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Mancano nove giorni alla passerella di Parigi, con otto tappe che ancora potranno dirci molto della Grande Boucle 2021, con tutto il tratto pirenaico che potrà fare la differenza e regalarci emozioni e sorprese.

Tuttavia, nelle prime due settimane di gara, abbiamo già qualcosa di importante da dire.

Marc Cavendish, l’uomo dei record

Partiamo dalla fine, o meglio, da poco più di metà. Sì perché ieri 9 luglio, la tappa numero 13 (Nimes-Carcassonne) è stata vinta dal solito Mark Cavendish, giunto in un colpo non soltanto alla quarta vittoria a questo Tour per il re delle volate, ma anche alla 34esima vittoria assoluta al Tour de France, eguagliando così lo storico record detenuto da anni dal “cannibale” Eddy Mercx, ed entrando di diritto nella storia del ciclismo e della corsa in giallo.

Cavendish, che nella tappa di venerdì ha avuto la meglio sul compagno di squadra Morkov e sul belga Philipsen, proverà a sopravvivere ai tapponi pirenaici di modo da poter tentare il clamoroso sorpasso a Mercx nell’ultima tappa, quella all’ombra della Tour Eiffel, notoriamente riservata ai velocisti.

Cavendish che, oltretutto, ormai ha posto un’ipoteca quasi certa sulla conquista della maglia verde, come sappiamo dedicata al leader della classifica a punti.

Pogacar davanti, dietro tutti quanti

Da ormai un paio d’anni, l’antifona è la medesima: lo sloveno Tadej Pogacar sembra essere inarrestabile, e dopo un’annata pregevole nelle varie competizioni, trova al Tour il periodo di massima brillantezza.

Dopo aver conquistato la Grande Boucle nel 2020 davanti al connazionale Roglic, nel 2021 ha già dato saggio delle sue immense doti vincendo nientemeno che la Liegi Bastogne Liegi; al Tour 2021, poi, porta a casa la tappa a cronometro del 30 giugno (Change-Laval) , ma soprattutto dal 3 luglio veste nuovamente la maglia gialla.

Il dominio sembra difficilmente scalzabile: ad oggi Pogacar conserva ben 5’18” sul primo inseguitore, Rigoberto Uran, mentre il più attrezzato Vingegaard dista 5’ 32”.

Vero che in montagna tutto può succedere, ma data l’esperienza dello sloveno, unitamente alla grande organizzazione del Team Emirates per il quale corre, risulta difficile immaginare uno scenario nel quale possa perdere il Tour.

In ogni caso, occhio alla tappa del 14 luglio (Muret – Saint-Lary-Soulan): se, al termine di quella che è stata considerata la frazione più difficile della corsa in giallo, Pogacar dovesse ancora conservare un congruo vantaggio, davvero in Slovenia potrebbero già iniziare a festeggiare.

Italiani, poca gloria

Ad oggi, bilancio in grigio per i portacolori azzurri. L’unico a salvarsi è senza dubbio Mattia Cattaneo, della Deceuninck-Quick Step, che in questo momento si trova in undicesima piazza a poco più di 15’da Pogacar. Verosimilmente, un arrivo in top 10 potrebbe rappresentare un grande risultato per il classe 1990 di Alzano Lombardo.

Per trovare un altro italiano, bisogna scorrere sino ai posti a cavallo tra la 30esima e la 40esima posizione, dato che Formolo (compagno di squadra di Pogacar) è 34esimo, ma soprattutto Nibali (già vincitore a Parigi nel 2014) è 38esimo ad oltre 1 ora di ritardo. Precede di qualche posizione Sonny Colbrelli, della Bahrain Victorious.

Vedremo se qualcosa cambierà, nelle ultime tappe, anche per i nostri connazionali.