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Arrivato abbastanza in sordina, Mattéo Guendouzi si è guadagnato i galloni di titolare inamovibile e la sensazione che Sarri, uno così, se lo porterebbe in capo al mondo.

Mattéo Guendouzi: il tuttofare che ogni allenatore vorrebbe

MVP contro il Torino, dove ha segnato il suo secondo gol stagionale. Autore dell’assist per il gol del vantaggio nella partita poi persa in rimonta a Firenze. Sono gli highlight di Mattéo Guendouzi solo nelle ultime due partite, ma il francese è proprio l’antitesi del giocatore da highlight.

Con quella corsa apparentemente compassata e quel fisico da manichino di Zara, il francese si sta rivelando come un giocatore preziosissimo, soprattutto per ciò che non si vede di lui. A volte crea confusione nello spettatore, perché pochi secondi dopo avere servito un assist in attacco lo si ritrova a raddoppiare un avversario sulla sua trequarti.

Mattéo è dotato di un’intelligenza calcistica molto elevata, che gli permette di farsi trovare sempre nel posto giusto, o almeno nel posto/ruolo che la situazione e l’esigenza della squadra richiede. Per un tackle, un raddoppio di marcatura, un lancio, un suggerimento di passaggio, un ripiegamento, una riaggressione, una corsa a riempire l’area, Guendouzi c’è sempre o quasi.

Nato da padre franco-marocchino e madre francese, dopo gli esordi nelle giovanili del PSG debutta tra i professionisti nelle file del Lorient. A 19 anni lo acquista l’Arsenal per 8 milioni ed è con i Gunners che si segnala al palcoscenico internazionale. Dopo due anni a Londra va in prestito a Berlino nell’Hertha, quindi a Marsiglia. L’OM lo riscatta nell’estate del 2022 per 11 milioni, ma alla vigilia del campionato in corso la corte della Lazio sfocia in un ingaggio in prestito. Il costo del prestito è di 1 milione, mentre per il riscatto ne serviranno in totale circa 18.

Sembrano tanti soldi per la Lazio, considerando anche il contemporaneo arrivo di Daichi Kamada, che sembra destinato a essere la mezzala titolare. Bastano però poche partite per convincere Maurizio Sarri ad affidare il ruolo di mezzala destra al giovane francese, che infatti non uscirà praticamente più dall’undici titolare.

Soprattutto in quest’ultimo periodo in cui i suoi stanno evidentemente in debito di energie, i sette polmoni di Guendouzi e il fosforo di cui è dotato il giovane francese sono diventati un capitale a cui Sarri non rinuncerebbe mai.

Il francese nel club dei capelloni iconici del calcio

I calciatori sono spesso delle icone, ma non solo per gesti o performance vere e proprie. La storia del calcio è popolata di giocatori iconici, anche per il loro aspetto. E la prima cosa visibile sul campo, sia che si guardi la partita dagli spalti che alla tv, sono i capelli. Negli anni ’70, la moda del tempo voleva che le chiome dei giocatori fossero mediamente molto più fluenti rispetto ad altri periodi. Ciononostante, in diversi sono rimasti impressi nella memoria, a partire dagli argentini Rubén Ayala detto “El Ratòn”, attaccante come Mario Alberto Kempes, che firmò anche la vittoria in Coppa del Mondo nel 1978. In quel periodo anche tra gli europei c’erano chiome iconiche, prima tra tutte la zazzera del tedesco Paul Breitner.

I capelloni nell’era dei videogame

Sul finire degli anni ’80 piombarono nel calcio le treccine di Ruud Gullit. In quegli anni vedeva la luce il fenomeno dei videogame calcistici. Si trattava di giochi ancora molto grezzi, sia come giocabilità che come grafica, ma realizzavano il sogno di ogni ragazzino di giocare con la propria squadra del cuore. Al tempo era difficile rendere riconoscibili i calciatori su un Atari, un Amiga 500 o un qualsiasi gioco arcade, ma riprodurre le treccine rasta di Gullit dava un tocco di magia – e insieme di realismo – indescrivibile. Un esempio era Super Sidekicks della Neo Geo, in cui i capelloni come l’olandese erano una delle attrazioni. Non lo era invece Felice Centofanti, la cui epicità è rimasta solo su celluloide e negli occhi di chi ricorda quella chioma che volava nei tentativi di rovesciata.

A metà degli anni ’90 fu invece la volta dei colombiani Carlos Valderrama e René Higuita, soprattutto il primo con la sua zazzera era una star indiscussa di giochi come Virtua Striker, insieme a Roby Baggio che sfoggiava un rudimentale codino.

Oggi le caratteristiche grafiche dei giochi di calcio sono talmente sofisticate da confondersi con partite vere e proprie. Ogni calciatore è riprodotto fedelmente, dunque non c’è più spazio per l’immaginazione. I capelloni, però, continuano ad essere iconici. Nell’ultimo decennio ci sono stati giocatori come Marouane Fellaini e David Luiz, le cui capigliature sono entrate nell’immaginario collettivo e in diversi meme, come quelli che accostavano Luiz a Telespalla Bob, personaggio dei Simpson.

Mattéo Guendouzi, oltre ai capelli c’è di più

Mattéo Guendouzi rientra a pieno titolo nella categoria, perché quei riccioloni che ondeggiano al ritmo delle sue corse sono uno spettacolo nello spettacolo. Ma, come abbiamo detto, il 24enne della Lazio è giocatore vero e può costruirsi una carriera che vada ben oltre lo status – già acquisito – di “icona capellona”.