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C’è una legge non scritta del calcio che sa sovvertire tutte le altre, a discapito di libroni, proteste e classifiche. È il destino. Molto semplice, forse non esattamente intuitivo.

Però c’è quella parte di sorte che determina come nessun’altra: che sia un tiro a giro sul secondo palo, una parata all’ultimo istante, un colpo di testa al 95’ quando tutto sembra ormai perduto. Arriva lui. Cioè il fato. E arriva per scoperchiare tutte le certezze che ti eri costruito in novanta minuti di lotte, fango, ansia. Emozioni.

Ora: di natura, l’imprevisto (anche quello positivo) squinterna ogni cosa. Soprattutto, ti rende partecipe di un’epifania particolare, ricordandoti che tutto è incredibilmente possibile e che nel possibile ci sono robe che scappano a gambe levate dall’ordinario.

Tipo? Bah, nel calcio l’esempio massimo è il contrario che diventa decisivo. Esattamente come un portiere che fa gol, o un attaccante che para (ricordate Palacio?). E se il secondo è quantomeno improbabile, sulla prima eventualità abbiamo una letteratura calcistica meravigliosa. Da cui attingiamo a piene mani.

Portieri goleador: gli occasionali

È una legge non scritta, come raccontavamo. È una legge che però è applicata più spesso di quanto si pensi. Per carità: resta una rarità in modo assoluto. Però è sempre stata democratica, nel senso che ha toccato davvero tutti. Pro e contro.

Rampulla

A partire da Michelangelo Rampulla: folletto siciliano, partito da un paesino in provincia di Messina e arrivato a totalizzare dieci stagioni alla Juventus. Tutte da secondo portiere. Eh, portiere pure goleador.

Ecco, prima di lui nessun estremo difensore era riuscito a segnare, a buttar la palla dall’altra parte. Il mitico Rigamonti aveva trasformato qualche rigore, ma su azione solo Rampulla si fece leggenda: un colpo di testa arrivato il 23 febbraio del 1992, quando la Cremonese provava a cambiare una stagione ormai andata, nel derby contro l’Atalanta.

Taibi

Dopo di lui arrivò Taibi: un gol che fece impazzire Reggio Calabria e la sua Reggina. Era Udine, ed era 1-0 per l’Udinese: all’88’, in quello scontro salvezza, Massimo chiede alla panchina di poter salire in attacco per aumentare il numero di giocatori in area di rigore.

Ci si guarda attorno, poi arriva l’okay: Taibi va, e va pure di terzo tempo. Rete. Incredibilmente rete. “Cos’ho pensato? – le parole al Corriere della Sera – C’è un po’ di disperazione se si va in area avversaria, è chiaro. Io ci andai addirittura all’88’, perché contro l’Udinese era uno scontro salvezza e ci serviva almeno il pareggio. Sono andato avanti per creare scompiglio. Il pensiero del gol è uno degli ultimi che mi passava per la testa e penso sia stato così anche per Brignoli“.

Brignoli

A proposito di Brignoli: forse è stato il gol più bello e storico di tutti. Capita infatti che il 3 dicembre, con il Benevento ancora a secco di punti in una stagione di Serie A a dir poco sciagurata, ci pensi proprio l’estremo difensore a rompere la bolgia di San Siro con una testata in tuffo che lo innalza nella storia.

L’espressione di Gattuso miglior istantanea per definire quell’istante: no, come poteva crederci? Era assurdo solo pensarla, la marcatura.

Lehmann e Schmeichel

Un po’ come quella di un giovanissimo Lehmann: ai tempi dello Schalke, si fece trovare al posto giusto al momento giusto. Il non plus ultra resta però Schmeichel: due gol con lo United e uno con l’Aston Villa.

Una calamita per gli spioventi apparentemente inutili in area; una calamità per gli avversari che se lo ritrovavano nell’area piccola all’ultimo istante.

Portieri goleador: i bomber coi guantoni

A ogni eccezione corrisponde sempre una regola.

E se è proprio l’eccezione a farsi regola? Un bel casino. Però bellissimo. Chiedere per credere alle storie dei vari Rogerio Ceni, Chilaver, Jorge Campos. Portieri che hanno fatto la storia tra i pali, propri e avversari. Scopriamoli.

Rogerio Ceni

Attivo fino ai 42 anni, il Pelé della porta è un mito che trascende il Sao Paulo, club nel quale ha giocato 26 stagioni di fila, oltre al Brasile: i suoi 131 gol sono un numero troppo complicato da eguagliare per il mondo intero.

Neymar non era neanche nato quando Rogerio arrivò nella squadra paulista, direttamente dalle giovanili del Sinop, un club modesto che arriva dal Campionato Matogrossense.

Aveva 17 anni in quel 1990 e il debutto arrivò tre anni più tardi, facendo sempre da ombra a Zetti, il titolare di quel San Paolo guidato da Telé Santana.

Nel 1997 si prese il posto da titolare e segnò i suoi primi tre gol. Presto divenne capitano, e il 2005 fu il suo miglior anno: 21 reti all’attivo, alzò la Copa Libertadores e vinse il Mondiale per Club.

Nell’anno successivo, il 20 agosto contro il Cruzeiro, superò Chilavert siglando il 62° gol. Il 27 marzo del 2011 arrivò al numero 100.

Chilavert

Abbiamo parlato di Chilavert, e questa è un’altra storia che va necessariamente raccontata.

Il gran portiere paraguagio chiuse la sua carriera con appunto 62 gol, molti di questi memorabili. Fu l’estremo difensore con più reti fino al 2006, ma i record continuano a sprecarsi.

Ad esempio: fu il primo portiere a segnare un gol su calcio piazzato, il primo a segnare una tripletta (nel 1999 umiliò tre volte il Ferro Carril Oeste dagli undici metri).

Con il Velez Sarsfield ottenne gloria infinita: 4 campionati argentini, Libertadores, Intercontinentale, Interamericana e Supercopa e Recopa sudamericane.

Non segnò mai su azione: in totale, le sue reti, furono 45 su penalty e 17 su punizione.

Higuita

Dai più goleador ai più particolari.

René Higuita deve però ringraziare un allenatore particolare: Francisco Maturana, tecnico dell’Atletico Nacional di Medellin. Riuscì lui a liberare la creatività e iniziò ad accumulare i primi dei 41 gol totali che segnò nella sua carriera.

Giocò in Spagna, Messico, Ecuador e Venezuela, nonostante le due principali squadre del suo cuore siano sempre rimaste l’Atletico Nacional e chiaramente la Selecciòn colombiana.

Comunque: 37 rigori, 4 punizioni. E… uno scorpione!

Jorge Campos

Con i suoi 1,68m di altezza, Campos è tra i portieri più bassi della storia.

Comunque, il valoroso portiere lasciò Acapulco per farsi carico della maglia numero uno dei Pumas della UNAM, nel 1988. Tre anni dopo, Cesar Menotti lo convocò nella nazionale messicana, con la quale arrivò a disputare tre mondiali, sempre con vestiari colorati.

Lungo la sua carriera, il Brody segnò 40 gol (solamente 9 di questi da rigore).

Butt

Butt…i ricordi. Soprattutto per gli juventini. Parliamo del portiere tedesco: l’estremo difensore ad aver segnato più gol nella storia della Champions League. Cioè 3. E tutti ai bianconeri, tutti e tre giocando per una squadra diversa. Il primo fu Edwin van der Sar durante la fase a gironi della CL 2001/2002, con la maglia dell’Amburgo (4-4); il secondo con il Leverkusen, stavolta a Buffon nell’annata successiva (3-1 per la Juve). Il terzo? Ancora a Gigi: 1-4 per il Bayern Monaco, coi gol di Olic, Gomez, Tymoščuk e… Butt. Ancora Butt.