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La prima volta che il Napoli, post Maradona, si è sentito grande tra i grandi. Ed è una data che non si dimentica, che qualcuno ha voluto persino tatuarsi sulla pelle. No, non vale un titolo, non è nemmeno un racconto da tramandare ai posteri. E’ però una fase di passaggio: col senno del poi, ha persino acquistato più valore. Del resto, rimontare da uno svantaggio di due gol e vincere la partita è già di per sé un’impresa degna di essere ricordata. Immaginate farlo in trasferta e contro i tuoi eterni rivali: diventa qualcosa di sublime e indimenticabile. Roba da libri.

Per tanti, la vittoria dello scudetto del 2023 parte proprio dal 31 ottobre 2009. 14 anni prima. Non è completamente fantascienza: in quell’attimo, la squadra di De Laurentiis aveva finalmente trovato la sua dimensione. Da lì in poi avrebbe lottato sempre e comunque per un piazzamento in Champions League. Quindi soldi, prestigio, fama, la scelta di firmare giocatori forti. A volte fortissimi, come il Pipita Higuain o il Matador Cavani. Benitez e Sarri, allora Spalletti: Napoli era tornata a contare tra le piazze italiane. E iniziò ad attirare talento.

Napoli-Juve: il giorno in cui cambiò tutto

All’Olimpico di Torino – l’Allianz Stadium era solo un cantiere – era il 31 ottobre 2009, la notte di Halloween. Il Napoli, solo poche settimane prima, attraversava il periodo più oscuro della gestione De Laurentiis: con Donadoni in panchina, la squadra non decollava e si decise per un cambio alla guida tecnica. Come tanti anni dopo, fu chiamato Walter Mazzarri a metterci una pezza. Ecco: andò così bene da diventare presto uno dei tecnici più amati dai tifosi partenopei.

Le prime tre partite del Napoli sotto la guida di Mazzarri sono state un tuffo nella storia, e quella sensazione forse proprio oggi qualcuno avrebbe voluto ritrovarla. Tant’è: passano gli anni, passano i giocatori. Ma non passano comunque i ricordi. Come quella rimonta epica in casa contro il Bologna all’ultimo minuto, come la vittoria a Firenze negli istanti finali (nonostante il rigore sbagliato da Quagliarella) e il memorabile pareggio casalingo contro il Milan, da 0-2 a 2-2 nei minuti di recupero.

La squadra rifletteva perfettamente l’identità del suo allenatore: giocatori determinati e di talento. Con un pregio importante: lottavano su ogni palla senza mai arrendersi, e soprattutto, giocavano fino all’ultimo istante. I gol segnati nei minuti finali vennero presto ribattezzati come gol in “zona Mazzarri”. Sembrava un’emozione pronta a ripetersi. E tutti desideravano il colpo gobbo contro la Juventus. Quella in panne, sì. Ma con Del Piero, Trezeguet e Buffon: un carrarmato pronto a incrociare il percorso azzurro.

La partita

Pronti, via e Giovinco spreca un’occasione clamorosa dopo appena 17 secondi. Superato il pericolo, le successive occasioni sono tutte per il Napoli, con Denis e Aronica. La partita si mostra subito in equilibrio fino al momento in cui il caos torna a regnare sovrano. Al 35esimo minuto, Trezeguet anticipa tutti in area e di testa porta la Juventus in vantaggio. Il primo tempo si conclude con il vantaggio bianconero.

Al 9′, si verifica un episodio certamente particolare: Contini, libero in area, ha tutto il tempo per controllare un cross dalla sinistra, ma indeciso su stoppare o appoggiare al portiere, compie una mossa a metà, regalando il pallone a Giovinco che segna il 2-0. La partita sembra chiusa, ma era un periodo di sorprese per il Napoli, che spinto dagli ultimi risultati non aveva mollato neanche per un secondo. Oh, e a proposito di sorprese. Aveva un nome e un cognome: Jesus Datolo.

L’argentino entra al quattordicesimo, pochi minuti dopo il raddoppio della Juve, e inizia la rimonta. Datolo sfonda sulla sinistra e crossa in area, dove Hamsik dimezza lo svantaggio. Al 64′, su calcio d’angolo, il colpo di testa di Denis viene respinto da Buffon, ma Datolo, pur da terra, batte il portiere bianconero pareggiando 2-2.

La gioia invade Torino, e nell’aria c’è un sapore speciale. Il sapore dell’impresa imminente, il ribaltamento di fronte, una storia epica da raccontare. L’Impresa si concretizza all’82º minuto, quando Lavezzi, con una magia sulla sinistra, serve Datolo; Grygera spazza male e Hamsik segna il 3-2. La rimonta è completa, la festa è rinviata al fischio finale al 95esimo minuto. Dopo 21 anni, il Napoli espugna il campo della Juventus.

Le reazioni dei protagonisti

“La fotografia di quella partita? Vado oltre il risultato e penso alla grande festa che facemmo negli spogliatoi – raccontò Datolo a Il Mattino, anni dopo -. Volevo entrare ed essere decisivo”. L’argentino spiegò l’incidenza di Mazzarri in quella partita: “Mi ha detto di essere me stesso, di pensare alle cose che avevamo provato in allenamento. Di divertirmi. Ho subito pensato che potessi essere decisivo”. Beh, ci ha messo davvero poco.

Così iniziò una nuova era per il Napoli, una storia straordinaria tra Walter Mazzarri e la squadra. Un Napoli che spaventa le grandi d’Europa come Bayern Monaco, Manchester City, Chelsea. Il Napoli di Lavezzi, Cavani e Hamsik. Una squadra tenace, che era pronta a migliorare e a lavorare sui propri limiti. E con una determinazione tale da superarli spesso e volentieri.

Quell’anno il Napoli aveva certamente posto le basi per un percorso più lungo, inaugurando un nuovo modo di intendersi e di vedersi: la squadra vincente si sarebbe sviluppata pian piano, crescendo anno dopo anno. Gli azzurri diventeranno una solida realtà del calcio italiano, raggiungendo l’apice con la vittoria dello Scudetto e persino con la possibilità di andare lontano in Champions League.