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Negli ultimi vent’anni si è assistito in Bundesliga ad un totale monopolio del Bayern Monaco per la vittoria del titolo nazionale. Le uniche tre eccezioni sono rappresentate dal Werder Brema che nella stagione 2003/2004 sono riusciti a vincere il 4° campionato della loro storia, lo Stoccarda e il Wolfsburg nel 2009. Quanto accaduto quell’anno porta con sé qualcosa di difficilmente ripetibile. Quella squadra era composta da due campioni del mondo quali Barzagli e Zaccardo e da due assoluti fenomeni come Dzeko, vecchia conoscenza del campionato italiano, e Grafite.

Il Bayern Monaco è riuscita nella maggioranza delle occasioni ad imporsi sulle avversarie, mietendo un titolo dopo l’altro ed ampliando sempre più la propria bacheca di trofei. I nomi altisonanti che hanno hanno vestito la blasonata maglia bavarese sono innumerevoli ma gli stessi non sono riusciti a placare l’impresa che si apprestava a mettere in atto il Wolfsburg.

Magath, efficienza tedesca e concretezza: l’arma vincente del Wolfsburg

Nel 2007 Wolfang Felix Magath approda sulla panchina del Wolfsburg. Arrivato dopo un deludente 15° posto, inizia un percorso soprattutto mentale per provare a rendere vincente questa squadra. Il tecnico non ha molti fronzoli ma è interessato al risultato, il bel gioco quando possibile ed è un uomo molto concreto, come durante la sua carriera da giocatore. Il suo nome evoca brutti ricordi in Italia, specie nella memoria dei tifosi della Juventus. Difatti fu proprio lui a segnare la rete ad avvio del match con l’Amburgo beffando Dino Zoff che all’epoca difendeva la porta bianconera.

Quella Juventus poteva annoverare la proprie fila sei giocatori che avevano vinto il Mondiale 1982, oltre a Boniek, Platini e Bettega. L’Amburgo è stata la vera underdog di quella edizione della Coppa dei Campioni. L’Amburgo è riuscito a sconfiggere la ben più blasonata Juventus. Happel, all’epoca tecnico della compagine tedesca, giocò uno sgambetto non da poco a Trapattoni che data la rosa a disposizione pensava di poter chiudere piuttosto agevolmente la pratica. Magath mise a referto la rete del successo al 9′ del primo. La sua squadra vinse.La concretezza del suo vivere il calcio è stata chiara e vivida già da quel momento e sarà proprio quella che il tedesco ha impresso nella mente dei suoi una volta divenuto tecnico.

La sua prima stagione al Wolfsburg è stata dedicata alla ricerca di un senso pratico utile a portare a casa il risultato. I Lupi chiusero al quinto posto quell’anno, un indubbio miglioramento rispetto al 15° gradino della classifica raggiunto la stagione precedente. Al suo arrivo Magath ha iniziato a mettere le basi per quello che sarebbe poi accaduto l’anno successivo. Tuttavia, nessuno in quel momento si sarebbe aspettato le prestazioni mostre messe in atto da alcuni giocatori. Tantomeno una caduta di stile piuttosto vistosa del re della Bundesliga, ovvero il Bayern Monaco.

2009: l’anno del trionfo

La stagione 2008/2009 è stata piuttosto bizzarra in Bundesliga. Magath poteva contare su dei Campioni del Mondo 2006 quali Barzagli e Zaccardo. Interessante notare come gli stessi abbiano ottenuto il titolo proprio su suolo teutonico e soprattutto il primo sia stato fondamentale nel successo del Wolfsburg.

A questo punto, è necessario fare un punto su quella stagione specifica del campionato tedesco. Innanzitutto, l’Hoffenheim neopromosso si laurea campione d’inverno dopo una cavalcata invidiabile realizzata nel corso del girone d’andata. Già questo aspetto di per sé sorprende. I bavaresi paiono sin da subito sotto tono, quasi come se un meccanismo che rasenta la perfezione stesse iniziando ad incrinarsi. In questo contesto alterato rispetto al piattume caratteristico della Bundesliga, considerata la supremazia del Bayern Monaco, Magath continua a lavorare. Il tecnico sta plasmando la squadra. Punto fermo della difesa è Barzagli che di lì a poco verrà richiamato in Italia per giocare con la Juventus, squadra sconfitta in finale di Coppa dei Campioni proprio dall’allenatore dei Lupi.

Ad essere il fulcro del suo gioco è la spina dorsale della squadra. Josué davanti alla difesa è una certezza ed assieme a lui Misimovic che si trova dall’altro lato del campo ma con il quale trova un’intesa perfetta. Mondi opposti che non collidono ma anzi, quando si incontrano volgono senza paura lo sguardo verso l’avversario. Una partita dopo l’altra si rivelati parte di un meccanismo perfetto. A fare scalpore era diventata la defezione di uno dei.

Menzione d’onore va senza dubbio al reparto offensivo. A comporre l’attacco erano Edin Dzeko e Edinaldo Batista Libânio, al secolo Grafite. Il primo era caratterizzato da un approccio ligio e poco avvezzo alla stravaganza. La sua storia personale lo avrà sicuramente condizionato nel vivere le gioie un poco alla volta ed un allenatore così attento alla preparazione mentale come Magath non può aver fatto altro che incrementare questa caratteristica. L’altro era un brasiliano che quell’anno ha sbaragliato la concorrenza, anche quella del compagno di squadra, e si è imposto su tutti quanti.

I gol realizzati dai due ammontano a 54. Grafite ne ha messi a segno 28 e Dzeko 26. Hanno ridisegnato le gerarchie. Nel match più importante, quindi quello contro il Bayern Monaco, il Wolfsburg riesce a vincere 5-1 in casa. A timbrare il cartellino sono i due capo cannonieri dell’anno che mettendo a referto una doppietta a testa, oltre al gol di Gentner che ha aperto le marcature. Ai bavaresi resta solo la rete della bandiera che ironia della sorte è stato segnato da un altro campione del mondo del 2006, ovvero Luca Toni.

La mentalità vincente di Magath

La stagione termina con il Wolfsburg che vince con due punti di scarto sul Bayern Monaco e mette nel proprio palmares il primo titolo nazionale della sua storia. Oltre alle performance eccellenti dei giocatori, non va dimenticato il ruolo di Magath. La sua devozione al lavoro e la sua mentalità vincente sono state le fondamenta verso il successo.

Non aveva un modulo prediletto, questo passava da essere un 4-4-2 a un 4-3-2-1 con estrema facilità, ma gli interpreti erano scelti con cura. Tra i pali c’era Benaglio ed a comporre la difesa a 4 erano Pekarik, Simunek, Barzagli e Schafer. A centrocampo si posizionavano Riether, Misimovic e Gentner ed in attacco poteva vantare il duo delle meraviglie della Bundesliga: Dzeko e Grafite.

Lo stesso Barzagli dirà di Magath che lo redarguiva ogni qual volta che si lamentava: “Sai perché non ti alleni al meglio? Perché non credi in quello che fai”. Queste poche parole rendono perfettamente l’uomo e l’allenatore che è stato. Non solo un artefice di un successo che rimarrà nei libri di storia ma un demiurgo per i suoi uomini.