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Un ricorso in appello nella disputa legale tra Epic e Apple era possibile, se non addirittura probabile. Sorprende un po’ il fatto che a ricorrere sia l’azienda fondata da Steve Jobs, sostanziale vincitrice del bench trial un mese fa.

In quella occasione il team legale di Apple ha parlato di “grande vittoria” per l’azienda, soprattutto perché la Giudice Yvonne Gonzalez-Rogers si è opposta all’accusa di posizione monopolistica mossa da Epic Games.

Il caso è noto. Nel 2020 il publisher di Fortnite cerca di bypassare i sistemi di monetizzazione del gioco presenti sulle varie piattaforme online. Tra queste, ovviamente, c’è anche l’Apple Store. L’azienda di Cupertino reagisce bloccando i download di tutto ciò che riguarda Fortnite. A quel punto parte l’azione legale di Epic Games. Questo, in estrema sintesi, quanto accaduto.

Il bench trial, in realtà, non è stato un successo completo per Apple. Tutt’altro. La Giudice ha infatti sentenziato che Apple deve consentire agli sviluppatori la possibilità di indirizzare gli utenti a sistemi di pagamento esterni a quelli “della Mela”. Tecnicamente parlando, la Giudice ha chiarito che la strategia di sistemi di pagamento unilaterali applicata da Apple è contraria alla normativa anti-steering della California.

“Apple Inc. e i suoi funzionari, agenti, dipendenti e qualsiasi persona in concerto o partecipazione attiva con loro (“Apple”), sono permanentemente trattenuti e ingiunti dal proibire agli sviluppatori la possibilità di includere nelle loro app dei link esterni o altri inviti all’azione che indirizzano i clienti a meccanismi di acquisto, oltre agli acquisti in-app e a comunicare con questi clienti tramite metodi ottenuti volontariamente dai clienti a seguito di registrazione dell’account all’interno dell’app stessa”. (fonte traduzione hdblog.it)

Ed è proprio su questo punto che ora Apple ha deciso di ricorrere in appello.

Immagine credits HDblog.it

L’azienda di Cupertino ritiene ci siano due ragioni per contestare la sentenza sul fronte dell’anti-steering.

La prima sarebbe una forma di tutela nei confronti dei propri clienti. I legali hanno parlato della necessità di “proteggere i consumatori e salvaguardare la propria piattaforma” (fonte mulitplayer.it). L’App Store è infatti un ambiente sicuro e controllato dove fare i propri acquisti. Altrettanta sicurezza non può essere garantita agli utenti nel caso di sistemi esterni di download e pagamento.

La seconda ragione è di tipo giuridico. Apple, infatti, avrebbe già rettificato la propria posizione anti-steering con il caso Cameron v. Apple (2019) e una nuova correzione non sarebbe necessaria. In realtà, secondo il sito The Verge, in quella occasione Apple avrebbe accettato solo di “specificare” nelle proprie Guidelines che gli sviluppatori esterni possono comunicare con clienti consenzienti, ma non linkare a sistemi di pagamento esterni alla piattaforma.

Un po’ di differenza c’è. E anche la tutela nei confronti dei consumatori sa un po’ di retorica aziendale. In ogni caso, al di là delle opinioni, rimane il fatto che a novembre il ricorso verrà esaminato dal tribunale del Distretto Nord della California.

Se l’appello dovesse concludersi a favore del colosso, per Apple si tratterebbe di una vittoria per KO e non più ai punti.

E soprattutto, sarebbero tanti soldi in più: nel 2019 la commissione del 30% sugli acquisti in-app ha fruttato all’azienda 8,5 miliardi di dollari, un profitto maggiore rispetto a quelli Nintendo, Sony e Microsoft messi assieme. Un motivo più che comprensibile per un ricorso in appello.