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Quando si parla di Walter Zenga i primi colori che vengono in mente sono quelli nerazzurri dell’Inter con cui ha collezionato per 473 presenze negli anni ‘80/’90, oppure l’azzurro della Nazionale. C’è stato un momento però che Zenga è stato vicino anche ad un altro azzurro, quello del Napoli, chiesto espressamente da Maradona.

Zenga e i suoi duelli con Maradona nelle sfide tra Inter e Napoli

Nella seconda metà degli anni ‘80 e nei primi anni ‘90 Walter Zenga era uno dei migliori portieri in circolazione, titolare nella nazionale italiana e nell’Inter in cui era cresciuto fin da bambino, con esperienze in prestito tra Salernitana, Savona e Sambenedettese prima di diventare titolare della porta nerazzurra nel 1983.

I primi successi con l’Inter sarebbero arrivati sul finire del decennio, con l’Inter dei Record di Giovanni Trapattoni, ma proprio poco prima di diventare un pilastro e un simbolo di quella squadra Zenga ha avuto la possibilità di prendere la strada di Napoli.

Fin dalle prime partite giocate con l’Inter Walter Zenga aveva fatto vedere tutte le straordinarie doti tra i pali che gli sarebbero valse il soprannome di Uomo Ragno, partecipando come terzo portiere ai Mondiali di Messico ‘86 (leggenda narra che abbia mancato la sua prima convocazione in Nazionale perché irrintracciabile, impegnato in una fuga d’amore con la showgirl Marina Perzy).

Tra i tanti che rimasero impressionati dal talento interista ci fu anche Diego Armando Maradona, che giocò contro di lui molte volte, segnandogli nella stagione 1985-1986 a Milano un gol che rimarrà sempre impresso nella memoria di Zenga, un sinistro al volo in diagonale mentre, secondo le memorie del portiere “Non guardava il pallone, mi fissò negli occhi e mentre lo faceva la buttò dentro”. Maradona gli fece il gol decisivo su rigore al ritorno, mentre nella stagione successiva, quella del primo storico scudetto partenopeo, Zenga mantenne la porta inviolata sia a San Siro che al San Paolo

Quando Maradona chiese a Ferlaino di comprare Zenga

Dopo la vittoria del primo scudetto napoletano, Maradona chiese a Ferlaino di rinforzare la squadra con alcuni dei migliori giocatori che aveva incontrato in campionato. Su tutti c’erano due nomi: Gianluca Vialli e Walter Zenga.

La trattativa per il portiere non andò in porta in estate, ma continuò anche durante la stagione successiva, mentre il Napoli era in piena fiducia e dominava il campionato imbattuto. Il 29 novembre 1987, in occasione di Inter-Napoli, i tifosi nerazzurri si appellarono al loro idolo srotolando l’ironico striscione “Magico Zenga resta in Italia, non andare all’estero”.

Ma il tracollo del Napoli nella parte finale di quella stagione cambiò notevolmente i piani della società partenopea, che rinunciò ad ingaggiare Zenga perdendo però al contempo anche Garella, che non aveva preso di buon grado la prospettiva di essere accantonato e fu ceduto all’Udinese.

Il Napoli quindi virò su Giuliani mentre Zenga rimase in quella che passò alla storia come l’Inter dei Record, capace di vincere lo scudetto battendo il Napoli a San Siro per 2-1 con gol decisivo di Lothar Matthaus, altro giocatore che Maradona cercò inutilmente di convincere a vestire l’azzurro.

La notte maledetta di Zenga a Napoli

Walter Zenga al San Paolo però ci avrebbe giocato un anno più tardi, in quella che è forse la pagina peggiore della sua carriera: nella semifinale del Mondiale di Italia ‘90 l’Italia affronta proprio l’Argentina di Maradona,  proprio a Napoli. Un match tesissimo, il primo che l’Italia gioca lontano dall’Olimpico di Roma e con Maradona, reduce dalla vittoria del secondo scudetto partenopeo, che aveva inutilmente invitato i napoletani a fare il tifo per lui, facendo leva su un eventuale senso di rivalsa verso il Nord: “Ci hanno sempre chiamati africani e oggi si ricordano che Napoli è Italia”.

L’Italia passa in vantaggio al 17° grazie al suo cannoniere Totò Schillaci, colui che con i suoi occhi spiritati rendeva quelle notti estive ancor più magiche di quanto cantassero Gianna Nannini ed Edoardo Bennato.

Gli azzurri sembrano riuscire a controllare il match fino al 67°, quando Maradona gira una palla verso Olarticoechea che fa partire un cross verso il centro dell’area. Zenga esce cercando di intercettare la palla con i pugni prima che Caniggia la possa colpire di testa, ma l’uscita del portiere è nettamente in ritardo e costa il pareggio argentino.

Alla fine il match si chiuderà ai rigori, con Zenga incapace di parare alcuni tiro degli argentini che si qualificano per la finale grazie agli errori dal dischetto di Donadoni e Serena.

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