Vai al contenuto

Metà Milano calcistica questa mattina si è svegliata con il sorriso e con rinnovata fiducia nel futuro, l’altra metà invece con un umore decisamente più cupo, con la pesante sensazione che il cammino in Champions League sia ormai agli sgoccioli.

Sono i giorni che portano ad un esplosivo Derby della Madonnina, e la Champions League ci ha restituito due squadre agli antipodi: da un lato l’Inter che ha riaperto un girone che appariva compromesso dopo le prime due giornate e che può legittimamente aspirare ad un passaggio del turno che non si verifica da dieci anni, dall’altra un Milan che ha trovato il primo punto nella competizione che tanto ha bramato di riabbracciare ma che ha solo una flebile speranza di riuscire a qualificarsi per il prossimo turno.

Milan: un pareggio che sa di sconfitta

Il gol subito a freddo dai rossoneri, siglato da quel Luis Diaz che si sta rivelando uno dei giocatori più interessanti di questa Champions League, ha sicuramente impattato negativamente sul morale della squadra, che già era entrata in campo fin troppo tesa per questo match da ultima spiaggia.

Per tutto il primo tempo il Diavolo è rimasto in balia dei Dragoni, e solo grazie alla fortuna ha chiuso la frazione con il passivo limitato ad una sola rete.

La differenza tra il Milan di campionato, sicuro e in confidenza dall’alto della sua striscia di successi, e quello di coppa, timido e nervoso, traumatizzato dalla serie di sconfitte subite, è abissale e non sembra nemmeno di veder giocare la stessa squadra.

La difesa, senza l’esperienza di Simon Kjaer, appare troppo permeabile, con Fikayo Tomori spesso tradito dalla frenesia e Alessio Romagnoli non in grado di coprire le falle.

La manovra a centrocampo, alimentata da Ismael Bennacer e Sandro Tonali, è apparsa eccessivamente lenta e macchinosa, incapace di sottrarsi al pressing portoghese. Se il mediano italiano quantomeno ha rimediato con una grande quantità di palloni recuperati, in particolare a inizio ripresa, per l’algerino si è trattato di un grande passo indietro rispetto ai progressi fatti vedere in campionato.

Nella seconda frazione i rossoneri, con l’acqua alla gola, hanno ripreso coraggio e aumentato la pressione sul Porto, calato alla distanza. Ma a parte un paio di buone parate di Diogo Costa, l’autogol di Chancel Mbemba sul cross basso di Pierre Kalulu (entrato nella ripresa al posto di uno spento Calabria), gli sforzi dei milanisti hanno prodotto poco e anche l’ingresso di Ibrahimovic non ha cambiato le sorti dell’incontro, con lo svedese fermato troppo spesso dal fuorigioco.

Alla fine il pareggio lascia aperto un piccolissimo spiraglio di qualificazione, vista la sconfitta dell’Atletico Madrid contro il Liverpool: con 6 punti contro Atletico e Liverpool il passaggio del turno sarebbe possibile, a patto che il Porto perda a Liverpool e che non vinca contro l’Atletico. Al di là della fortunata coincidenza di risultati positivi, è l’obiettivo di vincere entrambe le gare che restano che appare più difficile per i rossoneri.

Una volta la Champions League era la “casa” del Milan, oggi la squadra rossonera appare caratterialmente inadeguata ad affrontare la competizione. Ci sarà tempo e modo di riacquisire la confidenza perduta.

Inter: vittoria e conferme importanti sulla profondità della rosa

Premettiamo subito che i 6 punti conquistati in maniera alquanto casuale dallo Sheriff tra Shakhtar e Real avevano donato alla squadra moldava un’aura minacciosa decisamente ingiustificata: alla prova dei fatti, tra la partita di San Siro e quella dello Stadionul Sheriff, i gialloneri si sono rivelati squadra decisamente modesta, per quanto ordinata e volenterosa.

La storia europea dell’Inter però è costellata di umilianti disfatte con avversari del “calibro” di Hapoel Beer-Sheva, Alaves, Malmö o Helsingborg, per cui comunque non c’era nulla di scontato nella trasferta in Transnistria.

In effetti dopo un primo tempo dominato sul piano del gioco ma segnato da sfortuna e imprecisione nelle conclusioni, sarebbe stato possibile cadere preda della frenesia e veder materializzarsi i fantasmi della possibile beffa. 

Il merito della squadra nerazzurra è stato quello di mantenere la pazienza e riuscire a sbloccare la gara dopo una decina di minuti nella ripresa, grazie alla conclusione di Marcelo Brozovic che ha chiuso un’azione insistita dell’Inter.

Grande merito del regista croato anche nel raddoppio, nato da un suo calcio d’angolo raccolto dal colpo di testa di Stefan de Vrij, parato ma poi ribadito in porta in due tentativi da Milan Skriniar.

Una volta crollato il muro difensivo moldavo la partita è stata messa in cassaforte da Alexis Sanchez, bravo a concludere a rete al primo pallone toccato, su assist manco a dirlo di Brozovic. Utile solo a fini statistici il gol di testa di Adama Traoré al 91°, su un calcio d’angolo in cui le marcature della difesa interista sono state un po’ troppo rilassate.

Simone Inzaghi ha ricevuto ancora una volta risposte importanti da giocatori che partivano come riserve, in primis Arturo Vidal. Dopo aver deluso sotto la guida del suo sponsor principale Antonio Conte, si è riscoperto centrocampista totale, in grado di recuperare numerosi palloni e di effettuare penetrazioni offensive insistite come quella che ha generato il primo gol dell’Inter.

Considerato uno scomodo esubero in estate, è diventato un’utilissima alternativa ad un Hakan Calhanoglu più pulito nella manovra e nel dialogo con i compagni, ma molto meno dinamico e “guerrigliero” in mezzo al campo.

In una partita in cui le punte Edin Dzeko e Lautaro Martinez hanno avuto molte difficoltà a concludere in porta, la squadra ha trovato un’ampia gamma di differenti soluzioni offensive. Un segnale importante anche rispetto al gioco di Conte, che era tacciato di eccessiva dipendenze dalla coppia Lukaku-Lautaro.

Oggi Simone Inzaghi può fare affidamento su un maggiore apporto dei centrocampisti vicino all’area, su dei battitori di calci piazzati come Dimarco e Calhanoglu che rendono i fortissimi centrali difensivi delle minacce costanti di testa e una panchina che offre differenti soluzioni per cambiare l’andamento della partita.

Preoccupa un po’ però lo scarso feeling con il gol di Lautaro Martinez, che da quando è tornato dal triplice impegno con la nazionale argentina è apparso decisamente meno reattivo in zona gol (anche se c’è pure una buona dose di sfortuna, come sul clamoroso palo colpito nel primo tempo).

Ora l’Inter, dopo il preoccupante inizio con un solo punto racimolato tra Real Madrid e Shakthar Donetsk, può guardare con maggior fiducia al passaggio del turno: dipende tutto dalla prossima partita a San Siro contro lo Shakthar: con una vittoria i nerazzurri ipotecherebbero il passaggio del turno, che sarebbe matematico a meno di un’improbabile vittoria dello Sheriff contro il Real.

La speranza è di riuscire ad andare a giocare l’ultima partita del girone, la pericolosissima trasferta di Madrid, con la qualificazione già ottenuta.