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L’amore per l’Inter, il Milan, la Juve. L’amore per il calcio. Che può, e tanto, più dei soldi. E’ sempre stato chiaro per Zanetti, Bergomi, Del Piero. Per Paolo Maldini e Franco Baresi. Giocatori formidabili, ma che hanno avuto un pregio su tutti: si sono legati a due colori, a un’unica bandiera. Ecco le nostre ‘storie di fedeltà’: i giocatori che hanno tenuto la stessa maglia. Più o meno per sempre.

Francesco Totti

L’emblema della Roma durante le ultime due decadi ha ricevuto più di dodici offerte per cambiare maglia. Totti definisce alla perfezione la fedeltà a un club. Lo voleva il Milan quando era un ragazzino, ma sua madre gli proibì di lasciare Roma. Così, iniziò a giocare nelle giovanili giallorosse nel 1989. E debutta in Serie a a soli 16 anni, restandovi per ben 25 stagioni…

Paolo Maldini

Maldini ha dedicato la sua intera carriera al Milan, i suoi numeri parlano per lui: cinque volte campione d’Europa, otto volte campione d’Italia, e poi Coppe, Supercoppe e un Mondiale per club. Giocò quasi 25 stagioni in prima squadra, ritirandosi a 41 anni e lasciando un legato di rispetto e ammirazione, e il segno di una dinastia iniziata dal padre. Non arrivò mai a vincere un Pallone d’oro, ma questo non conta: conta essere felici di una carriera incredibile e come nessuna.

Ryan Giggs

È un simbolo del Manchester United, club nel quale ha militato tutta la sua vita. Giggs, gallese di nascita, si trasferì a Manchester quando suo padre, giocatore di rugby, fu acquistato dallo Swinton. Debuttò con i diavoli rossi nel 1990, due anni prima che venisse materialmente creata la Premier League. Fino al suo ritiro a 40 anni, con il rosso United aveva passato ben 24 stagioni. Un’infinità di offerte, ma sempre one club man.

Javier Zanetti

1114 partite ufficiali disputate, quinto nella classifica con oltre mille presenze in carriera. È poi lo straniero con più presenze in A (615), il quarto in assoluto, e naturalmente il primatista di presenze e trofei nella storia dell’Inter anche grazie alla clamorosa annata del triplete targato Mourinho. Con l’Argentina, 145 partite (anche qui record), ma nessuna vittoria. Nel ’95, la chiamata dell’Inter, squadra di cui diventa capitano dal 2001: fascia mantenuta fino al 2014, anno del suo ritiro a ben 41 anni.

Beppe Bergomi

Sapete perché lo chiamano ‘Lo zio’?. Colpa di Giampiero Marini, che fu colpito dai folti baffi del giovanissimo Bergomi, da poco entrato nelle grazie della prima squadra. “Hai solo 18 anni? Davvero? Sembri un mio vecchio zio”, la battuta di Marini. Che contribuì a rendere grande Beppe: dal 1977 (settore giovanile compreso) al 1999 sempre e solo all’Inter, con cui ha vinto tanto, tantissimo. Soprattutto, ha conquistato il cuore di ogni singolo tifoso.

Alessandro Del Piero

In bianconero dal 1993, da quando inventava i gol a giro sul secondo palo, Del Piero diventa bandiera e capitano della Vecchia Signora sin dal 2001: ha segnato in tutte le competizioni in cui ha partecipato con la squadra, ottenendo il record assoluto di presenze (750) e di reti (290). E la medaglia al petto più bella e importante di tutte: mentre la barca affondava in B, lui è rimasto. E l’ha fatto da fresco Campione del Mondo.

Claudio Marchisio

Nel 1993, Claudio Marchisio aveva appena 7 anni ed era il bambino più felice del mondo. Era stato appena contattato dalla Juventus, da lì a qualche settimana sarebbe stato protagonista nei campetti di Vinovo, vicino casa sua, dove i piccoli bianconeri iniziavano ad allenarsi. Una trafila netta, quasi sempre con la fascia di capitano al braccio. Un predestinato che, un anno di Erasmus ad Empoli a parte, ha realizzato il suo sogno: giocare per la squadra del cuore. E vincere, tanto, nonostante il dolore per due finali di Champions sfumate sul più bello. 10 anni tondi in bianconero, ma anche tanti infortuni: ha chiuso la sua carriera nel 2019 con lo Zenit. Vincendo, ancora.

Franco Baresi

Era il ’77 ed era Verona, la prima partita di Franco Baresi con il Milan. Lui, scartato dall’Inter, che s’apprestava a diventare un simbolo dei rossoneri. Che non lascerà la squadra anche durante il periodo del baratro, dal 1980 al 1983, in piena maturazione calcistica e colmo di offerte ricchissime. I tifosi non lo dimenticheranno mai: Baresi è e sempre sarà l’idolo incontrastato. E tra il Milan di Sacchi, Capello, la Coppa Campioni e il mondo ai suoi piedi, dal 1977 al 1997 il Piscinin è diventato enorme.

Daniele De Rossi

Nasce l’anno del secondo scudetto della Roma, quella guidata dall‘ottavo Re di Roma Falcao e già questo è tanto da dire attorno all’Olimpico. Innamorato perso dei giallorossi sin dal bambino, grazio allo zio Osvaldo. E compì il sogno di debuttare in prima squadra il 30 ottobre del 2001, in una partita di Champions League tra Roma e Anderlecht finita 1-1. Lo Stadio Olimpico, che quella stagione celebrava il terzo e ultimo scudetto, fu lo scenario della scoperta del ragazzo appena 18 anni che, dalla mano di Fabio Capello, venne fuori una stella. Dallo scudetto allo scudetto, 17 stagioni con i giallorossi. E quante soddisfazioni, cadute e risalite.

Andrés Iniesta

Dal 2002 al 2018, 442 presenze e 35 gol. E ancora: dal 2000 al 2003, al Barcellona B. E pure: dal 1996 al 2000. Sempre, comunque, ovunque con il Barcellona. Chiaro, prima con la Juvenil, poi con la formazione B e infine con la prima squadra. Con cui è arrivato sul tetto d’Europa, del Mondo e molto spesso di Spagna. Ha lasciato solo nel 2018, per lanciarsi in un’avventura in Giappone. Ma l’ha già promesso: diventerà un grande allenatore, magari proprio del Barça.