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Il calcio non è generalmente lo sport di punta delle Olimpiadi. C’è chi gioisce di ciò, ritendo corretto almeno in quei pochi giorni ogni quattro anni dare spazio solo ad altre discipline.

Tuttavia, le manifestazioni sportive hanno questa innata qualità di saper ribaltare ogni aspettativa. Per l’Italia, canoa e scherma sono state le attività che hanno regalato il maggior numero di medaglie. Da sottolineare però che quella spedizione azzurra è passata alquanto in sordina.

Nel 1996 i giochi si sono svolti ad Atlanta, Georgia. Gli Stati Uniti non sono una nazione notoriamente famosa per la propria competenza e competitività nel calcio. Anzi, fino a qualche tempo fa il soccer era considerato uno sport minore ed a completo retaggio del vecchio continente, al massimo latino. Tuttavia, in questo particolare contesto non è stato il mondo del pallone europeo o sudamericano ma lo sgambetto operato dalla Nigeria.

La Nigeria a guida olandese da una lezione di calcio al mondo

La Nigeria Under 20 si presenta ad Atlanta con una squadra che può vantare una spiccata propensione offensiva. Questa sarà la caratteristica che permetterà loro di ergersi sul tetto olimpico. A guidarli l’olandese Johannes Bonfrère. In quegli anni si stava assistendo alla conclusione del periodo d’oro del calcio oranje e un esempio di quanto questa filosofia calcistica fosse vincente lo si ha avuto anche Italia. Il Milan dei tre tulipani ha dettato le regole per qualche anno.

La compagine africana vedeva tra i pali Joseph Dosu, sulla linea difensiva erano presenti Uche Okechukwu, Celestine Babayaro, Taribo West e Mobi Oparaku. Il centrocampo a due era composto da Garba Lawal e Jay-Jay Okocha mentre nell’attacco a quattro vennero schierati Emmanuel Amunike, Tijani Babangida, Daniel Amokachi e Nwankwo Kanu. Alcuni di essi sono nomi noti in quanto hanno preso parte al campionato italiano ma ad essere interessante è il modulo impiegato, il 4-2-4, e la prepotenza fisica dei giocatori.

Un girone complicato

L’avventura della Nigeria inizia nel girone D e già qui deve confrontarsi con Ungheria e Giappone, contro le quali ottennero due successi convincenti ed infine il Brasile. I verdeoro mostrarono la loro classe sopraffina sin da subito e si imposero 1-0 sugli africani. Questa partita merita di essere ricordata anche per una peculiarità legata ai nomi sulla maglia. Il gol vittoria lo segnò Ronaldo sulla cui schiena figurava l’appellativo Ronaldinho. Ciò si è verificato per evitare di confonderlo con l’omonimo Ronaldo Guiaro, suo compagno di squadra.

Nonostante lo stop imposto dal Brasile, la Nigeria stacca il pass per accedere ai quarti per la prima volta nella loro storia. La qualificazione è stata per un certo verso fortunosa. Difatti, questa eventualità si è verificata solo grazie ad una differenza reti che ha visto gli uomini di Bonfrère escludere i nipponici, nonostante gli stessi punti ottenuti.

I quarti di finale non sono per nulla magnanimi. L’avversario della Nigeria fu il Messico. Nonostante i presupposti avversi, le Super Aquile si impongono sulla nazionale centramericana con un netto 2-0 che portano la firma di Okocha e Babayaro. Non è ancora stato vinto nulla eppure l’entusiasmo in patria è già alle stelle.

Di nuovo il Brasile di Ronaldo

La semifinale sarebbe quindi stata Brasile-Nigeria. I verdeoro erano i favoriti per la vittoria finale e avevano mostrato di essere in grado di sovrastare per classe e qualità gli africani. Quella fu invece una sfida entusiasmante nel corso della quale le Super Aquile hanno mostrato di non avere nulla da invidiare ai ben più blasonati avversari.

Il Brasile è andato in vantaggio al 1′ per poi rimangiarselo a causa di un autorete di Roberto Carlos. Al termine della prima frazione di gioco i brasiliani erano avanti per 3-1. I giochi sembrano chiusi ed i verdeoro, sulla carta i favoriti per la vittoria conclusiva, hanno potenzialmente già un piede nella finale.

La Nigeria non è dello stesso parere. La voglia di portare una nazione africana in finale ed al contempo mettere a segno un’impresa contro una delle nazionali più forti del panorama calcistico. I rocambolesco pareggio si verifica tutto nel corso del secondo tempo ed il gol del 3-3 arriva allo scadere del tempo regolamentare grazie ad una magia di Kanu.

Il Brasile si trova quindi in una situazione a loro estranea ed impronosticabile. 3-3 palla al centro, tutto è ancora da decidere ed a fare nuovamente la differenza è stato di nuovo Kanu. Ha siglato lui il definitivo 4-3, al 4′ del primo tempo supplementare, che ha permesso alla Nigeria di prendere parte alla finale olimpica di calcio di Atlanta 1996.

L’apoteosi finale

In finale la Nigeria si trova di fronte un altro mostro sacro del calcio sudamericano: l’Argentina. La formazione è stellare ed alcuni di questi nomi sono molto noti in Italia. Passarella decise di schierare un 4-3-3 molto offensivo composto da Pablo Cavallero tra i pali e Chamot, Ayala, Javier Zanetti e Sensini in difesa.

A centrocampo furono schierati Almeyda, Morales e Bassedas, mentre del reparto offensivo facevano parte Claudio Lopez, Crespo e Ortega. Interessante notare come più della metà dei giocatori della formazione albiceleste stava mostrando le proprie qualità in Serie A.

Sabato 3 agosto 1996 Argentina e Nigeria si giocano al Sanford Stadium di Athens un posto nella storia. Sugli spalti oltre 86 mila persone, ignare di essere di fronte ad un imprevedibile scherzo del destino calcistico. Gli albiceleste possono mettere in campo i grandi nomi ma Bonfrère dispone della rosa al completo.

L’Argentina parte molto forte e mette in campo tutta la propria qualità, tant’è che al 3′ del primo tempo è già in vantaggio grazie ad una rete di Claudio Lopez. La Nigeria non si da per vinta ed al 28′ pareggia i conti con Babayaro. La ripresa inizia con un gol su rigore di Hernan Crespo ma con lui si chiudono le marcature dell’abiceleste.

La Nigeria è consapevole di essere ad un bivio nonché in procinto o di cambiare radicalmente la storia calcistica delle Olimpiadi oppure finire nell’oblio del nulla di fatto. A distruggere l’equilibrio saranno prima Amokachi al 74′ e poi Amunike al 90′, entrambi al loro primo gol nella manifestazione.

In questa sfida tra Africa e Sud Amrica c’è anche un po’ di Italia rappresentata dall’arbitro, ovvero Pierlugi Collina. Negli USA sono le 17.43, quando il direttore di gara decreta il termine del match con il triplice fischio. La Nigeria è riuscita a conquistare la medaglia d’oro Olimpica di una squadra africana.

Atlanta 96: un’africana sul tetto del mondo del soccer

Nonostante ad oggi la Nigeria disponga ancora di alcuni dei più forti giocatori africani del panorama calcistico mondiale, è riuscita ad imporsi solo in occasione di eventi continentali quali la Coppa d’Africa. Hanno vinto la coesione e ed il lavoro collettivo verso un obiettivo comune. È stato regalato un sogno anche a chi poi con il mondo del calcio non ha più potuto avere contatti.

È la storia di Joseph Desu. Il portiere della Nigeria di Atlanta 96 ha contribuito in maniera sostanziale al successo della sua nazionale. Nonostante ciò, il destino è stato infausto con lui. Un anno dopo, all’età di 23 anni, è stato coinvolto in un incedente stradale piuttosto grave a causa del quale è rimasto paralizzato. In quel momento stava per prendere il via la sua

Tuttavia, quella di Atlanta 1996 è un’impresa a tutti gli effetti ed in quanto tale merita di non impolverarsi all’interno di un albo d’oro lasciato in un angolo.