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Meno uno. Meno uno alla partita che separa il sogno dalla nostalgia, la finale dall’addio. Meno uno alla notte in cui il destino torna a battere sul prato di San Siro come un tamburo di guerra. Inter contro Barcellona: il secondo atto di una semifinale che già all’andata ha bruciato l’aria con un 3-3 da romanzo d’avventura. Ora non c’è più spazio per le vie di mezzo. Una andrà a Monaco di Baviera. L’altra resterà a guardare.

Come ci arrivano le due squadre

Il calendario ha segnato il 6 maggio da tempo, ma il cuore lo aveva segnato da prima: da quando, sei giorni fa, l’Inter ha visto la vittoria scivolarle via al Montjuic come sabbia tra le dita. Da quando Flick ha capito che, senza Lewandowski, l’idea stessa di controllo era una chimera. Ora il polacco c’è, Lautaro ci prova. E se l’andata è stata una sinfonia disordinata, la notte di Milano promette una resa dei conti in grande stile.

Il calcio sa ancora raccontare storie controcorrente. E questa semifinale ne è la prova. Barcellona e Inter si affrontano con un oceano tra le loro finanze: oltre 350 milioni di euro di differenza nel valore delle rose. I catalani, con i loro gioielli adolescenti dai piedi d’oro e i cartellini d’argento, vincono il confronto reparto per reparto. Ma è l’Inter, paradossalmente, a insegnare efficienza: la rosa meno costosa tra le quattro semifinaliste, il monte stipendi più basso, eppure una squadra che non conosce complessi d’inferiorità.

È il paradosso che fa grande il calcio: spendere meno, ma pesare di più. L’Inter non è solo organizzazione. È cultura, abitudine, fame. E lo ha dimostrato anche a Barcellona, andando tre volte avanti contro chi, almeno sulla carta, avrebbe dovuto dominare.

Inter, Lautaro Martinez ci prova

Se la Champions si decide anche nelle infermerie, l’Inter può sorridere. Lautaro Martinez, il cuore pulsante della squadra, è recuperato: ieri ancora a parte, ma le sensazioni sono buone. L’argentino vuole esserci, vuole lasciare il segno. E salvo sorprese sarà titolare accanto a Thuram, gemello d’attacco e d’intenti.

Più in bilico la situazione di Pavard, ma anche qui l’ottimismo filtra dalle maglie nerazzurre. Il francese ha assaggiato il gruppo, la caviglia tiene, il dolore si smussa. Dovrebbe farcela anche lui. In alternativa, pronto il giovane Bisseck, che all’andata ha retto con coraggio il battesimo di fuoco europeo.

Lewandowski recuperato

Dall’altra parte, Flick riabbraccia Lewandowski: l’uomo delle notti pesanti, il bomber che non sente la pressione ma la impone agli altri. Out Koundé e Balde, toccherà a Eric Garcia e Gerard Martin coprire le corsie, mentre Gavi sarà disponibile almeno per la panchina. In campo dal 1’, probabile la conferma di Raphinha e Lamine Yamal: due ali che dribblano più per istinto che per ordine.

Formazioni e identità

Sulla scacchiera di San Siro si muoveranno pezzi diversi, ma con lo stesso obiettivo. L’Inter si schiererà col suo classico 3-5-2: Sommer tra i pali, Acerbi e Bastoni a blindare, Barella e Mkhitaryan a cucire il gioco. Sulle fasce, Dumfries e Dimarco saranno spine nei fianchi del Barça. In mezzo, Calhanoglu disegnerà traiettorie e geometrie. E davanti, la coppia Lautaro-Thuram proverà a scrivere l’epilogo.

Il Barcellona risponderà con un 4-2-3-1: Szczesny difenderà i pali; in difesa, Cubarsí accanto a Inigo Martinez a fare da scudo. Pedri e De Jong dovranno reggere il cuore tecnico della squadra. Davanti, Dani Olmo sarà il trequartista libero di svariare, con Yamal e Raphinha larghi a ispirare Lewa.

Una notte per cuori forti

C’è qualcosa di antico e solenne nel modo in cui San Siro si prepara a queste notti. Le luci si fanno più bianche, il silenzio prima del fischio d’inizio sembra una preghiera. Inter-Barcellona non è solo una partita. È la somma di ricordi (la semifinale del 2010), di ruggiti sospesi, di sliding doors europee. Ma stavolta il passato non basta. Conta il presente. Conta chi saprà tenere i nervi saldi quando l’aria diventerà pesante. Conta chi ha più fuoco negli occhi. E in questo, Inter e Barcellona si somigliano più di quanto non dicano le valutazioni di mercato.

Sarà una notte lunga. Forse risolta all’ultimo respiro. Forse ancora più folle dell’andata. Ma sarà, in ogni caso, una notte vera. Chi vince va a Monaco. Ma chi perde, almeno stavolta, saprà di aver fatto parte di una storia che vale la pena raccontare.