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Un motto divenuto celebre in quel di Torino – e nel nostro Paese – negli ultimi anni, sembra prestarsi perfettamente a quanto accaduto il 19 maggio del 2001: fino alla fine. Mentre in Italia si stava consumando il delitto perfetto, il passaggio dello Scudetto dalla Lazio di Eriksson alla Roma di Capello, in Germania era ancora tutto da stabilire.

La Bundesliga non era mai stata così bella, mai così combattuta. È la 34ª di campionato e la prima della classe, il Bayern Monaco, va ad Amburgo contro una squadra che non ha più niente da chiedere alla propria stagione. Se non fosse per l’attaccante titolare, che di nome fa Barbarez: quest’ultimo sta infatti vincendo la classifica di capocannoniere. La contendente dei bavaresi è lo Schalke 04, che aspetta il titolo tedesco da quasi mezzo secolo (correva l’anno 1958) e che davanti a sé trova una squadra meno forte dell’Amburgo ma assai più motivata: è l’Unterhaching, che può ancora salvarsi.

Prologo: fa tutto lo Schalke

Il finale è però da vivere in virtù dell’antefatto. Parliamo della 33ª giornata. Lo Schalke, che ha condotto fin lì un campionato prossimo alla perfezione, è caduto contro lo Stoccarda con un gol all’ultimo secondo di Balakov. Mentre accadeva questo, il Bayern si portava in vantaggio sul Kaiserslautern allungando di tre punti sulla formazione di Gelsenkirchen. Non ci crederete, ma questo è niente in confronto a quanto stiamo per raccontarvi.

La squadra allenata da Ottmar Hitzfeld gioca un primo tempo scialbo, e lo stesso può dirsi in fondo dell’Amburgo, che non sembra avere la minima intenzione di rovinare la festa ai bavaresi. Quel Bayern d’altra parte è composto da alcuni autentici fuoriclasse quali Oliver Kahn, Bixente Lizarazu, Willy Sagnol, Scholl, Hargreaves, Elber, Jancker. Sull’altro campo, a Gelsenkirchen, lo Schalke di Huub Stevens, che davanti ha il contendente di Barbarez al titolo di capocannoniere, cioè Ebbe Sand, gioca sul filo del rasoio, sapendo cioè che qualsiasi risultato proveniente dalla sua partita potrebbe non bastare. Di fatto, mentre ad Amburgo accade poco e nulla, in casa dello Schalke accade qualsiasi cosa già nella prima frazione.

Dopo appena 3’ infatti lo Schalke è già sotto. Lo shock non solo blocca l’entusiasmo dei padroni di casa, ma gli immobilizza le gambe. Dopo 26’, l’Unterhaching ha addirittura raddoppiato, e ora vede la salvezza ad un palmo. Si festeggia ad Amburgo dove, al momento, anche con una sconfitta, il Bayern si laureerebbe comunque campione. Eppure lo Schalke non molla, e con orgoglio, nel giro di pochi minuti sul finire del primo tempo, trova le energie per rimettere in piedi una partita che sembrava perduta. Basta appena un minuto allo Schalke per pareggiare: prima van Kerckhoven, poi Gerald Asamoah, autore di un incredibile quanto improbabile colpo di tacco, che è solo il primo degli incredibili episodi di quel pomeriggio. I due assist sono di quell’Ebbe Sand che se non segna fa comunque segnare. Si va dunque a riposo sul punteggio di 2-2, tra lo stupore generale. Anche ad Amburgo si vive un x.

90° minuto: Schalke campione di Germania contro ogni previsione

Il pubblico di casa ci crede, a Gelsenkirchen. Ad Amburgo si respira invece un’aria strana. Dopo il gol di Asamoah, al sentimento di festa è subentrata la preoccupazione. Come se un ladro fosse entrato nel tempio. Non è ancora accaduto nulla. Mentre ad Amburgo le due squadre continuano a darsele ma senza troppa convinzione, l’Unterhaching passa nuovamente in vantaggio. È il minuto 69 e Seifert gela il Parkstadion, mentre gli oltre mille tifosi ospiti sono in delirio.

La salvezza è ancora possibile. Per lo Schalke è un colpo durissimo, almeno in teoria. Stevens guarda i suoi negli occhi, ordinandogli di non mollare, riposizionando lui stesso i calciatori in campo, quasi sostenendoli col peso del padre che rincuora il figliol prodigo. Accade ancora una volta qualcosa di inspiegabile. Lo Schalke 04 si scuote e, sempre in un minuto, due volte con Boehme, prima da punizione, poi su assist del solito Sand, riapre il campionato. 4-3 al minuto 74. Dalla morte dello Schalke alla sua resurrezione sono passati appena 5 minuti.

Ad Amburgo i tifosi di casa festeggiano come fosse un gol, consci del fatto che adesso sta alla propria squadra fare lo sfregio ai rivali di sempre, quasi recuperando l’antica rivalità degli anni ’70 – quando l’Hamburg era la vera squadra di Germania. Nel frattempo anche Sand va a segno nella gara dello Schalke, fissando il punteggio sul 5-3 al 90’. Quello che andava fatto è stato fatto. Lo Schalke ha fatto il suo dovere, rimontando ben due volte l’arcigno Unterhaching. Tutto lo stadio e i tifosi biancoblu fissano lo schermo. C’è chi ascolta la radio, chi prova ad intercettare le voci delle mamme, delle fidanzate, dei figli, dei nonni che da casa stanno seguendo la partita di Amburgo. In attesa dell’ennesimo miracolo, che incredibilmente accade.

Heinz scende sulla fascia sinistra e crossa in mezzo come viene per il bosniaco Sergej Barbarez, che di testa arriva e insacca alle spalle di Oliver Kahn. Il Bayern Monaco, sotto di un gol, rivede la tragedia sportiva di due anni prima, quando lo United aveva rimontato i bavaresi in finale di Champions League. Mentre a Gelsenkirchen il boato riempie le strade della città, il leggendario portiere tedesco, con la sua proverbiale grinta, prende il pallone in fondo al sacco e si catapulta a centrocampo, provando a scuotere i suoi.

Bayern, oltre ogni immaginazione

Il Bayern si getta in avanti con la forza della disperazione. Passa appena un minuto e Sammy Kuffour inciampa su un pallone d’oro a due metri dalla porta dell’Amburgo, sprecando con tutta probabilità il pallone della vittoria e del campionato. È finita, si dicono a Gelsenkirchen. Il popolo dello Schalke esulta, è l’ennesimo miracolo di quell’incredibile finale di stagione. Ma la fine è la fine solo alla fine.

Minuto 93. Capitan Effenberg lancia Paulo Sergio, ma il difensore dell’Amburgo, Ujfalusi, lo anticipa passando il pallone al proprio portiere Schober, che blocca il pallone con le mani, regalando una punizione a due dentro l’area piccola al Bayern Monaco. Il tempo sta per scadere, la tensione non è più sopportabile; un’ultima azione deciderà il campionato più bello della storia della Bundes. L’arbitro Markus Merk fissa il punto di battuta e la distanza della barriera, che è praticamente dentro la propria porta.

Mehmet Scholl, lo specialista di turno, è uscito nella ripresa. Anche Kahn sembra consigliare il battitore, che d’altronde si fa avanti quasi da solo. È Patrick Andersson, che non ha ancora segnato neanche un gol in campionato. Effenberg è sul punto di battuta. Tocca il pallone accanto al suo compagno, che lo colpisce con una violenza infernale. La palla passa alla destra della barriera, nel frattempo mossasi verso il centro, e finisce… in rete.

Un altro miracolo è accaduto, ma questa volta per il Bayern. La squadra più titolata di Germania ha pareggiato nella più assurda delle situazioni. 1-1 al 94’, e diciassettesimo titolo per i bavaresi. A Gelsenkirchen scende il gelo.


Tre giorni dopo, il Bayern Monaco si riprenderà proprio la Champions toltagli due anni prima dal Manchester, battendo in finale a Milano il Valencia dopo i calci di rigore. Lo Schalke si consolerà con la Coppa di Germania in finale contro l’Union Berlin.

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