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Il Barcellona è la grande malata del calcio europeo di questa stagione: fuori dalla lotta per la Liga, fuori dalla Coppa del Re e umiliata in Supercoppa di Spagna, a fine stagione dovrà sicuramente trovare un nuovo allenatore dopo le dimissioni di Xavi.

Risultati che non arrivano, situazione economica disastrosa e un’infermeria strapiena sono gli ingredienti di questa profonda crisi che comunque come salvagente ha ancora la Champions League, curiosamente contro un’altra squadra in crisi, il Napoli.

Barcellona, la crisi improvvisa

Il gennaio dei catalani potrebbe essere paragonato allo stesso periodo, ma dell’anno scorso, del Milan di Pioli. Uno schiaffo dopo l’altro e sconfitte umilianti, come quella di sabato scorso in casa, 3-5 contro un Villarreal che era sotto fino al 90′.

In una stagione dove il Barcellona non è nemmeno più il leader della propria regione, scavalcato anche dal sorprendente Girona, la crisi si è acuita dopo la doppia botta presa tra Supercoppa di Spagna e Coppa del Re, con il Real Madrid e l’Athletic Bilbao a trattare gli uomini di Xavi davvero come uno zerbino.

Un gennaio disastroso che ha compromesso chiaramente le competizioni “interne”, ma che per fortuna dei blaugrana non ha spostato molto per quanto riguarda la Champions, appunto, dove il Barcellona si è qualificato comunque come primo nel suo girone ma per un pelo, nonostante sconfitte agghiaccianti come il 3-2 in casa del modesto Anversa.

Chissà che le rimanenti energie psicofisiche il Barça non le metta proprio in questa competizione dove tutto sommato si riparte da zero per gli ottavi di finale.

Gli infortuni a catena e la crisi di Lewandowski

Un altro dei guai che hanno caratterizzato la crisi del Barcellona in questa stagione è stata l’infermeria regolarmente piena, a cominciare dal crac di Gavi che ha già concluso il suo 2023-24 senza sottovalutare il lungo infortunio di Ter Stegen, uno dei migliori portieri del continente.

Ancora fuori il tedesco, mentre non si rivedrà più per questa stagione nemmeno il terzino sinistro titolare, Balde, che si è strappato in Coppa del Re e non ha un reale sostituto in rosa, se non adattare Joao Cancelo oppure la promozione di qualche giovane della squadra-B come Fort.

Da settembre Xavi non ha quasi mai potuto schierare la sua formazione-tipo, anche perché i guai muscolari soprattutto sono stati a macchia di leopardo, un po’ in difesa (Marcos Alonso, Christensen, Araujo), un po’ in mezzo (Gavi e Pedri) e davanti a rotazione si sono fatti male tutti compreso un Lewandowski mai così pallido.

Capocannoniere del campionato l’anno scorso il polacco, in stagione l’ex del Bayern Monaco è fermo a 13 gol in 30 presenze, la sua peggior media dal debutto al Borussia Dortmund, quando segnò appena 9 volte in 43 partite.

Senza Lewa il Barcellona davanti non fa paura e in generale non incute terrore negli avversari nemmeno a livello ambientale visto che lo stadio di Montjuic è molto più piccolo e freddo del Camp Nou. Anzi, in molte occasioni l’affluenza nell’impianto è stata modestissima, anche per via dell’aumento spropositato dei prezzi.

Problemi economici e cercasi allenatore

A gennaio il Barcellona ha preso solamente il giovane Vitor Roque, peraltro subito decisivo nella sofferta vittoria 1-0 sull’Osasuna. Costato 40 milioni, l’impatto è stato immediato ma quanto durerà?

In generale però le ultime operazioni economiche del Barça sono state a costo zero o molto contenute. Anche Gundogan è arrivato da svincolato l’estate scorsa, quando la società ha dovuto fare cassa vendendo Dembelé, Kessié e i giovani Trincao e Abde: Cancelo è in prestito e anche il difensore Inigo Martinez (infortunato pure lui) era libero dopo la scadenza di contratto con l’Athletic Bilbao.

Un’estate, l’ultima, che arrivava dopo quella assurda del 2022 quando davvero il Barcellona si era venduto tutto, compreso il nome dello stadio (che ora è lo Spotify Camp Nou) oppure gli studi della sua televisione, per attivare le cosiddette palancas, leve economiche buone per far respirare conti disastrosi, con centinaia di milioni di rosso.

Xavi dopo la vittoria della Liga sembrava saldissimo in sella, ma evidentemente ha perso il controllo dell’ambiente, forse ancora troppo giovane per fare da “nuovo Guardiola” come forse sperava il presidente Laporta, che comunque ha difeso il suo allenatore “in quanto leggenda del club”.

A giugno comunque bisognerà ripartire da capo. C’è tempo per ricostruire, ma nessuno sa realmente chi possa sedersi in panchina al Barcellona, con quali giocatori e con quale filosofia di gioco. Questo forse è il peggio per quello che una volta era “più di un club” e che ora pare una zattera in mezzo alla tempesta.