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L’anno scorso erano 25 anni, già 25 anni, dall’eliminazione del Real Madrid dalla sua prima apparizione in Champions League. Mercoledì 20 marzo 1996, al ritorno dei quarti di finale, i blancos persero 2-0 contro la Juventus, a Torino, e furono eliminati dall’Europa, chiudendo così la prima apparizione nella nuova Champions League anzitempo (e ben lontani dalle aspettative).

Aspettative, però, generate da cosa? Il Real zoppicava in campionato, ma aveva il sogno Champions, l’ossessione di vincere quella che per i blancos era una vera e propria maledizione.

Come cambiano i tempi, vero? Comunque, dopo un percorso frastagliato, ai quarti arriva la Juve. Anzi: arriva una Juve fortissima. Quella di Vialli, Del Piero, Ravanelli. Quella che vincerà il trofeo a fine stagione. Quella che però, all’andata, aveva perso 1-0 al Bernabeu con gol di Raul: ed eccolo, il generatore di aspettative.

Tante assenze, da una parte e dall’altra

Il Real ovviamente non si sentiva tranquillo. E c’erano ragioni per essere, diciamo così, a disagio. Dopo la bella partita con la Juventus, i blancos sono tornati alla routine della Liga e lo avevano fatto con una sconfitta per 3-0 a Tenerife. Poi è arrivata la partita al Bernabeu con l’Albacete in cui la lista degli infortunati è aumentata spaventosamente: fuori Buyo e Fernando Redondo, anche Iván Zamorano indisponibile. Soler non era stato disponibile già dall’andata. Sanchís e Amavisca ancora out e Fernando Hierro era squalificato.

La Juve se la passava certamente meglio: Del Piero aveva ormai raggiunto i crismi del fuoriclasse, raccogliendo numero ed eredità di Roberto Baggio. Lippi, che nell’anno precedente aveva vinto campionato e Coppa Italia (perdendo la Coppa Uefa solo in finale), era una certezza matematica: non solo i campioni a disposizione, ma tanti ragazzi in grado di dare freschezza, verve, entusiasmo. Davanti alle assenze pesanti del Madrid, il tecnico di Viareggio aveva recuperato Vialli all’ultimo. Non riuscì ad esserci Ravanelli, out come Ferrara e Carrera. Porrini avrebbe giocato dal primo minuto, ma soprattutto sarebbe stato Padovano a rilevare Penna Bianca.

Mercoledì 20 marzo 1996, il Real Madrid scese in campo al Delle Alpi con la seguente squadra: Cañizares, Quique Flores, Chendo, García Calvo, Alkorta, Lasa, Míchel, Milla, Laudrup, Raúl e Luis Enrique. La risposta della Juve: Peruzzi; Torricelli, Porrini, Vierchowod, Pessotto; Jugovic, Deschamps, Conte; Del Piero, Vialli, Padovano. Tantissima roba.

La partita

Un quarto d’ora di attacchi sterili della Juventus, poi una punizione di Del Piero dalla linea di metà campo: palla che attraversa il muro tra Garcia Calvo e Luis Enrique, che soprattutto rimbalza nell’area piccola senza che Canizares possa prenderla. Che rimbalza in porta. Che fa 1-0 per i bianconeri. Vantaggio annullato al 17′, match ora tutto in bilico e di un’intensità a dir poco feroce.

Poco dopo la ripresa del secondo tempo, arriva il colpo che il Real, sulle gambe, temeva di più. Nel continuo flusso di gioco bianconero, Padovano riceve palla sulla sinistra e ha il possesso della palla davanti a Cañizares. Alkorta, che pure corre verso la linea di porta, non arriva in tempo per impedire il gol. La sfera va inesorabile: ha baciato la rete, ha fatto il 2-0. Non solo la Juve era avanti nel punteggio, era svanita anche la possibilità di tempi supplementari.

Il Madrid aveva bisogno di segnare un gol per passare. Al 69° minuto le cose si sono complicate ulteriormente quando Alkorta è stato espulso, lasciando i blancos in dieci uomini; poco dopo, al 76′, anche a Torricelli è stato mostrato il cartellino rosso ed è dovuto andare negli spogliatoi, lasciando l’ultimo quarto d’ora i bianconeri in dieci contro dieci.

Il numero di cartellini rossi riflette anche la tensione e l’intensità con cui entrambe le squadre hanno affrontato la partita. Il Real si era spinta in avanti alla ricerca di un gol (che avrebbe dato la qualificazione), e nel finale Esnaider aveva dato anche la sensazione di poter cambiare la storia.

Ecco, a Madrid ricordano ancora l’ultima palla: Laudrup, grande ex della partita, lancia Esnaider, a sua volta verso Luis Milla. Il tiro è bello, pulito, basso e pure a pochi centimetri dal palo destro della porta della Juve. Era lì… Quel gol avrebbe cambiato tutto. Tutto. Forse anche la momentanea maledizione del Real.