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Napoli-Juventus è stata una delle più belle partite dell’anno. Di una bellezza dovuta non tanto all’attenzione tattica delle due squadre, a dire il vero assai lacunose in fase difensiva, quanto per l’intensità, il carattere e la determinazione dimostrati in campo da entrambe.

Un primo tempo disordinato, ma intenso

La Juventus nel primo tempo ha atteso ed è ripartita. Lo ha fatto benissimo sfiorando il gol in almeno tre clamorose occasioni: tutte e tre per Dusan Vlahovic, che di testa prima e due volte di mancino poi, con uno scavetto molto bello finito sul palo e con un tiro violento ma impreciso, con l’intero specchio di Meret sguarnito, ha mancato il bersaglio grosso. Eravamo, nell’ultimo dei tre casi, sul punteggio di 1-0 per il Napoli.

Aveva da poco segnato Kvaratskhelia. Il georgiano, raccolta una respinta dall’interno dell’area di rigore, non ci aveva pensato due volte a scaraventare con violenza e – appunto – determinazione la palla in rete. Impreciso Szczesny, ma il tiro di Kvara era fortissimo.

Un gol di carattere il suo, che apriva le danze di una giostra destinata a tenere svegli fino al 96’ tifosi e telespettatori. L’esultanza stessa di Kvaratskhelia dice tanto della partita di ieri sera disputata dal Napoli. Una partita che come abbiamo detto non è stata precisa sotto il profilo tattico, e a tratti neanche tecnico, ma temperamentale senz’altro. Con la stessa cattiveria dimostrata dal Napoli di Calzona, la Juventus l’aveva anche ripresa. A 10’ dalla fine era stato Chiesa, con un destro in diagonale ‘dei suoi’, in un momento della stagione poco brillante per l’esterno azzurro, a rimettere tutto in gioco.

Da Osimhen a Raspadori: ancora carattere, ancora determinazione

Fino a quel momento la Juventus aveva continuato ad attendere, spossata e allungata da un magistrale Osimhen. Fino all’episodio del calcio di rigore. Anche da queste cose però si vedono carattere e determinazione di un giocatore, specchio di quelli di un’intera squadra. Dagli undici metri, su clamorosa ingenuità di Nonge (entrato 5’ prima, uscito 2’ dopo), Victor si era preso la responsabilità di tirarlo, il calcio di rigore.

Lo ha sbagliato malamente, ma sulla respinta di Szczesny il primo ad avventarsi, quasi per osmosi di determinazione e carattere, è stato proprio uno dei suoi vice: quel Giacomo Raspadori a cui troppo spesso è stata rimproverata una personalità molle e leggera, quasi di farfalla. Raspadori, un po’ come il calabrone che non sa di poter volare e per questo vola, si è gettato sul pallone vacante con quella grinta che risolve ogni cosa. Anche i momenti di crisi dovuti al gioco, anche e persino un incontro così sentito come Napoli-Juventus. Decisa e vinta con merito da un Napoli ancora ibrido, ma senza dubbio ritrovato sotto il profilo caratteriale.