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I 15 punti di penalizzazione comminati alla Juventus in seguito all’inchiesta sulle plusvalenze fittizie sono una delle penalizzazioni più consistenti assegnate a stagione in corso nella storia della Serie A.

Per trovare una penalizzazione più consistente da scontare a stagione in corso (escludendo quindi i 30 punti comminati a Fiorentina, Lazio e Milan dopo la conclusione della stagione 2005-2006 per lo scandalo Calciopoli) bisogna tornare infatti al primo caso verificatosi, ovvero i 18 punti tolti al Genoa nel campionato 1959-1960 per il Caso Cappello, un tentativo di combine della partita tra i rossoblù e l’Atalanta.

In realtà anche in quel caso la penalizzazione, di 28 punti totali, arrivò praticamente a campionato concluso (prima dell’ultima giornata), azzerando i 18 punti del Genoa (che era comunque ultimo in classifica) e condannandolo a scontarne altri 10 nel successivo campionato di B (che sarebbe poi stati ridotti a 7).

Fino a quel momento infatti le pene per illeciti sportivi consistevano nella retrocessione d’ufficio (come successe all’Atalanta per il Caso Azzini nel 1958), senza l’indicazione di una quota di punti di penalità. Molto spesso le pesanti penalità inflitte hanno determinato poi la retrocessione (come nel caso dell’Udinese nel 1986-1987, partita con 9 punti in meno per lo scandalo Totonero), mentre in certi casi hanno avuto poco impatt0 (Lazio e Milan, con -3 e -8 nel 2006-2007 ma entrambe qualificate alla Champions League, oppure il Bologna 2010-2011, salvo nonostante i 3 punti per mancati pagamenti IRPEF)

La Fiorentina di Prandelli: da -15 alla Coppa UEFA

Nelle intenzioni la penalità più grande da scontare in un campionato sarebbe stata quella della Fiorentina nella stagione 2006-2007, a cui erano stati assegnati 19 punti di penalità nell’ambito di Calciopoli. I Viola si sono poi visti ridurre la pena a 15 punti, ma l’inizio di campionato comunque non fu dei migliori, con 3 sconfitte nelle prime 4 giornate.

Nonostante l’inizio incerto, la squadra allenata da Cesare Prandelli si assestò presto grazie ad un grande rendimento difensivo (chiuderà la stagione con 31 reti subite, miglior difesa del campionato) e al rendimento degli attaccanti Luca Toni (all’ultima stagione in Viola) e Adrian Mutu (al contrario, all’esordio con la Fiorentina), entrambi capaci di andare a segno per 16 volte.

Grazie anche ai rincalzi Pazzini (7 gol) e Reginaldo (6 gol), la Viola chiuse la stagione con il 3° miglior attacco del campionato e la 6ª posizione in classifica (stessi punti del Palermo 5° ma in svantaggio negli scontri diretti), che vale la qualificazione alla Coppa UEFA. In assenza di penalizzazioni, avrebbe superato anche Lazio e Milan concludendo al 3° posto.

La Reggina di Mazzarri: da -11 ad una salvezza miracolosa

Alla partenza della stagione 2006-2007, all’indomani di Calciopoli, la sentenza più pesante appariva quella della Reggina: se Lazio, Fiorentina e Milan erano comunque squadre in grado di fare abbastanza punti per colmare il gap dato dalle penalizzazioni e comunque raggiungere una posizione dignitosa in Serie A, i 15 punti tolti alla Reggina sembravano condannare la squadra calabrese alla retrocessione.

Nonostante la successiva riduzione a 11 punti di penalità, il destino della squadra allenata da Walter Mazzarri sembrava comunque segnato: troppa la distanza da squadre di pari livello tecnico e che competevano anch’esse per la salvezza.

Mazzarri però riuscì a trasmettere carattere alla sua squadra fin da subito (impressiona la prestazione estiva in amichevole contro il Real Madrid, con le Merengues che vincono solo per 1-0 e con molta fatica). La squadra in campionato parte subito perdendo 2 derby nelle prime 3 giornate, contro Palermo e Messina, ma scopre il valore del giovane Rolando Bianchi (che si presenta alla prima giornata con una tripletta nella sconfitta per 4-3 di Palermo ed è decisivo nella prima vittoria contro il Cagliari) e del veterano Nick Amoruso, che firma una vittoria di prestigio contro la Roma al Granillo.

Appare chiaro a tutti che la Reggina non partecipa al campionato in veste di vittima sacrificale, e la riduzione della penalizzazione da 15 a 11 punti rende il sogno salvezza meno impossibile: la coppia Amoruso-Bianchi segna a ripetizione (17 reti il primo, 18 il secondo) e la squadra arriva all’ultima giornata al terzultimo posto, in coabitazione con il Siena e con ben sei squadre davanti racchiuse nell’arco di 6 punti, con alle spalle Messina ed Ascoli già sicuri della retrocessione.

Sono i gol di Amoruso e Amerini a far esplodere di gioia il Granillo nella vittoria contro il Milan, reduce dai festeggiamenti per la vittoria della Champions League e già sicuro del piazzaento in campionato, che vale una salvezza talmente clamorosa che tutti i membri della rosa vengono insigniti della cittadinanza onoraria di Reggio Calabria.

Serie A 1973-1974: la Sampdoria salva solo grazie alle altre penalizzazioni

Ha un po’ dell’incredibile la vicenda della Sampdoria nella stagione 1973-1974: la squadra iniziò il campionato con una penalizzazione di 3 punti, a causa del cosiddetto “giallo di Alzano”. I liguri, nella stagione precedente, avrebbero offerto un “premio a vincere” all’Atalanta contro il Vicenza, risultato che avrebbe di fatto salvato i blucerchiati ai danni dei veneti. Per una serie di incredibili coincidenze, alla fine in realtà fu proprio l’Atalanta a perdere quella partita in maniera rocambolesca e a retrocedere per la differenza reti.

A causa del tentato illecito però la Samp partì nella stagione 1973-1974 con 3 punti di penalità, che in realtà si rivelarono praticamente ininfluenti in chiave retrocessione dato che la squadra chiuse al penultimo posto a 20 punti, distante 5 punti dal Verona salvo con 25. Nel mezzo, il Foggia anch’esso retrocesso con 24 punti.

A fine campionato però scoppiò il caso dello “Scandalo della telefonata”, secondo cui il presidente del Verona Saverio Garonzi avrebbe convinto l’attaccante del Napoli Sergio Clerici ad accomodare il risultato della gara tra le due squadre (vinta dai veneti per 1-0) in cambio dell’aiuto ad aprire una concessionaria automobilistica a fine carriera.

Fu il Foggia a chiedere l’apertura di un’inchiesta, dato che la penalizzazione del Verona avrebbe significato la salvezza per i pugliesi, ma in seguito emerse anche il tentativo di corruzione della terna arbitrale di Foggia-Milan, ultima partita di campionato, da parte del presidente foggiano Antonio Fesce, che tentò di regalare ad arbitro e guardalinee un orologio a testa.

A seguito del pronunciamento della Corte Federale e delle nuove penalizzazioni la classifica di Serie A fu completamente riscritta: il Verona fu retrocesso d’ufficio in Serie B e al Foggia furono comminati 6 punti di penalità, il che significò l’insperata salvezza della Sampdoria.