I quarti di finale di Champions League hanno regalato spettacolo e sorprese a non finire. Risultati clamorosi, conferme importanti e qualche ribaltone inatteso: i match d’andata hanno fatto tremare le grandi d’Europa, scrivendo una prima metà di copione ricchissima di emozioni.
L’Inter firma l’impresa dell’Allianz Arena, espugnando il campo del Bayern Monaco con un 2-1 che sa di capolavoro. Al contrario, il Real Madrid cade rovinosamente all’Emirates, travolto 3-0 da un Arsenal dominante. Il Paris Saint-Germain gestisce con maturità la sfida interna contro l’Aston Villa, mentre il Barcellona umilia il Borussia Dortmund con un netto 4-0 che sa già di semifinale.
Sulla base di queste partite, ecco la Top 11 dell’andata, schierata con un classico 4-2-3-1. I nomi li conoscete, le prestazioni sono da incorniciare.
Sommer (Inter)
In una notte da sogno per i nerazzurri, Sommer si conferma ancora una volta una delle certezze assolute tra i pali. Non solo dà costantemente tranquillità alla retroguardia con le sue letture perfette in uscita, ma nel finale si supera con un intervento fondamentale su Harry Kane, preservando un risultato che potrebbe pesare tantissimo nel doppio confronto. Una prestazione di alto livello, come ormai ci ha abituato.
Hakimi (PSG)
Che serata per l’ex nerazzurro. Quando parte, è una furia: il suo contributo offensivo è continuo e devastante, mandando in tilt la corsia sinistra dell’Aston Villa. Sembra instancabile, Hakimi, un motore sempre acceso. Solo un riflesso miracoloso del portiere avversario gli nega la gioia del gol, che avrebbe impreziosito una prova già abbondantemente brillante.
Saliba (Arsenal)
Leader silenzioso ma imponente, si prende la scena con una partita praticamente impeccabile. Top, Saliba. Mbappé lo sorprende solo una volta nei primi minuti, ma poi il difensore francese si chiude a chiave e non concede più nulla. Tempismo, posizionamento e una freddezza che raramente si vede in un quarto di Champions. Monumentale.
Bastoni (Inter)
Non è una novità vederlo giocare con una qualità fuori scala per un centrale. Ma a Monaco, Bastoni si è davvero superato: guida la prima costruzione dal basso con naturalezza, prende iniziativa, spezza linee. E nella rete che apre il match c’è anche la sua firma nascosta, nella fase di impostazione. Giocatore totale.
Carlos Augusto (Inter)
Da outsider a protagonista: è stato super Carlos Augusto. Non si limita a contenere: è una spina costante nel fianco bavarese. Il primo gol nasce da un suo traversone ben calibrato, il secondo arriva direttamente da un suo assist telecomandato. Corre per novanta minuti senza mai abbassare l’intensità, confermando di essere un’arma in più per Inzaghi.
Rice (Arsenal)
Il suo piede è una bacchetta magica quando si presenta sui calci da fermo. Due perle assolute, diverse tra loro ma entrambe letali per il Real Madrid. Il primo è una parabola chirurgica, il secondo un missile da fuori. Ma non c’è solo questo: Rice è ovunque, dà equilibrio, recupera palloni e imposta con lucidità. Giocatore completo e dominante.
Barella (Inter)
La sua intelligenza calcistica è fuori dal comune, e a Monaco brilla come non mai. Nei momenti più difficili della gara prende in mano la mediana e gioca sempre con la testa alta. L’assist per Frattesi è una giocata di una precisione quasi chirurgica, ma è l’intera gestione della gara a certificare il suo status internazionale. Leader tecnico e mentale, Nicolò Barella.
Doué (PSG)
Un 2005 che gioca con la maturità di un veterano. Al centro del gioco parigino, Doué smista palloni con eleganza e si prende anche il lusso di segnare un gol da campione: destro a giro da manuale che accarezza la rete. È il volto fresco e scintillante di questo PSG, e contro l’Aston Villa ha fatto capire al mondo di che pasta è fatto.
Raphinha (Barcellona)
Semplicemente incontenibile. L’esterno brasiliano ha messo a ferro e fuoco la difesa del Borussia Dortmund, risultando decisivo in tutte le fasi del match. Segna un gol da opportunista, serve due assist e costruisce azioni pericolose con la continuità di un top assoluto. È il simbolo dell’aggressività e della fame del Barça visto al Montjuic, ed è semplicemente Raphinha.
Kvaratskhelia (PSG)
Ci sono giocate che valgono il prezzo del biglietto, e lui le ha regalate tutte insieme. Il gol che sigla è poesia pura: controllo di suola, finta secca e tiro sotto l’incrocio, un mix di tecnica e istinto. Ma è l’intero match a essere una sua tela: dai piedi di Kvaratskhelia passano tutte le manovre offensive più pericolose. Una serata da fuoriclasse.
Lautaro Martinez (Inter)
Quando c’è da segnare nei momenti chiave, Lautaro risponde sempre presente. Il gol che apre le danze è una carezza con l’esterno, che finisce dritta nel sacco: una prodezza che spacca la partita. Poi si mette a servizio della squadra, partecipando all’azione del raddoppio con un lavoro sporco e prezioso. Il suo spirito da capitano si vede in ogni singolo duello.