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Scegliere una ‘top 11’ è sempre arduo. Lo è per chi scrive, sconsolato al pensiero dei non-eletti, ma lo è anche per chi legge, curioso di spolverare i propri archivi per dimostrare l’inaffidabilità della scelta letta. Una premessa doverosa, però: ad eccezione di un solo ruolo, quello dell’attaccante, la seguente classifica è stata stilata con meno difficoltà del consueto.

Sarà perché oggi parliamo di Bundesliga, e quindi il nostro coinvolgimento – minore rispetto alla Serie A – permette di ragionare con più freddezza e lucidità; sarà per le statistiche individuali, soprattutto, che lasciano poco spazio alle riflessioni dettate dal cuore.

Il modulo che abbiamo scelto per il miglior undici della Bundesliga 2022/23 è il 4-3-1-2.

top 11 bundesliga 2023

Portiere: Frederik Rønnow (Union Berlino)

Non solo l’Union Berlino è stata la grande sorpresa del campionato entrando nella top 4 della Bundesliga e qualificandosi, per la prima volta nella sua storia, in Champions League, ma se parlate coi tifosi biancorossi la prima cosa che vi verrà detta è: “però vi prego, non parlate di miracolo”. Quello dell’Union in effetti è un progetto che nasce tanti anni fa, e i risultati – prima l’Europa League, poi la Champions – sono troppo eclatanti per essere considerati nel campo della trascendenza.

Protagonisti del cammino berlinese sono stati la difesa (la migliore del campionato insieme al Bayern con 38 gol presi) e il capitano della stessa, Frederik Rønnow. Ma il dato va analizzato ulteriormente. Secondo le statistiche, infatti, l’Union ha subito quasi 7 xG in più del Bayern. Tradotto: senza Ronnow tra i pali, la squadra sapientemente allenata da Urs Fischer avrebbe preso 8.5 gol in più e qualche milione in meno a fine campionato. Un dato clamoroso, soprattutto considerando il curriculum vitae del portiere danese, che ha giocato in patria fino a 26 anni e che oggi ne ha 30.

Terzino destro: Frimpong (Bayer Leverkusen)

Contro la Roma in Europa League ha messo in grande difficoltà Spinazzola, sia all’andata che al ritorno.

Ma l’italiano non deve vergognarsi: è in ottima compagnia, almeno in Bundesliga. Qui Frimpong, anche aiutato dal gioco offensivo di Xabi Alonso, ha dominato le fasce di Germania, percorrendole da centometrista – è il giocatore con più sprint della Bundesliga, nonché il settimo con la velocità di punta più alta – e da trequartista – è il terzino con più dribbling riusciti e quello con le conduzioni palla al piede più lunghe; alla sua corsa ha abbinato grande qualità, arrivando a sette gol e otto assist. Già l’anno scorso Frimpong era rientrato in diverse ‘top 11’ della Bundes, un ulteriore elemento a riprova della sua forza. Non a caso lo United ha messo gli occhi su di lui, mentre i difensori avversari ancora lo stanno cercando.

Difensore centrale: Matthias Ginter (Friburgo)

Chi nasce nella Foresta Nera, si narra, vuole anche morirvi. Heidegger, Holderlin, Jurgen Klopp. E Matthias Ginter, evidentemente. Tutti sono accomunati da un ritorno alla patria d’origine per rinascere dalle ceneri. Così Ginter, che appena ventenne aveva vinto il Mondiale con la Germania (pur senza giocare) dopo essersi messo in mostra proprio al Friburgo, si era smarrito al Dortmund e ha avuto bisogno di tornare al Friburgo per riscoprirsi difensore di livello internazionale.

I suoi numeri non mentono. Ha giocato tutti i minuti di ogni partita di Bundesliga, segnando 4 gol – conseguenza di un dato difensivo non irrilevante: è il giocatore con più duelli aerei vinti del campionato. Ha salvato più gol di tutti in Bundes (153), ha commesso meno errori (0.03 per 90’) ed è stato l’avversario più arcigno da superare per i dribblatori del campionato tedesco (0.41 dribbling subiti per 90’). Se il Friburgo è rimasto aggrappato al sogno Champions fino all’ultimo respiro, gran parte del merito lo si deve a questo ragazzotto qua.

Difensore centrale: Danilho Doekhi (Union Berlino)

Ecco un altro eroe della metà biancorossa della capitale tedesca. Danilho Doekhi (24 anni) è ancora ai più sconosciuto, ma la sua rivelazione quest’anno in Bundes è stata troppo luminosa per essere ignorata. Difensore fisico (190 cm x 86 kg), è arrivato quest’anno dall’Olanda (Vitesse), un campionato da sempre attento a sfornare calciatori intriganti. Per Doekhi i paragoni si sprecano. Il suo procuratore lo ha paragonato ad un cestista NBA per la prepotenza del salto aereo, mentre in patria lo chiamano il nuovo Van Dijk. Nessun difensore ha segnato quanto lui (5 gol), e pochi hanno visto il proprio valore aumentare tanto in una sola stagione (ben tre volte). L’Union vorrebbe blindarlo, ma l’Europa sta già bussando alla porta del club berlinese per averlo.

Terzino sinistro: Raphael Guerreiro (Borussia Dortmund)

È bello, e giusto, immaginarsi Marco Reus, Mats Hummels o – tutt’al più – Jude Bellingham, quando si parla di Borussia Dortmund. Ma come per Bernardo Silva al City o Toni Kroos al Real Madrid, Raphael Guerreiro giace nell’ombra perché tiene le fondamenta della squadra.

Il suo addio già annunciato a fine stagione avrà un indubbio riflesso sulla prossima stagione del Dortmund, almeno quanto quello di Jude Bellingham. Guerreiro è semplicemente un fenomeno: è quel compagno di squadra – tutti ne abbiamo avuto uno – tuttofare, non però per assenza di caratteristiche determinate ma per abbondanza delle stesse.

Oggi che ha 29 anni, a lui si guarda come a un incompiuto. È un grande terzino? Ce ne sono di migliori. È un grande centrocampista? C’è di meglio. Ma chi sa fare entrambe le cose con la stessa qualità e costanza di rendimento? Forse nessuno, forse solo Camavinga del Real Madrid – una delle squadre interessate ad averlo.

Quest’anno in Bundes ha segnato 4 gol – uno nell’ultima psicodrammatica partita contro il Colonia in casa, dove aveva procurato il rigore poi fallito da Haller – e servito 12 assist, e pochi in Europa hanno la sua qualità nella costruzione e nella rifinitura del gioco. Un motivo in più per riconsiderare le zone d’ombra del campo.

Mezzala: Jamal Musiala (Bayern Monaco)

Musiala, a vent’anni da poco compiuti, non può neanche definirsi un talento. Egli non ha scelto quest’elezione, questa precoce fioritura. L’ha come ricevuta.

Le sue movenze sono come una danza, la sua estetica corporale e facciale non è del giovane ribelle pronto a prendersi la scena, ma quella del giovinetto caravaggesco tutto sommerso dalla grazia.

Prendete il gol siglato nell’ultima giornata a tre minuti dal termine: Musiala ha preso palla come il contadino che raccoglie il frutto della semina, si è girato in un batter d’ali e ha calciato con un’eleganza che non è di questo mondo. Ma questo gol ha deciso il suo mondo, perché è grazie ad esso che il Bayern ha confermato il proprio status di dominatore di Germania.

Con l’imminente addio di Bellingham dal Dortmund – per andare al Real Madrid – è senza dubbio lui il fiore all’occhiello della Bundesliga. 12 gol, 11 assist, che nella freddezza stantia dei numeri raccontano poco e male la luminosità di questo giocatore, davvero baciato dalla grazia di Eupalla.

Mediano: Joshua Kimmich (Bayern Monaco)

Di nuovo, ancora, sempre Joshua Kimmich. Partite dal nome: Joshua. È un nome davidico, che indica costanza, perseveranza e affidabilità. Se Guerreiro è il terzino-centrocampista più forte della Bundes, Kimmich è il terzino e il centrocampista più forte della Bundes. Nel ruolo di mediano, Kimmich è diventato ciò che è, seguendo il detto nietzscheano.

Kimmich sa leggere il gioco come pochi, ma ha imparato a smistarlo come nessun altro. È il giocatore con più tocchi di palla in Bundes, nonché il migliore nell’aver fatto progredire il pallone – con passaggi dribbling corse – nell’ultimo terzo di campo. Aggiungiamo un dato invisibile alle statistiche, e tanto più cruciale: Kimmich è un leader, ed è per questo che squadre come Manchester City – dove ritroverebbe il suo Demiurgo Pep Guardiola – e Real Madrid vorrebbero averlo in squadra al più presto possibile. Per ora, Kimmich continua a vincere e convincere al Bayern Monaco.

Mezzala: Jude Bellingham (Borussia Dortmund)

Giocatore dell’anno in Bundesliga, Bellingham – promesso al Real Madrid – non poteva non esserci nella nostra top 11 del campionato tedesco. L’epilogo, triste solitario y final, dalla panchina del Signal Iduna Park, è stato un’immagine potente: Bellingham da lì era solo, impotente. Ma appunto solo dalla panchina, e solo quando non gli è stato consentito di avere un pallone tra i piedi. Quando è capitato, il ragazzo inglese ha impressionato tutti. Bellingham è risultato essere il centrocampista con più contrasti e intercetti del campionato, e questa è la parte rude del suo essere: a nemmeno vent’anni, Bellingham padroneggia lo strumento con una personalità e una qualità rari, caratteristiche tecniche supportate poi dai numeri, indelebili. È il terzo centrocampista con più recuperi nella trequarti avversaria, quello con più passaggi riusciti, ha segnato otto gol duplicando lo score della passata stagione, e chissà cosa potrà fare varcata la soglia dei vent’anni. Come Musiala, la nemesi che gli ha tolto il titolo col Borussia Dortmund. E che con lui dominerà la scena del calcio internazionale nel prossimo abbondante decennio.

Trequartista: Jonas Hofmann (Borussia Monchengladbach)

Qui la scelta è stata ardua. Che dire di Nkunku, futuro Blues? E di Wirtz, cristallo purissimo del calcio tedesco? Che dire di Szoboszlai o Julian Brandt? Tante belle parole, senz’altro, e tanti applausi al merito. Ma è Jonas Hofmann che merita di entrare in questa speciale classifica. Gli ultimi due anni di questo giocatore sono stati esplosivi, meglio rivelativi.

Mai come nelle ultime due stagioni Hofmann si era mostrato in Germania e in Europa – con la nazionale tedesca, che lo ha convocato ormai in pianta stabile sotto Flick (che lo ha utilizzato anche come terzino destro). Al Gladbach quest’anno ha giocato come esterno nel 4-2-3-1, ma la libertà concessagli fa di lui una scheggia impazzita dalla trequarti in su.

E i numeri lo certificano: Hofmann ha creato più xA di tutti in Bundes (11.1), fornendo 9 assist e segnando 12 gol. Chissà che Flick non dia un’ulteriore occhiata a questi numeri.

Seconda punta: Randal Kolo Muani (Eintracht Francoforte)

Nessun giocatore è uguale a un altro, ma nessuno come Kolo Muani assomiglia tanto a Victor Osimhen, ed è per questo che il Napoli lo segue da vicino. Contro il Napoli è stato espulso, chiudendo due mesi infernali dopo l’errore al 129’ a tu-per-tu con Emiliano Martinez nella finale del mondiale.

Due errori che, evidentemente, non definiscono lo strapotere atletico e tecnico del 23enne dell’Eintracht, che tra l’altro quella finale aveva cambiata (con Mbappé, ça va sans dire) grazie al suo ingresso in campo. Kolo Muani ha segnato 15 reti e fornito 11 assist ai propri compagni, risultando il migliore nella classifica g+a. Un posto nella nostra top 11 era obbligatorio.

Centravanti: Niclas Füllkrug (Werder Brema)

Fullkrug è quel tipo di giocatore che solo in Bundesliga puoi trovare. Esplosione in tarda – comunque non giovane – età, fisico imponente, straordinaria capacità di realizzare gol (semi)impossibili. Cogliendo uno spunto di Marco d’Ottavi, Fullkrug sembra il mix da laboratorio perfetto tra Klose e Bierhoff. Non però tecnicamente, che allora sarebbe uno degli attaccanti più forti del pianeta, ma nelle movenze e nelle caratteristiche (anche estetiche). Ha segnato 16 gol, laureandosi capocannoniere insieme a Nkunku e permettendogli di prendere la maglia numero 9 con la nazionale tedesca. Colpo di testa, intelligenza tattica, senso del gol. Fullkrug è l’attaccante vecchio stampo, il prototipo del bomber teutonico. E chissà che in una squadra più attrezzata di quella biancoverde non possa fare addirittura meglio.