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Il Mondiale di ciclismo 2021 nelle Fiandre si sta rivelando magico per l’Italia, che nella prova femminile élite ha conquistato la terza medaglia d’oro.

Un bottino inedito e del tutto inaspettato, ma reso concreto, dopo i “previsti” allori di Filippo Ganna, dal doppio trionfo in 24 ore di Filippo Baroncini tra gli under 23 e di Elisa Balsamo nella prova femminile riservata ai professionisti, con partenza Anversa e arrivo a Leuven dopo 157,7 chilometri.

Ora, però, per rendere indimenticabile il Mondiale 2021 manca l’ultimo sforzo. Un’altra medaglia, possibilmente d’oro, nella prova più attesa, quella maschile su strada categoria élite.

La più attesa, ma certo anche la più difficile, quella in cui la concorrenza è più qualificata e nella quale rischia di emergere il tallone d’Achille del ciclismo italiano dell’ultimo decennio, la mancanza di fuoriclasse in grado di interpretare al meglio le gare di un giorno. Il tallone d’Achille che ci impedisce di festeggiare un oro mondiale dal 2008, quando a vincere fu Alessandro Ballan a Varese, e che da quattro edizioni ci costa delusioni all’Olimpiade.

Proprio a causa di questi risultati il ct Davide Cassani verrà sostituito a fine Mondiale, per questo chiudere con il successo tanto agognato sarebbe impagabile per l’esperto selezionatore azzurro.

Il percorso sarà lo stesso della prova femminile, ma con poco meno di 100 km in più. Saranno 268,3 quelli da percorrere. Il tracciato si snoderà attorno ai due circuiti di Leuven, che verrà affrontato in tutto per otto volte, e quello delle Fiandre, che verrà percorso due volte, ma non consecutive.

Il dislivello totale di 2562 metri basta per capire quando la fatica che si farà inevitabilmente sentire potrebbe fare la differenza sul piano fisico e della lucidità negli ultimi chilometri della corsa, quelli decisivi.

Una classica che assegna il mondiale

Si tratterà di fatto di una vera e propria Classica fuori stagione (anche se domenica prossima si correrà la Roubaix…), con i muri di Wijnpers, Keizersberg e Decouxlaan a “riempire” il primo circuito e quelli di Smeysberg. Moskesstraat (in pavé, 550 metri al 7,98%, con punte al 18%), S-Bocht Overijse–Taymansstraat, Bekestraat (anche’esso in pavé, 439 metri al 7,65%, punte al 15%) e Veeweidestraat a caratterizzare il secondo.

Tutto questo sarà però solo un “riscaldamento”, visto che la corsa si deciderà negli ultimi 80 km con il secondo e ultimo giro del circuito “Fiandre” con i suoi sei muri. Chi sarà rimasto attardato qui dovrà riporre i sogni di gloria, mentre per il gruppo di testa si inizierà a guardarsi in faccia in vista degli ultimi 35 km con i due giri e mezzo finali del circuito “classico” al termine dei quali si conoscerà il nome del nuovo campione del mondo.

Quello in carica, Julian Alaphilippe, e quello del 2019, Mats Pedersen, hanno tutto per ripetersi, ma il favorito d’obbligo non può che essere Wout Van Aert, per tanti motivi. Il ragazzo gioca in casa essendo nato a pochi chilometri da Leuven, è nato per primeggiare in gare del genere ed è in gran forma, come dimostrato dal secondo posto nella cronometro, in un percorso sulla carta poco adatto, alle spalle di Ganna.

Attenzione però al ruolo di Remco Evenepoel, sulla carta luogotenente dell’illustre compagno, ma possibile “arma a doppio taglio” in casa Belgio.

Le speranze azzurre

In casa Italia la strategia è chiara. Il capitano sarà Sonny Colbrelli, che sta vivendo la stagione della vita coronata (per ora..) dall’oro all’Europeo.

Il bresciano è in grado di reggere bene sui muri e giocarsela in volata, seppur non da favorito assoluto. La seconda punta sarà Matteo Trentin, argento ad Harrogate nel 2019 e in assoluto il più adatto tra gli azzurri in questi percorsi.

Al giovane Andrea Bagioli e ai più esperti Alessandro De Marchi, Diego Ulissi e Gianni Moscon il compito di non perdersi eventuali fughe buone, mentre Giacomo Nizzolo sarà l’uomo per un’eventuale, ma poco probabile, volata più numerosa.

Qualche chance in meno sembra avere Mathieu Van der Poel: l’amico-nemico di Van Aert non manca certo il talento, bensì la condizione visti i recenti problemi alla schiena, ma un suo successo non sarebbe certo una sorpresa.

Per quanto riguarda possibili outsiders, da tenere d’occhio la temibilissima Danimarca, che oltre che su Pedersen potrà contare su corridori in gran forma come Magnus Cort Nielsen e Michael Valgren oltre che su Kasper Asgreen, vincitore del Fiandre 2021.

Attenzione anche a elementi come Michael Matthews, in grado di trovare la giornata di grazia, ma anche a Marc Hirschi, in grande forma e reduce dal Giro di Lussmburgo al pari di Joao Almeida, mentre meno possibilità ha la Slovenia del capitano Matej Mohoric e dei dominatori di Tour e Vuelta Tadej Pogacar e Primoz Roglic.

[Credits Foto: Getty Images]