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Quella che è stata scritta domenica nel ciclismo mondiale è una pagina epocale.

L’eritreo Biniam Girmay è diventato il primo atleta dell’Africa subsahariana a vincere una classica: il portacolori del team belga Intermarché-Wanty-Gobert lo ha fatto nelle Fiandre, alla Gand-Wevelgem, dopo 249 chilometri di gara, battendo il francese Christophe Laporte della Jumbo-Visma, squadra che si era messa a disposizione del suo uomo di punta, Wout van Aert, sperando che riuscisse a fare la differenza nella terza e ultima salita del Kemmel, a 34 chilometri dal traguardo. Ma non è successo e quando di chilometri ne mancavano solamente 25 è arrivata l’azione di un quartetto, formato da Laporte, Van Gestel, Stuyven e Girmay, che è andato fino in fondo.

Girmay, 21 anni, è diventato professionista nel 2020 con la squadra francese Delko. L’anno precedente, con la maglia della nazionale eritrea, si era assicurato la terza tappa de La Tropicale Amissa Bongo, una corsa che si tiene in Africa, nel Gabon.

Nel 2021 ha colto un secondo posto al Trofeo Laigueglia (alle spalle di Giulio Ciccone) e sempre nel 2021, dopo avere fatto il suo esordio con la sua nuova squadra al Giro di Polonia, si è messo in luce ai Mondiali Under 23, conquistando una preziosa medaglia d’argento.

Nel 2022 ha iniziato facendo proprio in Spagna il Trofeo Playa de Palma, poi si è piazzato al quinto posto all’E3 Harelbeke e si è fatto notare anche alla Milano-Sanremo, che ha terminato in un’onorevolissima dodicesima posizione. Ma quello che ha fatto domenica, in una bella giornata dal punto di vista meteorologico, è qualcosa di veramente speciale. “Ho sofferto un po’ sul selciato, non si può dire che sia comodo correrci sopra – ha ammesso dopo avere tagliato il traguardo -. Però poi mi sono sentito sempre meglio: sapevo che non sarebbe stato facile avere la meglio sugli altri tre, però non ho perso la fiducia in me stesso e così sono riuscito a vincere“.

Biniam è consapevole che il suo exploit possa cambiare e molto l’atteggiamento nei riguardi dei corridori africani, ai quali difficilmente si è dato credito.

Sono in molti, ora, quelli che si mangiano le mani per non avere creduto lui, investendo sul suo ingaggio (“Se è difficile emergere per un corridore europeo, è più difficile per noi. Lavoriamo duramente ma c’è bisogno di qualcuno che veda il tuo potenziale” ha raccontato l’eritreo).

In casa della Intermarché-Wanty-Gobert, invece, fanno la ruota del pavone perché hanno sotto contratto un ragazzo che, al di là delle capacità quando è in sella, si può trasformare in un vero e proprio ambasciatore delle due ruote del gigantesco continente africano, con risvolti economici da non sottovalutare.

Tra gli appuntamenti ai quali non mancherà nel 2022 Girmay c’è il Giro d’Italia e si può essere certi che avrà tantissimi tifosi in più a sostenerlo quando sfreccerà sulle strade della Penisola: l’evoluzione del ciclismo africano, sancita domenica con il suo successo, può essere dimostrata anche nella Corsa Rosa.

E il ragazzo ha le idee chiare, vuole lasciare il segno, vincendo una tappa. E poi si vedrà…