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Ivan Basso e Gilberto Simoni, Giro 2006: due dei migliori ciclisti italiani l’uno contro l’altro in maniera furiosa davanti alle telecamere. Una scena molto inconsueta e che quando capita rimane nella memoria a lungo. Volarono accuse fortissime, per un pelo non si arrivò allo scontro fisico tra due dei pesi massimi del ciclismo italiano dell’epoca, due che avevano già vinto il Giro d’Italia e che non esitarono a mettere in piazza aspetti degni di un retroscenista.

Basso e Simoni, il Giro d’Italia 2006 e l’Aprica

Se dovessimo soffermarci solo alla classifica finale di quel Giro d’Italia 2006 apparentemente non troveremmo nulla di interessante: o meglio, vedremmo un dominio assoluto di Ivan Basso, all’epoca punta di diamante del ciclismo azzurro, trionfatore a Milano con 9 minuti di vantaggio sul colombiano José Enrique Gutierrez e ben 11 su un altro italiano, Gilberto Simoni, già vincitore della corsa rosa nel 2001 e nel 2003.

La tappa della discordia è quella del 27 maggio, la penultima prima della passerella finale: la Trento-Aprica, 212 chilometri durissimi con passaggi sul Tonale, il Gavia e il Mortirolo dal lato di Mazzo di Valtellina, il peggiore. Insomma, epica allo stato puro, con i migliori a caccia della gloria. Basso in modalità controllore della situazione, Simoni e Damiano Cunego tra gli altri ad animare la corsa.

Per tre ore andatura tranquilla, poi l’attacco a sorpresa di Basso: avversari al tappeto uno dopo l’altro, tranne Simoni che sul Mortirolo non solo regge, ma in discesa verso il traguardo va via. All’improvviso però il trentino rallenta, fa rientrare il rivale e sembra una strategia per, chissà, completare la tipica “spartizione”: assieme fino alla fine, tappa a Simoni e suggello del trionfo per Basso? Lo dicono addirittura i commentatori Rai, Auro Bulbarelli e Davide Cassani, con Silvio Martinello che dalla strada dove segue la situazione in moto conferma. “Due campioni che si dividono la fatica con obiettivi diversi”.

Non va esattamente così, Ivan ai meno 3 stacca Gilberto e vince mostrando la foto del figlio Santiago, nato la notte prima, rifilando un minuto abbondante al collega. C’è qualcosa che non va, comunque. Dopo il traguardo un Simoni imbufalito commenta: “Bel gesto”, riferendosi a Basso. E alla “Gazzetta dello Sport” rincara la dose: “Prima mi ha chiesto di non staccarlo. L’ho aspettato, non veniva giù. Se avessi a che fare con degli uomini, sarebbe diverso. Mi sarei dato meno da fare. Quando mi ha visto in difficoltà, ha aumentato. Signori non ce ne sono più, in giro“.

Simoni e l’attacco a Basso

Finisce il Giro d’Italia, si tirano le somme, vincitori da una parte e sconfitti dall’altra. Basso e Simoni sul podio di Milano, ma soprattutto di fronte a pochi metri di distanza nel giorno di chiusura della corsa rosa. “Ivan mi ha chiesto soldi per vincere”, sbotta il trentino, che replica: “Perché dici cose che non sono vere?”. Ma Simoni, pronto: “Vuoi che diciamo la cifra?”. Così cala il gelo, ai microfoni della Rai, con la giornalista Alessandra De Stefano vagamente imbarazzata.

Non è che nella mia vita ho bisogno di Basso. Non mi ha regalato niente, quindi non so perché dovrei giustificarmi o scusarmi o andare d’accordo con lui. Io le sue scuse non le accetto. È come dire che uno ti viene addosso in macchina, ti manda un mese in ospedale e dopo ti chiede scusa. Le scuse dopo non servono”: la rabbia di Simoni è evidente e rumorosa. “L’hai vinta lo stesso la tappa, bravo: complimenti”, è l’ultima frase sarcastica del trentino a Basso, anche lui abbastanza imbarazzato.

Un anno dopo, mentre Basso finirà coinvolto nell’Operacion Puerto, lo scandalo doping che porterà Ivan a una squalifica di due anni, Simoni non risparmierà l’ultima stilettata alla vigilia del Giro d’Italia: “Perdonarlo? Mai. Basso è interessato solo ai soldi. Fino a quel momento lo stimavo. Poi ho scoperto che non ero stato il primo a sbagliare fidandomi di lui. Da allora, quando parlo di Basso sono sempre un po’ bastardo. Non ho più considerazione della persona.”