Tra i tanti virgolettati usciti negli ultimi giorni dopo la morte di Papa Francesco, al secolo Jorge Mario Bergoglio, ce ne è uno che ci ha colpiti particolarmente: “Tra Maradona e Messi, come migliore della storia indico Pelé”. Il nostro stupore non deriva unicamente dal debole patriottismo – definiamolo impropriamente così – del defunto Santo Padre, argentino e tifoso del San Lorenzo, ma dall’ampiezza ermeneutica che una risposta di questo tipo sottende.
Detto in termini più profani, stabilire chi sia il più forte del mondo non dipende unicamente dalle statistiche – anche se, certo, sul fronte individuale Pelé eccelleva, sicuramente rispetto a Maradona, e in parte anche rispetto a Messi (sui gol fatti) – ma da un’intuizione del vero che, dicevano i medievali, deve necessariamente dialogare col bello e col buono. C’è, insomma, nell’essere il più forte di tutti in uno sport che più di ogni altro è disputato nel mondo, una mescolanza di fattori che, anche avvicinandosi il più possibile alla realtà delle cose, rimane in qualche modo legata ad un gusto soggettivo.
Se il discorso è facilmente comprensibile sul più grande di sempre in generale, forse è ancora più vero riguardo il più grande di tutti oggi, cioè allo stato attuale, en jouant.
Della festa anch’io son parte
Un verso di un’antica poesia di Umberto Saba, già tifoso della Triestina, dal titolo Goal (1934), ci permette di fare una piccola parentesi prima di entrare in medias res. Si dà infatti per scontato che il migliore di tutti sia un calciante e non un parante, ma questo dato non va da sé. È una cultura dello spettacolo – e un prolungamento delle forme idolatriche del mito che ci condiziona fin dall’infanzia, dal battimuro sotto casa al campo da gioco domenicale – che ci ha condizionato in questa scelta. Non è un caso, forse, se la poesia di Saba, dedicata in fondo al ruolo del portiere, tanto quello sconfitto quanto quello festante, sia intitolata “Goal”.
L’argomento si fa impellente se riferito alla stretta attualità. Delle quattro squadre giunte fino alla semifinale della Champions League, infatti, ce ne è una che tra ottavi e quarti di finale è passata anche – se non soprattutto – per merito del proprio portiere. Ci riferiamo naturalmente al Paris Saint-Germain e quindi a Gianluigi Donnarumma, che non solo ne difende i pali, ma – meglio – ne custodisce l’entrata. Donnarumma è senza dubbio il migliore portiere del pianeta, al momento. Le sue parate nei 90’ e nei calci di rigore (vedi contro il Liverpool) ne sono la dimostrazione. Questo ancora non fa di lui il migliore al mondo in generale, tra i calciatori. Ma una vittoria della Champions League, con lui protagonista, metterebbe a rischio l’antica vulgata.
Dal molteplice (oggettivo) all’uno (soggettivo)
Fatta questa doverosa parentesi, ci avviciniamo un passo alla volta a quello che, con somma umiltà, riteniamo essere il migliore di tutti al momento. Spoiler: non gioca in Premier League. Contro-spoiler: ci giocava, quando salì in massima serie con il Leeds United, da che era ancora un ragazzino. Ma andiamo con ordine.
In Premier League la scelta sarebbe potuta essere tra Mohamed Salah e Erling Haaland, calciatori rispettivamente di Liverpool e Manchester City. A livello puramente statistico, Salah ha segnato 27 gol e fornito 18 assist in 33 partite in Premier – numeri semplicemente inauditi. In Champions, l’egiziano ha segnato 3 gol e fornito 4 assist in 9 partite. Senza dubbio Salah, tornato quello di un tempo quest’anno sotto Arne Slot, è uno dei migliori del pianeta. Non servono neanche i numeri a dirlo, perché il fenomeno si mostra all’evidenza con una forza che lo ha portato ad essere paragonato agli antichi faraoni. Eppure, in Champions Salah non è stato sempre impeccabile, anzi, e il suo “silenzio” nella doppia sfida col PSG pesa parecchio. Discorso simile per Erling Haaland, che pure nella sua peggior stagione da quando è al City ha siglato 21 reti e realizzato 3 assist in 28 partite di Premier, segnando 8 gol in 9 partite di Champions.
Più arduo risulta invece non scegliere uno dei quattro galattici Vinicius Jr., Bellingham, Mbappe e Valverde. Non solo per numeri – anche se Bellingham rispetto allo scorso anno, ha decisamente rallentato – ma per qualità. Certo, così non finiremmo più. Perché non citare anche Rodrygo, infatti? La verità è che i quattro (cinque) fenomeni sopracitati non hanno molti rivali nel mondo, ma scegliere uno di loro in una stagione così deludente, nella quale il Real rischia di non vincere neanche un titulo, risulta complicato.
No, la nostra scelta ha sempre a che fare con la Liga, ma sponda Barcellona. Da queste parti è passato anche un altro grande protagonista della stagione in corso, Ousmane Dembele (7 gol e 3 assist in 12 partite di Champions, 21 reti e 7 assist in 27 partite di Ligue 1), che insieme a Kvaratskhelia – un altro di quelli che bisogna almeno menzionare – e il già citato Donnarumma sta guidando il PSG di Luis Enrique fino alla finale. Nel suo ruolo gioca uno dei calciatori più belli da vedere, e destinato ad essere il più forte di tutti – su questo mettiamo la mano sul fuoco –, come Lamine Yamal, 4 gol e 4 assist in Champions, 6 gol e 14 (sic!) assist in Liga.
Suo compagno di squadra, e arriviamo al dunque (finalement!), è Raphinha, meno noto come Raphael Dias Belloli, classe 1996 in forza al Barcellona. È lui, al momento, il migliore giocatore del pianeta. Veloce, tecnico, fenomenale, ma soprattutto decisivo. La sua costanza nel segnare in senso positivo le partite più importanti della stagione del Barcellona è un indice non irrilevante sulla nostra scelta – tralasciando l’aspetto estetico, che comunque conta: Raphinha è un brasiliano vero, ma con la mentalità di un argentino e la fisicità di un inglese, campionato nel quale si è formato come detto in apertura di pezzo, al Leeds United. In questa stagione è a quota a 15 gol e 11 assist in 31 partite di Liga; è a 12 gol e 7 assist in Champions League, su 12 partite. Sono numeri incredibili per un calciatore che, ne siamo certi, sarà decisivo da qui a fine stagione. E forse, di più, da qui all’eternità, nell’albo dei migliori di sempre.