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Il “grande vecchio” dei giochi di società è senza dubbio il Monopoly (o Monòpoli nell’edizione italiana). Oggi, però, il gioco brevettato da Charles B. Darrow non è più tra i boardgame che un Millennials acquisterebbe.

A 87 anni di età – e svariati interventi di lifting – il Monopoly paga lo scotto di meccaniche non più all’altezza dei tempi. Le regole, pur rimaneggiate nelle varie edizioni, restano poco avvincenti. L’aleatorietà è enorme, anche se questo conta poco quando si gioca per puro divertimento. Ma soprattutto le partite sono troppo lunghe. Oggi un buon gioco di società, che voglia provare a competere con i videogame, deve essere veloce e avere regole intuitive ed accattivanti.

Nonostante questi limiti, i numeri del Monopoly rimangono importanti. Sia quelli degli appassionati (solo la pagina italiana di Facebook ha 10 milioni di followers) che quelli delle vendite. Queste sono legate in particolare alle tantissime edizioni speciali e alle operazioni di co-branding (Monopoly Disney, Stars Wars, Jurassic Park etc) e di geolocalizzazione.

Gli acquirenti oggi sono soprattutto persone non più giovanissime: nostalgici o genitori che lo comprano per regalarlo ai propri figli. In fondo, una partita di Monopoli rimane ancora un’opzione valida per una serata alternativa in famiglia o con gli amici.

E poi è un gioco che è passato attraverso quasi un secolo di storia e che, in qualche modo, ne racconta alcuni aspetti e curiosità.

La plancia di The Landlord’s Game (credits wikipedia)

STORIA

L’antesignano del Monopoly è un gioco creato nel 1903 da Elizabeth Magie e chiamato The Landlord’s Game. La cosa curiosa è che l’inventrice seguiva le idee dell’economista Henry George il quale sosteneva che tutto ciò che si trova in natura, principalmente la terra, appartiene all’intera umanità. Il gioco della Magie, dunque, sarebbe una sorta di critica al sistema del monopolio e alla concentrazione della ricchezza in poche mani (due, quelle del vincitore).

Sulla scia di The Landlord’s Game, Dan Layman crea Auction Monopoly, rinominato poi Finance dall’editore Electronic Laboratories. Da qui, un certo Ruth Hoskins di Atlanta elabora una nuova versione che sarà poi la base di partenza per il brevetto di Darrow. Il tabellone del Monopoly edizione Parker Brothers (1935) si ispira infatti ad Atlantic City e alle sue vie più importanti.

La proprietà più costosa di quella prima versione era il Boardwalk di Atlantic City, una passeggiata di circa 5 km pavimentata in legno. In Francia è diventata Rue de la Paix, in Spagna Paseo del Prado e da noi Parco della Vittoria. Quest’ultimo non si riferisce ad alcuna denominazione specifica, pur essendo presente in varie parti d’Italia: è la traduzione adattata di Boardwalk.

ITALIA

A proposito di Italia e quindi di Monòpoli. Il gioco da noi esce nel 1936 per opera di Emilio Ceretti, Paolo Palestrino e Walter Toscanini (figlio del maestro Arturo Toscanini), soci fondatori di Editrice Giochi. Trovandosi in pieno regime fascista, i tre italianizzano i nomi delle varie proprietà e caselle del gioco. Per le vie si ispirano a quelle milanesi dell’epoca, ad eccezione di Vicolo Corto e Vicolo Stretto.

Dopo la caduta di Mussolini, i nomi usati restano gli stessi, con l’eccezione di sei caselle. Largo Savoia, Corso Umberto e Via Vittorio Emanuele (le caselle “rosse”) diventano rispettivamente Largo Colombo, Corso Magellano e Via Marco Polo. Via del Fascio e Largo Littorio (caselle “verdi”) sono adesso Via Roma e Largo Augusto. E infine Viale dei Giardini ai tempi del fascismo era Giardini Margherita. Non ci credete? Ecco le foto di un originale di quel periodo. La plancia di gioco:

Il tabellone in epoca fascista…

E la scatola, con le cicatrici del tempo.

Scatola del Monopoli ed. 1939

L’accento Monòpoli è stato usato per mantenere il suono della parola inglese. L’accentazione corretta avrebbe dovuto essere Monopòli.

PAESE CHE VAI, MONOPOLY CHE TROVI

Questioni di geolocalizzazione. La prima città ad avere un’edizione locale del Monopoly è Londra. Tuttora, quando il gioco viene realizzato in un nuovo Paese, i nomi delle vie vengono adattati.

Per festeggiare gli 80 anni dell’uscita in Francia, nel 2008 Hasbro inserisce nel lotto in produzione 80 scatole contenenti soldi veri. In una di queste, tutte le banconote giocattolo sono sostituite da quelle reali. Non si conosce il nome del fortunato giocatore che si è messo in tasca 20.580 euro.

In URSS il gioco viene probito in quanto vessillo ludico del capitalismo. Dopo la caduta del regime, esce una versione in cirillico. A Cuba, invece, è tuttora al bando. Ognuno si difende con l’embargo che ha a disposizione.

COPYRIGHT

Dopo l’acquisizione dei diritti sul gioco da parte di Parker Bros, Ralph Anspach realizza un Anti-Monopoly. Non si tratta di un gioco a contenuto socialista, quanto piuttosto un tentativo di bypassare il brevetto acquisito dall’editore. La contesa diventa una causa legale che si trascina per anni, fino a quando la Corte Suprema USA ricostruisce le tante origini dell’idea e stabilisce che Monopoly non è un’invenzione originale di Charles Darrow.

In Italia, Editrice Giochi perde i diritti nel 2009 a favore di Hasbro. L’azienda italiana risponde producendo Metropoligioco da tavolo ispirato fortemente a Monopoli.

VARIE

Ad oggi, sono state realizzate più di 300 versioni del gioco. Alcune sono davvero speciali, come ad esempio quella in Braille per non vedenti (anno 1970). La più preziosa è quella in oro 18 carati e gioielli, che vale circa 2 milioni di dollari. E’ opera di un gioielliere di San Francisco.

Dal 2008 si può giocare a Monopoly anche online, su diverse piattaforme (la più nota è boardgamearena.com). Il 9 settembre 2009 è avvenuto il lancio di Monopoly City Streets, gioco su Internet che sostituisce la classica plancia con le mappe di Google Maps.

All’inizio abbiamo fatto riferimento alla durata eccessiva delle partite di Monopoli. Il record appartiene ad una sfida durata 70 giorni. In ballo ci doveva essere qualcosa di molto importante perché, per divertirsi, serve molto meno tempo!

Immagine di testa credits Getty Images

Fonte di riferimento Focus.it