rimando obbligato è al canale YouTube La Tana di Gavino. Buona visione e buoni dadi a tutti!

Immagine di testa: credits Mantic Games

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