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Sembra passata una vita da quando, poco più di due settimane fa, Acerbi, con una zampata da attaccante puro, regalava all’Inter la speranza dei tempi supplementari nella semifinale di ritorno contro il Barcellona. Eravamo sul punteggio di parità, che sarebbe stata spezzata appunto nei supplementari da Davide Frattesi, che porta un nome non casuale: come l’eroe che sconfisse Golia, egli si faceva incarnazione di un piccolo miracolo sportivo, in una delle sfide più memorabili che la storia della competizione ricordi.

Il giorno dopo, nel silenzio generale provocato dall’eccessività delle emozioni del giorno prima, il Paris Saint-Germain allenato da Luis Enrique imponeva la sua legge del bello all’Arsenal, squadra esteticamente di un certo livello ma non quanto i parigini. Dopo la vittoria dell’andata all’Emirates, una nuova vittoria al Parc des Princes decretava così quale squadra Inzaghi avrebbe dovuto studiare – ammesso che non l’avesse già fatto prima, almeno in forza d’abbozzo – in vista della finale. Che è arrivata, signore e signori. Si gioca domani. E anche noi, come Inzaghi ed Enrique, ma non di certo come i tifosi coinvolti, abbiamo provato a prepararla.

Le info utili sulla finale di Champions League: Inter v PSG

Inter v Paris Saint-Germain andrà in scena sabato 31 maggio 2025, ore 21:00. Lo stadio che ospiterà la contesa è l’Allianz Arena di Monaco di Baviera.

La sfida sarà visibile in televisione su Sky Sport. In streaming, su NOW.

Qualche statistica

Questa sarà la prima sfida assoluta in Champions League tra Inter e PSG, ma anche la seconda finale tra squadre francesi e italiane dopo quella del 1992/93 vinta dal Marsiglia per 1-0 contro il Milan. Anche quella partita si giocò a Monaco, ma all’Olympiastadion.

Il Paris cercherà di fare meglio rispetto al 2020, quando venne sconfitto in finale dal Bayern Monaco a Lisbona (1-0). L’Inter, tre volte campione, ha alzato la coppa per l’ultima volta nel 2010 e ha disputato l’ultima finale due anni fa, sempre con Inzaghi allenatore, perdendo contro il Manchester City (1-0).

Il Paris è la terza squadra francese a raggiungere più di una volta la finale di Coppa dei Campioni/Champions League dopo Reims (1955/56, 1958/59) e Marsiglia (1990/91, 1992/93). Ha vinto nove delle ultime 11 partite di Champions League (S2) e ha segnato il primo gol in sette degli ultimi nove incontri. Per i nerazzurri si tratta invece della settima finale nella competizione, nella quale quest’anno ha vinto 10 partite (il suo miglior totale in una singola stagione europea). L’Inter perso solo una delle 14 gare di Champions League disputate in questa stagione ed è rimasta imbattuta nelle ultime otto (V6 P2).

Due grandi portieri: Sommer e Donnarumma

Quando si parla di una finale europea, si fa spesso riferimento all’abilità dei due allenatori (certamente un tema, anche in questo caso), alla classe dei singoli, alla qualità del centrocampo o alla solidità della difesa, ma poche volte si accenna alla bravura dei due portieri i quali, per quanto bravi possano essere, sembrano quasi estraniati dall’esito finale. Non è così. Non lo è mai, ma in questa finale non lo è affatto.

Sommer e Donnarumma, grazie ai loro interventi, hanno deciso le semifinali di Champions League. Il primo con due interventi – almeno – miracolosi su Lamine Yamal; se riesci a fermare l’eletto – qualcuno ancora ne dubita? – significa che sei oltre l’elezione. Il secondo, che a dire il vero è stato decisivo anche ai quarti e agli ottavi, contro il Liverpool (ai rigori), ha chiuso la propria porta soprattutto all’Emirates, risultando ancora una volta l’incubo di Saka (e compagni).

I numeri, comunque, parlano più chiaramente delle sensazioni, non per questo meno importanti.

Partiamo da Donnarumma. Il portierone azzurro ha giocato 14 partite in Champions quest’anno (1290 minuti totali). Ha effettuato 37 parate, 2.47 di media a partita, e ha totalizzato 5 clean-sheets. Gigio, sotto Enrique, è cresciuto anche coi piedi, dove ha realizzato la sua miglior percentuale di sempre in una competizione europea: 81.72% di precisione nei passaggi.

Andiamo a vedere Sommer. Il portiere svizzero ha giocato una partita in meno (13) di Donnarumma, totalizzando 1200 minuti. Ha effettuato 51 parate, 3.65 a partita – un dato esploso nel doppio confronto col Barça dove è stato votato, non a caso, Man of the Match (a San Siro). Per lui anche 7 clean-sheets e una passing-accuracy dell’83.47%.

Ricordiamo, en passant, che parliamo di due pararigori. Attenzione dunque all’esito della Champions, che passa anche dai guantoni di questi due.

J’accuse, io mi difendo

Il J’accuse di zoliana (Emile, s’intende) memoria (1898) ha poco a che fare col tema oggetto della nostra analisi, ma solo ad un primo sguardo. Anche nel caso dello scritto di Zola, infatti, l’intenzione non era quella di accusare ma di difendere (nel caso specifico, Dreyfus). Lasciamo da parte la storia, teniamoci l’analogia. Il PSG gioca un calcio offensivo, anche iperoffensivo, ma lo fa di squadra. Attacca in massa, difende in massa. Può farlo perché tende a controllare il campo. Lo fa sempre. Lo ha fatto anche all’Emirates, finché è passata in vantaggio – ciò che dimostra grande elasticità tattica. Perché non dovrebbe farlo a Monaco?

Vi basti prendere qualche numero sparso: il PSG arriva alla finale di Champions League da secondo miglior attacco del torneo con 33 gol, mentre i nerazzurri sono settimi a quota 26. I giocatori di Luis Enrique sono anche terzi per possesso palla (59,6%) e quarti per precisione dei passaggi (88,9%). 

I pericoli portati alla porta di Sommer non verranno da un unico interprete – lo si poteva immaginare per il Barcellona, che sì attacca in massa ma alla fine si affida sempre a Yamal. Non solo Kvara, o Dembele, o Doue. Ma tutti e tre più Fabian Ruiz, Nuno Mendes, soprattutto l’ex Hakimi – il quale è, per inciso, l’unico titolare in campo ad aver vinto la Champions, non da protagonista, col Real Madrid nel 2018: se dovesse giocare, rientrerebbe in questa statistica anche Pavard.

Dall’altra parte abbiamo chi risponde al J’accuse difendendosi bene e ripartendo meglio (il Barcellona lo sa bene): appunto l’Inter di Inzaghi, la squadra ad aver ottenuto più clean-sheets nel torneo (8, contro i 6 del PSG) e ad aver subito in generale meno reti dei suoi avversari (11, contro le 15 dei parigini). Il vero tema della partita sarà questo, a nostro avviso. Se l’Inter sarà in grado di accorciare sui talenti della squadra francese o, più plausibilmente, a difendere bassa la porta di Sommer, le ripartenze non saranno un problema, perché anche l’Inter ha qualità (Dimarco, Mkhitaryan) e gamba (Dumfries, Thuram) per farlo.

Le probabili formazioni del match

PSG (all. Enrique): Donnarumma; Hakimi, Marquinhos, Pacho, Nuno Mendes; João Neves, Vitinha, Fabián Ruiz; Doué, Dembélé, Kvaratskhelia

Indisponibili: Nessuno
In dubbio: Kimpembe (piede)

INTER (all. Inzaghi): Sommer; Pavard, Acerbi, Bastoni; Dumfries, Barella, Çalhanoglu, Mkhitaryan, Dimarco; Lautaro Martínez, Thuram
Indisponibili: Nessuno
In dubbio: Pavard (caviglia), Zieliński (problema muscolare)