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Quella dell’annata 2004/2005 è un’Inter indimenticabile. Certo, quell’Inter non vince mica il Triplete. Non è neanche l’Inter che sfiora lo Scudetto, finendo anzi terza in campionato.

È però un’Inter nuova, dall’allenatore ai giocatori. Dopo due stagioni sulla panchina biancoceleste, Roberto Mancini infatti prende casa a Milano, sponda nerazzurra, portando con sé da Roma Favalli e Mihajlovic. Ai due ex-Lazio si aggiungono, per la retroguardia difensiva l’esterno Zé Maria e lo stopper Burdisso. A centrocampo, arrivano Cambiasso, Veron e Davids. Mica male come campagna estiva.

Dopo aver agilmente superato il girone di Champions, intorno a San Siro si inizia a rumoreggiare sul futuro del Mancio. Non tanto (non solo) per i risultati, ma per quella malattia della pareggite. Già a fine dicembre l’Inter è a 15 punti di distanza dalla vetta, ormeggiata da Milan e Juventus.

12 pareggi, un record, sono la causa principale di questo divario ormai incolmabile – e che infatti si manterrà a livello di classifica fino a fine stagione, come ricordato. È anche l’anno del petardo a Dida nel quarto di finale di ritorno di Champions League.

Sempre contro il Milan, a febbraio, l’Inter perde un derby che significa fine dell’imbattibilità leggendaria – che durava da ben 40 incontri, dal maggio del 2004.

Contro la Roma, infine, l’Inter avrà la meglio nel doppio incontro di andata e ritorno in Coppa Italia, aggiudicandosi così la vittoria di un titolo a lungo atteso – l’ultimo a farcela era stato Gigi Simoni.

Quella del 2004/2005, però, dulcis in fundo, è soprattutto la stagione di Inter-Sampdoria 3-2.

La partita è finita

Non c’è appassionato di calcio che non conosca questa leggendaria partita. Siamo a gennaio, dunque appena al giro di boa che porta alla seconda metà di stagione.

Come ricordato, l’Inter è celebre per i 12 pareggi, e guarda dal basso all’alto le due nordiche in testa alla classifica. Il clima a San Siro non è dei migliori, e lo 0-2 della Sampdoria (gol di Tonetto allo scadere del primo tempo e di Kutuzov, subentrato nella ripresa, all’83’) induce buona parte del pubblico quel pomeriggio presente a San Siro ad abbandonare anzitempo l’incontro.

Poi, però, accade l’imponderabile. Nell’imponderabile, sono almeno due i cambi decisivi di Mancini (che li aveva effettuati prima del raddoppio doriano): Martins al posto di Cristiano Zanetti e Recoba al posto di uno spento Adriano.

«Tutti a casa alé» urlano i tifosi della Sampdoria. Fischiano senza dare voce ai propri pensieri quelli dell’Inter. I telecronisti già parlano di «ricaduta Inter», dopo le ultime ottime prestazioni.

Gli olè accompagnano i tocchi degli uomini di Novellino. Sembra di stare a Marassi.

La più incredibile delle rimonte

Minuto 87. Dopo aver sbagliato uno stop scolastico, Recoba recupera un pallone malamente perso a centrocampo, dribbla sul mancino e da 25 metri scarica un tiro di rara precisione e potenza: palo clamoroso.

La palla torna sui piedi di Emre che pesca Vieri, ma la girata di Bobo finisce innocua tra le mani del saldo Antonioli.

Non sembra proprio giornata per l’Inter.

Minuto 88: la riapre Martins

Intanto il tempo scorre, siamo al 88’. Recoba porta palla centralmente e pesca Martins, che rientra sul destro e di esterno sinistro beffa finalmente Antonioli, per la rete dell’1-2. Decimo gol in stagione per il nigeriano.

Preoccupante l’atteggiamento difensivo della Sampdoria, in versione allenamento del giovedì. Il portiere blucerchiato guarda i suoi con sospetto: qualcosa di imponderabile sta maturando nella mente dei 22 in campo. Nessuno, o quasi, sugli spalti, crede al miracolo.

Fuori Flachi l’attaccante, dentro Carrozzieri il mestierante, per Novellino. Che da buon (simpatizzante) interista conosce bene il significato profondo dell’inno nerazzurro: «Amala, pazza Inter amala». 5-4-1 per la Samp, l’Inter invece ormai non ha neanche più un modulo.

Minuto 89’, Martins guadagna un prezioso calcio d’angolo. Palla respinta, che torna a Karagounis su tocco di Zanetti. Cross al centro, a vuoto Stankovic in rovesciata, ma la traiettoria incontra Vieri che di tacco pesca Recoba: El Chino scarica un gran diagonale mancino, ma Carrozzieri respinge alla bell’e meglio. Ancora calcio d’angolo.

Ora San Siro, incredibilmente, ci crede.

Sulla battuta mancina di Recoba stacca Martins, respinge (in maniera dubbia) un difensore della Samp, ma la palla rimane nell’area piccola, laddove Vieri calcia di prepotenza, ma un muro gli si para davanti.

Non è un muro, a dire il vero, ma il braccio sinistro di Zenoni. Il pallone, ancora vivo, finisce sul mancino di Stankovic, che calcia però in maniera sbilenca. Palla sul fondo, esterno della rete. Qualche timida protesta segue il termine dell’azione, ma è rimessa dal fondo.

Minuto 90: Vieri lancia l’assalto alla vittoria

90 minuti e 16 secondi, Vieri spizza il pallone sul quale Martins si getta come un falco; respinge per un momento la difesa doriana, ma il pallone si impenna.

Dopo aver fatto a sportellate col difensore avversario, Martins recupera miracolosamente la sfera rimettendola in mezzo con una rovesciata impossibile anche solo da pensare. Antonioli è ormai uscito sul nigeriano, lasciando vuota la propria porta. 90′ e 22”: Vieri gira col destro e, pur avendo di fronte due difensori, trova la rete.

Succede di tutto. Grida, spauracchi, urla disumane, gioia estatica accompagnano i (45.000? 40.000? Sembrano 100.000) tifosi dell’Inter. Siamo sul 2-2. Incredibile.

E mancano ancora tre minuti e mezzo di recupero. L’Inter, anziché adagiarsi, è tutta all’attacco. I giocatori della Sampdoria sono sotto a un treno.

Il mancino di Cambiasso è però più confusione che altro. Minuto 46, secondo 30. Antonioli respira.

Minuto 93: Recoba nella follia generale

Il cronometro segna 92′ 22”. Recoba col classico esterno prova a trovare un varco centrale, ma la Samp fa muro grazie a Volpi, tra i migliori in campo. Qualche passo verso l’ignota (ormai) metà campo interista e Martins gli piomba addosso come un falco, scippandogli il pallone e regalandolo a Zanetti.

Recoba riceve il pallone dal capitano argentino e scarica nuovamente un mancino velenoso verso la porta di Antonioli, che stavolta respinge. Zenoni allontana ma Favalli recupera nuovamente il pallone. Palla in mezzo per Vieri, allontana la Sampdoria.

Cordoba inciampa sul pallone, che però carambola ancora preda delle maglie nerazzurre. Recoba, Zanetti ne porta a spasso due, allarga, Karagounis in mezzo, allontana la difesa doriana, ormai allo stremo.

Al limite Stankovic, che si vede arrivare un pallone alto e velenoso, dritto come una spada: ha la divina lucidità di appoggiarlo (come in allenamento) per l’accorrente Recoba, smorzandolo per il sinistro del Chino.

Il primo tiro del Chino era finito sul palo, il secondo era stato salvato da Carrozzieri, il terzo da Antonioli: sul quarto, neanche gli angeli possono arrivare.

Mancino. In area di rigore della Samp, al momento del tiro, ci sono nove (sic!) giocatori. Solo tre dell’Inter. Poco importa. Il mancino del Chino è una sinfonia. Imparabile per Antonioli, che prova a buttarsi fingendo (quasi) di poter evitare l’inevitabile.

Minuto 93. 3-2.

È successo davvero.