Per trovare un parallelo con una finalista di una competizione europea messa così male in campionato, dovremmo scomodare l’illustre esempio del Nottingham Forest di metà anni Ottanta, capace di vincere la Coppa dei Campioni – per il secondo anno di fila, in aggiunta – mentre navigava nelle burrascose acque della Second Division inglese (la nostra Serie B, per intenderci).
Il Tottenham, con 38 punti in 37 partite, si trova al 17esimo posto della Premier League. Il dato impressionante riguarda il numero dei gol presi: 61. Almeno però ne ha segnati 63, dimostrando così di non aver raggiunto totalmente a caso la finale del secondo più importante trofeo europeo per club. Il Manchester United, sua prossima sfidante in quel di Bilbao, non ha fatto molto meglio. Di punti ne ha 39 ed è 16esimo, e ha subito 54 gol – 7 in meno degli Spurs. Ma ne ha pure segnati appena 42 – laureandosi sesto peggior attacco della competizione. Lo United. Capito, sì?
Ecco, allora, che la finale di Europa League per queste due squadre – che hanno già vinto (due volte il Tottenham, una volta lo United) – non rappresenta la ciliegina sulla torta di una stagione vissuta in crescendo. Semmai, l’unica possibilità di redenzione dopo nove mesi infernali. Per un motivo (il disordine societario, senza dubbio) o per un altro (la sfortuna che si porta dietro chi non vuole mai provare ad essere audace). Che tipo di partita dobbiamo aspettarci, tra queste squadre così in difficoltà di rendimento?
Le info su Tottenham v Manchester United
- Data: mercoledì 21 maggio 2025
- Orario: 21:00
- Canale TV: Sky, NOW, TV8
- Streaming: Sky Go, NOW, TV8
Diamo uno sguardo alle probabili formazioni.
- TOTTENHAM (4-3-3): Vicario; Pedro Porro, Romero, Van de Ven, Udogie; Sarr, Bissouma, Bentancur; Johnson, Solanke, Richarlison
- MANCHESTER UNITED (3-4-2-1): Onana; Lindelof, Maguire, Shaw; Diallo, Ugarte, Casemiro, Mazraoui; Fernandes, Mount; Hojlund
Sul sito ufficiale degli Spurs è apparsa l’affascinante storia della Total Lilywhite – la divisa tutta bianca – in Europa. La mente dietro la scelta estetica risponde al nome di Bill Nicholson, vincitore di due titoli con il Tottenham. Da tempo Bill credeva che le divise dai colori più chiari avrebbero aiutato i giocatori a vedersi meglio sotto le luci, che all’inizio degli anni ’60 erano meno efficaci. Chissà se servirà ai ragazzi di Postecoglu per imbroccare la via della vittoria.
Intanto, un dato: in questa stagione, gli Spurs hanno ottenuto due vittorie in Premier League e una ai quarti di finale di Coppa di Lega contro il Manchester United, che a differenza dei bianchi è ancora imbattuto in questa edizione dell’Europa League.
La paura fa 90, ma pure 120 più rigori
Uno dei principali temi della partita sarà senza dubbio la paura. Non ci aspettiamo una finale tesa e poco emozionante come lo fu Liverpool v Tottenham del 2019, l’ultima partita decisiva per un titolo europeo (in quel caso la Champions) nella storia degli Spurs. A distanza di sei anni, i motivi per temere l’avversario sono di ordine pratico. Il Tottenham non vince in campionato dal 6 aprile scorso. Ha perso 5 delle ultime 6 partite in Premier, anche se in Europa ha addolcito la pillola vincendo sia l’andata che il ritorno contro il Bodo, dopo aver buttato fuori il Francoforte battendolo in Germania (0-1).
Non va molto meglio allo United, che sì – come il Tottenham – è reduce da un cammino europeo davvero da brividi, soprattutto nel doppio assurdo confronto contro il Lione, con un finale ad Old Trafford da vecchio e caro Man U di fergusoniana memoria, ma al contempo la squadra allenata da Amorim non vince in campionato addirittura dal 16 marzo, e ha perso 6 delle ultime 8 partite giocate in Premier. Numeri a dir poco impietosi, che chiedono una risposta decisa in Europa League. Sempre che la paura non faccia 90 – e 120, considerando l’atteggiamento, probabilmente prudente, delle due squadre.
Solitamente al secondo anno vinco trofei
Una frase che rischia di entrare nella storia l’ha pronunciata Ange Postecoglou a metà settembre. Eravamo ancora all’inizio della stagione e il Tottenham sembrava lanciato per un buon piazzamento in campionato. Intervistato ed elogiato dalla stampa, l’ex allenatore del Celtic aveva risposto pure a qualche critica di troppo nei suoi confronti: “I’ll correct myself, I don’t usually win things, I always win things in my second year”. Che tradotto significa: nel mio secondo anno, vinco sempre qualcosa.
È una frase forte, ma non priva di fondamento. Le squadre di Postecoglou sono animate da uno spirito che ne forgia il carattere, tutto propenso all’offesa, anche se assai esposto nella fase della difesa. Chi ha visto Tottenham 3-3 Roma di quest’anno, se lo ricorderà molto bene. La squadra di Postecoglou gioca sì un calcio spumeggiante davanti, dove grazie alla qualità di Madison e alle sgasate di Son (che dovrebbe rientrare per la finale), grazie ai muscoli di Bentancur e alla finalizzazione di Solanke, crea tanto e segna altrettanto. Epperò, dietro, lascia molto a desiderare, con una linea di difesa ai limiti del suicidio tattico – un po’ sullo stile di Hansi Flick al Barcellona.
In questo regno lasciato incustodito, i cavalieri di Amorim possono infilarsi a meraviglia. D’altra parte a Bruno Fernandes non manca certo la qualità per verticalizzare, come a Diallo di sgasare a Hojlund di finalizzare. Questo è il vero tema tattico della partita, sempre che Postecoglou – ma non crediamo – diventi improvvisamente molto pragmatico. Di solito al secondo anno da allenatore di un club, vince qualcosa. Ci fidiamo?