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L’ultima volta che Porto e Lazio si sono affrontate in Europa (stagione 2002/2003), una stava per compiere l’ascesa totale e inarrestabile nel calcio dei grandi, l’altra stava per uscirci definitivamente. Era la Lazio della banda Mancini, l’ultima grande Lazio di Sergio Cragnotti prima del crack finanziario e del passaggio di proprietà a Claudio Lotito, attuale presidente dei biancocelesti. Ma era soprattutto il Porto di José Mourinho, che dalla Coppa UEFA sarebbe passato in breve alla Champions League – riuscendo persino a vincerla.

L’andata a Oporto – lo stesso luogo del delitto che caratterizzerà i primi 90’ della gara knockout di Europa League 2021/22 – finì in quell’occasione 4-1. Un punteggio severo, ma giustissimo, che costerà in sostanza la qualificazione alla finale ai biancocelesti – al ritorno, in un Olimpico stracolmo, la Lazio non andrà oltre lo 0-0. Siamo ancora molto lontani dall’ultimo atto della competizione, ma questo Porto vs Lazio è già una finale anticipata.

La partita di Conceição

Il sito ufficiale dell’UEFA l’ha definita senza troppe ambagi il «derby di Sergio Conceição». L’ex centrocampista biancoceleste con la Lazio ha vinto quasi tutto ciò che c’era da vincere. In Italia come in Europa. All’uscita del sorteggio dalle beffarde urne di Nyon, ha parlato di emozioni forti e contrastanti.

All’alba, poi, della sfida di giovedì, ha glissato sul campionato: «Avremmo dovuto vincere contro lo Sporting Lisbona per chiudere il discorso relativo al campionato ma ora dovremo raffreddare gli animi e preparare al meglio la prossima sfida contro la Lazio. Più che una partita di Europa League, questa è una sfida da Champions League. La Lazio è una grande squadra, ma noi vogliamo confermare di essere una formazione di livello, e dimostrare che siamo cresciuti anche a livello di club».

I punti di forza del Porto

I numeri parlano per i portoghesi.

Nonostante le cessioni di Luis Diaz (miglior marcatore stagionale con 16 reti), Sergio Oliveira (mattatore contro la Juventus lo scorso anno in Champions League) e Corona (fenomenale esterno di fascia tuttofare), il Porto rimane una squadra incredibilmente temibile. Soprattutto a Oporto dove il club allenato da Conceição quest’anno ha perso in sole due occasioni. Entrambe, peraltro, in Champions League, contro il Liverpool e l’Atletico Madrid – non proprio due squadre qualunque.

Dopo l’estremo difensore Diogo Costa (2.516 minuti giocati, record dell’11 portoghese), tanto fenomenale quanto avvezzo, forse per la giovane età, a gravi dimenticanze/papere nel corso della stagione, i giocatori con più minuti sul campo sono Mbemba – fido compagno difensivo di Pepe, nel solido 4-4-2 di stampo cholista del Porto di Conceição – e Taremi. Attenzione all’attaccante iraniano che, dopo Luis Diaz e prima di Evanilson (l’altra punta, 7 reti), ha realizzato il maggior numero di gol nella stagione dei portoghesi (13).

Da agosto ad oggi il Porto ha perso appena 3 partite totali in tutte le competizioni. Liverpool, andata e ritorno, e appunto Atletico Madrid. Detto altrimenti, in Portogallo il Porto non perde mai. Peggio, si sbrana gli avversari.

Delle 22 giornate complessive del campionato fin qui disputate, il Porto ha ottenuto 19 vittorie e 3 pareggi – senza mai perdere – segnando 57 reti (uno in meno del Benfica terzo) e subendone 16 (uno in più dello Sporting secondo). Proprio nel derby contro i biancoverdi, il Porto ha arrestato, si fa per dire, la striscia vittorie consecutive in campionato (8 nelle ultime 9).

Le armi della Lazio

Sono numeri che possono e forse devono far paura alla Lazio di Sarri.

L’allenatore italiano, che come ricorda ingenerosamente il sito UEFA allenava la prima categoria toscana quando Porto e Lazio si sono affrontate l’ultima volta ormai 19 anni fa, ha parzialmente aggiustato il tiro della fase difensiva nelle ultime uscite di campionato.

Certo, i quattro gol presi a Milano contro il Milan – squadra che quest’anno ha imparato a conoscere e temere il Porto in Champions League – sono un campanello d’allarme preoccupante, anche perché il ritmo di gioco dei portoghesi ricalcherà quello del Milan che ha travolto i biancocelesti. Ma è altrettanto certo che Sarri può contare su una fase offensiva di tutto rispetto – seconda, a livello realizzativo, solo all’Inter di Simone Inzaghi in Serie A.

Immobile, già capocannoniere della competizione, non ha perso il vizio del gol. Quello che hanno scoperto (o riscoperto) giocatori come Pedro – con lui Sarri ha vinto l’ultima Europa League giocata col Chelsea –, Sergej Milinkovic-Savic (9 reti fin qui), Zaccagni (che ha già superato il suo miglior rendimento offensivo, e siamo solo a febbraio).

Lo stesso Luis Alberto, per larghi tratti della stagione discusso dalla critica – sovente più attenta a difenderlo dalle rigidità sarriane che non curiosa nell’apprenderne le difficoltà di ambientamento al nuovo modo di giocare del mister toscano –, sembra ora aver trovato il passo e la condizione (sia fisica che mentale) per diventare un giocatore totale.

Dietro, qualche progresso si è visto. Ma l’infortunio di Lazzari rischia di minare le certezze fin qui ritrovate.

In ogni caso, la Lazio di Sarri è insieme al Galatasaray la squadra con la miglior difesa del torneo (su sei gare disputate, quattro volte porta imbattuta per Strakosha e compagni). Se è vero che la regola dei gol in trasferta, rimossa dall’UEFA, dovrebbe garantire maggiore spettacolo e più libertà mentale per le due squadra, è altrettanto vero che la Lazio ha l’obbligo di rimanere in partita almeno fino al ritorno del 22 febbraio, quando l’Olimpico si riempirà per accogliere una delle squadre più forti d’Europa.

Al momento, il pronostico dice Porto. Ma il calcio è strano, e nessuno meglio di Sarri lo sa. Dalla prima categoria toscana ad un posto tra le otto più forti d’Europa.