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L’atmosfera da brividi sugli spalti ha certamente aiutato i 22 in campo a correre dal 1’ al 90’ e oltre. Magari pure a darsele di santa ragione sul prato verde, anche se a differenza di altri derby – pensiamo banalmente a quello d’andata – non ci sono stati cartellini rossi, né da una parte né dall’altra.

Lazio e Roma si sono spartite sull’1-1 una posta in palio che pesava molto più del “semplice” (tra mille, non due, virgolette) dominio cittadino. Ranieri aveva chiesto ai suoi ragazzi di uscire da Imperator Invictus – imbattuto nei derby – alla sua ultima stracittadina da allenatore (della Roma), e così è stato. Baroni, che aveva puntato tutto sull’emotività dei suoi ragazzi, ha ricevuto una risposta anche qualitativa: la Lazio, ai punti, avrebbe forse meritato di vincere. Perché non è accaduto, allora? Certo, l’imprecisione di qualche singolo ha influito, un po’ di sfortuna anche, ma soprattutto la bravura di due giallorossi in particolare.

Le pagelle della Lazio

  • All. Marco Baroni (6): prepara bene la sfida nonostante le poche ore a disposizione dopo il rientro dalla Norvegia. Forse i suoi cambi arrivano tardivamente, e il gol di Soulé lo certifica.
  • Mandas (6.5): poco stimolato dagli attacchi giallorossi, è incolpevole sulla magia di Soulé, mentre è semplicemente strepitoso sul colpo di testa di Mancini da corner, 14’ prima.
  • Marusic (6.5): Saelemaekers lo soffre terribilmente. Il montenegrino è attento dietro e propositivo davanti.
  • Gigot (7): si appiccica addosso a Dobvyk senza farlo mai girare. Al contrario dell’andata, quando era Gila a marcarlo, l’ucraino fatica a pensare, e quando esce ci si accorge della sua presenza in campo.
  • Romagnoli (7.5): il suo gol, con relativo bacio allo stemma aquilifero, è il sogno di ogni ragazzo cresciuto a Roma che tifa Lazio. Dietro è sempre lucido. Partita da leader assoluto.
  • Pellegrini (6.5): gioca una grande partita, al pari dei suoi compagni di reparto. Suo l’assist per il gol di Romagnoli, come lui laziale cresciuto a Roma (e nelle giovanili della Roma, per giunta). Rischia di entrare nel tabellino quando a pochi minuti dalla fine imbecca Dia a centro area (con autogollonzo sfiorato da Ndicka).
  • Rovella (6.5): è il faro del centrocampo laziale. Sempre lucido, concentrato, aggressivo, persino propositivo. Con lui o senza di lui la Lazio è un’altra squadra.
  • Guendouzi (6): prova gagliarda, ma senza particolari acuti, del calciatore più forte nella rosa della Lazio.
  • Isaksen (6): primo tempo attento, ma deciso. Svilar gli nega la gioia di un gol meraviglioso. Nella ripresa Baroni lo toglie, quando lo vede stremato – 73’ Pedro (6.5): sfiora il gol appena entrato, crea una grande occasione da corner. È sempre pericoloso.
  • Dele-Bashiru (5.5): fatica a entrare in partita. La sua fisicità non trova sbocchi, perché la Roma dietro è cortissima – 79’ Belahyane (6): sporca qualche pallone, è attento a chiudere i varchi. Sta crescendo.
  • Zaccagni (6): non una delle migliori prove del capitano biancoceleste, spesso decisivo nei derby – 79’ Noslin (5): non entra neanche male, ma si divora un clamoroso gol al 93’ sugli sviluppi di un corner.
  • Castellanos (5.5): non è in condizione e si vede. Baroni gli dà più tempo che può, ma è costretto a toglierlo per non rischiare una ricaduta a pochi giorni da una partita cruciale per la storia del club – 73’ Dia (5.5): d’accordo, Svilar fa una grande parata, ma lui cade goffamente sul pallone, era già accaduto in stagione (col Como all’Olimpico), sempre sotto quella porta e sempre sul finale. Il suo calo di condizione (anche realizzativa) impone una riflessione.

Le pagelle della Roma

  • All. Claudio Ranieri (6.5): riprende una partita che, ad un certo punto, sembrava indirizzata sponda Lazio, anche grazie a cambi coraggiosi, come quello (decisivo) Cristante-Paredes a metà primo tempo. La sua Roma in campionato non ha mai perso nel 2025.
  • Svilar (7): uno dei migliori in campo, forse il migliore nei giallorossi. Il premio Serie A MVP è solo il riconoscimento tangibile di una prova di spessore. È decisivo in almeno tre circostanze. Straordinario su Romagnoli, reattivo su Isaksen, mostruoso su autotiro di Ndicka nella ripresa.
  • Celik (6.5): Zaccagni gioca malino anche grazie a lui. È un altro giocatore rispetto al passato.
  • Mancini (5.5): casca goffamente in occasione del gol di Romagnoli, pochi minuti dopo quasi si rifà a parti invertite, ma incontra un Mandas superlativo sul cammino della gloria.
  • Ndicka (5.5): attento su Castellanos, meno su Dia. Rischia grosso, e gli va bene.
  • Angelino (5): quasi mai pericoloso davanti, parecchio timoroso dietro. Isaksen prima e Pedro poi lo mettono in grande affanno.
  • Paredes (5): ci capisce poco a centrocampo, e il giallo dopo pochi minuti per reazione su Zaccagni ne complica il modus agendi. Ranieri lo toglie quando capisce che quella legna può prendere fuoco – 46’ Cristante (6): ordinato. Ma grazie al suo ordine la Roma recupera campo e chiude bene la ripresa.
  • Kone (6): una prova sufficiente, poco più. Appare stanco, non è quasi mai incisivo davanti.
  • Soulé (7.5): prova importante dell’argentino, che al primo derby da titolare pesca una meraviglia da 25 metri, imparabile per Mandas – 88’ Rensch (s.v.).
  • Pellegrini (5): spento rispetto al giocatore che ha spesso deciso questa sfida, compresa quella d’andata – 59’ Shomurodov (6): non dà molto, ma dà qualcosa. E a Ranieri basta.
  • Saelemaekers (6): male nel primo tempo, non troppo meglio nella ripresa. Ma è suo l’assist per il gol di Soulé – 88’ El Shaarawy (s.v.).
  • Dobvyk (5): Gigot lo domina, e lui non fa molto per provare il contrario – 84’ Baldanzi (s.v.).