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Non abbiamo fatto nemmeno un intero giro intorno al sole da quando nell’aprile del 2021, l’annuncio della Superlega aveva scosso il mondo del calcio. In quel comunicato c’era la firma di dodici dei club più importanti d’Europa, mossi dal un momento di crisi economica profonda e votati a trovare una via d’uscita immediata e diretta (almeno per loro) con la costituzione di un nuovo campionato europeo per club al di fuori di tutte le tradizionali federazioni.

Una rivoluzione durata però appena ventiquattro ore, dopo che il muro di UEFA e FIFA aveva fatto subito tornare alcuni sui propri passi, sgretolando le convinzioni dei “Club Fondatori“. Un progetto fallito sul nascere, ma che conteneva il seme di un cambiamento necessario, tanto che ancora oggi, nonostante le minacce di sanzioni, se ne torna a parlare.

I motivi del fallimento

Il fallimento di quella proposta non è però da ricercare soltanto nelle immediate minacce di FIFA e UEFA (che avrebbero perso di botto praticamente tutte le squadre più popolari e prestigiose), che avevano subito posto alcuni club sotto l’ultimatum della possibile esclusione anche dai rispettivi campionati nazionali (oltre che ovviamente dalla Champions e le altre Coppe europee).

C’era infatti qualcosa di eticamente scorretto in quella prima proposta, un germe mal digerito non solo dalla classe dirigente degli organi compatenti e degli altri club non menzionati, ma anche (e soprattutto) dal pubblico del grande calcio.

Impossibile di fatto avallare un progetto dove la “meritocrazia” sul campo non fosse prevista, con un’elite prestabilita e intoccabile di 12 Club Fondatori partecipanti all’infinito. Un modello insostenibile per i valori che il calcio porta da sempre avanti, almeno a livello teorico (su quali siano le reali uguaglianze economiche dei club del calcio europeo, ci sarebbe da aprire un capitolo a parte).

Superlega vs Champions

Tentativo di “Golpe” fallito quindi, con tanto di avvocati e cause legali ancora aperte, ma di questa frittata non si sono buttate via tutte le uova. E infatti proprio le tre più impegnate nel progetto inziale (Juventus, Real Madrid e Barcellona), hanno annunciato un nuovo tentativo, riveduto e corretto.

La direzione intrapresa questa volta, non a caso segue proprio le modifiche che la stessa UEFA ha applicato alla futura Champions del 2024 (che viceversa, ha probabilmente studiato la rivoluzione avvicinandosi proprio a un’idea di Superlega, con 24 squadre “fisse” e altre 8 che invece si qualificano di volta in volta nei campionati).

Le due entità quindi (i club ribelli e la UEFA), sembrano aver imparato la lezione avvicinandosi a una competizione con in realtà davvero poche differenze. Tranne la più evidente: l’una esclude l’altra. Quello che non è cambiato infatti, è la totale incompatibilità tra una possibile Superlega e una Champions.

Come cambierebbe la Superlega 2.0

A darci un primo quadro più preciso rispetto alla proposta di questa nuova versione della Superlega, è una rivista settimanale tedesca (il Wirtschaftswoche) che ha divulgato importanti anteprime a riguardo, con un paio di punti fondamentali:

  1. Nessun club con posto garantito
  2. Venti squadre partecipanti (più altre 20)
  3. Meno partite

Vediamo subito come la critica più feroce alla Superlega sia stata subito messa da parte, visto che secondo il nuovo regolamento, le 20 squadre partecipanti sarebbero qualificate proprio in funzione della loro posizione nel campionato nazionale.

Si è poi parlato di una ulteriore “Lega B” di altre venti squadre, magari con possibilità di promozioni e retrocessioni (in stile Nation League per intenderci), ma potrebbe anche essere una lega a parte, quello che succede con l’Europa League in pratica.

Altro punto interessante è quello di un numero ridotto di partite. In un teorico girone all’italiana da venti squadre, ci sarebbero 190 partite totali (tra andata e ritorno), contro le 223 della attuale Champions. Ma non è dato sapere se ci saranno eventuali playoff (o playout), nè se tutte le squadre si affronteranno tra loro.

Il cambiamento (del calcio) europeo

Ci sono ancora tante cose da chiarire su questa nuova eventuale proposta della Superlega, ma appare chiaro che la volontà di Agnelli e Florentino Perez (su tutti), sia quella di puntare questa volta proprio sulla voglia di cambiamento che, almeno quella, appartiene un po’ a tutti i grandi club europei.

Non a caso molti dei punti che hanno lasciato trapelare sono proprio in funzione di mettere in evidenza alcune problematiche precise, partendo dal concetto che il sistema calcio, così come pensato fino ad ora, non è più sostenibile.

E puntando i fari soprattutto su quanto non fatto dalla UEFA fino ad ora: controlli finanziari inadeguati, poche partite di alto interesse e qualità, poca trasparenza, un modello superato soprattutto per i grandi club di nazioni con campionati meno competitivi.

Si spinge quindi più sulla voglia di cambiare in meglio le cose, piuttosto che nel creare una sorta di elite del calcio (come a molti era sembrata la proposta originale), aprendo peraltro a tutti i club senza esclusioni di sorta e senza nessun posto garantito per decreto.

A quanto pare quindi, la Superlega è ben lontana dallo scrivere la parola Fine e, anzi, si preannuncia una battaglia epica con la UEFA (e non solo). Ai posteri, come si suol dire, l’ardua sentenza.