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La mossa del Coccodrillo ha lo stesso sapore di quella rivelazione che vi rovina l’infanzia. Tipo ‘un, due, tre: stai là’ e invece pensavate fosse semplicemente “stella” l’ultimo termine.

Ecco: sappiate – e vi vogliamo stupiti allo stesso modo – che non è stato Marcelo Brozovic a inventare la mossa del coccodrillo per contrastare i calci di punizione. Nossignore: il croato ha visto, acquisito e fatto suo. Ma non ne ha la paternità, e il “test del DNA” è più di qualche video su Youtube che dimostra come e quanto prima sia nato il coccodrillo rispetto all’era del centrocampista nerazzurro. Che ha un grande pregio, comunque: averlo portato alla ribalta e trasformato in normalità per qualsiasi squadra.

Secondo alcune ricerche, la primissima volta del “coccodrillo” è da ricercare in Figueirense-Palmeiras. A sfruttarlo è Ricardinho: sdraiatosi sotto i compagni in barriera, il dieci brasiliano aveva l’obiettivo di chiudere ogni spazio e pertugio per il destro di Alan Kardec, uno che sulle punizioni sapeva raccontare tanti, tutti i modi con cui fare male ai portieri avversari. Proprio quella volta, non vi riuscì.

Da Coutinho a Brozovic

Non è un caso – o forse lo è, chissà – se in Europa si vede per la prima volta nel 2017 ed è tutta opera di un brasiliano (con un intreccio interista): è Philippe Coutinho, all’epoca al Liverpool, a dare manforte alla barriera accasciandosi con un ginocchio a terra e una gamba distesa alle spalle della pila di compagni già posizionati dal portiere. Non un vero e proprio coccodrillo, il suo: più il gesto di un cavaliere, o un uomo intento a fare una proposta di matrimonio. Di anelli non se ne videro, ma il gioiello c’era eccome: sul punto di battuta, Leo Messi in maglia Barcellona.

Anche per questo, considerato l’avversario e la caratura, non destò preoccupazione o fece scalpore il gesto di Coutinho: sembrò un gesto disperato per pareggiare il genio, o almeno per tentare di fermarlo.

Messi aveva già segnato in questo modo, ironia della sorte l’aveva fatto anche Coutinho: aveva considerato l’opzione di calciare sotto la barriera come propria e gli venne in mente che un fuoriclasse come l’argentino non avrebbe non potuto considerare quell’opzione. Lo ripete Lozano (al PSV), lo certifica Brozovic: piano piano, da moda diventa necessità, per contrastare i geni del calcio di punizione, che nel calcio moderno sono diventati un fattore che può fare la differenza tra una vittoria e un risultato minore.

Con il Barcellona di mezzo

Un filo conduttore c’è sempre, c’è comunque. E si tratta proprio di Leo Messi.

La prima volta in cui Brozovic si distende, lo fa per contrastare il Barcellona, sebbene il suo numero dieci sia assente. Altra ironia della sorte: in quel Barça c’è pure Coutinho, e alla fine sul pallone c’è Luis Suarez. Brozovic, va alle spalle della barriera e si pone tra portiere e compagni, reinventando la mossa del coccodrillo e prendendosi le lodi di tutti. Il motivo? L’attaccante uruguaiano aveva calciato proprio sotto la barriera, e il croato la tocca. È la prima volta ed è una rivoluzione minuscola, una storia incredibile. Messi ne ride di gusto dalla tribuna.

Brozovic diventa praticamente un mito del web e sui social non si parla d’altro. Il croato è bravo a sfruttare il momento e a farne quasi un marchio: tant’è che si ripete subito dopo contro la Lazio, a pochi giorni di distanza. La punizione di Cataldi viene ribattuta dalla barriera ma Epic Brozo è ancora lì, scivolato all’ultimo con lo stadio a esaltarlo.

Il gesto si diffonde a macchia d’olio: Immobile lo fa subito contro la Spal, Kimmich in maglia Germania lo replica contro l’Olanda. Infine, il ‘bacio’ del genio, la consacrazione definitiva: anche Guardiola, con il gesto di Zinchenko, aveva adottato quella tecnica così stravagante eppure così efficace. Da pensare: ma com’è che non ci sono arrivato prima? Era in Brasile, molto semplice. Terra di genialità pura, persino nelle barriere.

E se vi state chiedendo se sia davvero utile il coccodrillo, bene: le statistiche non sono certamente a suo favore. Ma ha tolto un’opzione dal tavolo, e per quanto il tavolo resti parecchio imbandito oggi non si vedono più punizioni sotto la barriera: dunque, un effetto e una mini rivoluzione ci sono stati.

Come disse Lo Monaco dopo un famoso Torino-Catania, con Plasmati protagonista del famoso gesto dei pantaloncini contro il portiere Sereni, “il buon gusto è relativo”. E le regole non lo vietano.