C’è sempre un filo che collega il presente al passato e che si tende verso il futuro. L’Inter che si affaccia alla stagione 2025/26 ha lo sguardo di chi conosce la propria storia e il coraggio di chi vuole scriverne un nuovo capitolo. Dopo anni di gestione Inzaghi, i nerazzurri hanno deciso di affidare la panchina a Cristian Chivu, uomo di casa, ex capitano, maestro di calcio nelle giovanili e ora condottiero di un progetto che cerca di unire continuità e rinnovamento. La scelta è caduta su di lui non solo per una questione affettiva, ma perché Chivu rappresenta la possibilità concreta di un’evoluzione interna, fondata sulla conoscenza del club e sul lavoro con i giovani. L’obiettivo è chiaro: restare competitivi in Italia, tornare subito ad avere una voce autorevole in Europa e, soprattutto, gettare le basi per un ciclo duraturo.
La rosa dell’Inter si presenta con volti noti, ma anche con nuovi innesti che raccontano una filosofia che non vuole più basarsi soltanto sull’esperienza, ma su un equilibrio tra solidità e freschezza. Il modulo di partenza resta il 3-5-2, un impianto che ha dato sicurezze, ma che potrà evolversi nel corso dell’anno in qualcosa di più fluido, magari con la difesa a quattro o con tre attaccanti, a seconda dei momenti della stagione. Ma per ora, l’idea è quella di partire dalle certezze.
INTER – modulo 3-5-2 – All. Chivu
La formazione dell’Inter 25/26
La formazione base con cui l’Inter affronterà la nuova stagione si fonda ancora sulle colonne portanti degli ultimi anni, ma con diversi volti nuovi pronti a inserirsi. In porta c’è Yann Sommer, che rimane il titolare nonostante l’età, con Martinez che continua a crescere alle sue spalle. In difesa, la linea a tre propone Pavard sulla destra, Acerbi al centro e Bastoni sul centrosinistra. Dietro di loro ci sono Bisseck, De Vrij e un nome nuovo: Leoni, giovane prodigio del Parma che l’Inter sta cercando di portare a Milano come investimento per il presente e per il futuro.
Sulle fasce si gioca su più tavoli: a destra, Denzel Dumfries rimane un punto fermo, ma con l’aggiunta di Luis Henrique, acquistato dal Marsiglia, le opzioni aumentano sia in termini di qualità che di imprevedibilità. A sinistra, Federico Dimarco resta uno dei leader tecnici e caratteriali di questa squadra, ma ora avrà come alternativa Nicola Zalewski, riscattato dalla Roma dopo sei mesi convincenti.
A centrocampo, l’equilibrio è dato dalla coppia Barella–Calhanoglu, con uno tra Mkhitaryan e Frattesi che completa il reparto. Tuttavia, Chivu potrà contare anche su Petar Sucic, arrivato dalla Dinamo Zagabria, e su Valentin Carboni, rientrato dal prestito al Marsiglia con maggiore maturità e consapevolezza nei propri mezzi. In attacco, la coppia Lautaro–Thuram è confermata, ma il mercato si muove per aggiungere nuove frecce all’arco nerazzurro: Bonny, attaccante del Parma, è a un passo, mentre Francesco Pio Esposito, dopo una stagione di crescita allo Spezia, si prepara a diventare una presenza fissa nella rotazione offensiva.
I nuovi acquisti già conclusi
Cinque nomi nuovi sono già stati integrati nella rosa, cinque scelte che parlano di un’Inter più giovane, più dinamica, più vicina al modello europeo. Luis Henrique è arrivato dal Marsiglia per 25 milioni: esterno rapido, dribblatore, con una naturale inclinazione all’uno contro uno, può rappresentare una valida alternativa a Dumfries, ma anche un’arma tattica per variare lo spartito. È ancora in fase di maturazione, ma ha mostrato buone cose al Mondiale per Club, dove ha giocato con personalità.
Sucic, invece, è stato prelevato dalla Dinamo Zagabria per 14 milioni. Classe 2002, mezzala tecnica e di corsa, ha già una buona esperienza internazionale e può alternarsi con Calhanoglu garantendo intensità e qualità nel palleggio. La sua capacità di inserimento senza palla lo rende particolarmente utile in un centrocampo a tre, soprattutto contro squadre chiuse.
Nicola Zalewski, riscattato dalla Roma per una cifra tutto sommato contenuta – sei milioni e mezzo – è il classico esterno moderno: sa spingere, è bravo nei duelli individuali e può ricoprire anche il ruolo di trequartista all’occorrenza. Il suo impatto potrebbe essere immediato, anche perché Dimarco, reduce da tre stagioni a ritmi altissimi, avrà bisogno di respirare.
Poi ci sono i rientri: Carboni, reduce da un anno da dimenticare in Francia, è pronto a giocarsi le sue carte tra trequarti e mezzala. Ha tecnica, personalità e visione di gioco, e può diventare un jolly prezioso. E infine Pio Esposito, che torna dallo Spezia con un bagaglio di gol e fiducia. L’Inter vuole dargli spazio, perché crede in lui non solo come attaccante di prospettiva, ma come possibile uomo da doppia cifra già nel breve periodo.
I sogni di mercato
Se la base è già stata costruita, l’Inter non ha ancora chiuso il proprio mercato. I riflettori sono accesi su due obiettivi in particolare: Bonny e Leoni, entrambi del Parma. Il primo è un attaccante classe 2003, fisico imponente, mobilità sorprendente, capace di giocare sia come punta centrale che da seconda punta. Il suo arrivo è ormai vicinissimo, con il club nerazzurro che ha messo sul piatto 23 milioni più bonus per assicurarsi il centravanti francese. Chivu lo considera l’alternativa ideale a Lautaro, ma anche una possibile spalla per far rifiatare Thuram in partite intense.
Più complessa la trattativa per Leoni, difensore centrale che ha incantato in Serie A e ora è nel mirino delle grandi. L’Inter lo vede come il futuro erede di Acerbi, ma deve fare i conti con la concorrenza del Milan e della Juventus. Il Parma chiede almeno 20 milioni, forte della lunga fila di estimatori. Se dovesse arrivare, rappresenterebbe un investimento non solo per la profondità della rosa, ma anche per costruire, passo dopo passo, un nuovo leader della difesa nerazzurra.
Punti di forza e di debolezza della formazione
L’Inter versione 2025/26 ha diversi punti di forza evidenti. Il primo è senza dubbio l’equilibrio tattico: il modulo a tre è collaudato e la presenza di interpreti esperti in ogni reparto dà garanzie in termini di stabilità. Il secondo è la profondità della rosa, soprattutto a centrocampo e sulle fasce, dove le alternative sono valide e adattabili. Il terzo è l’identità: Chivu conosce l’ambiente, conosce i giocatori e ha idee chiare. Ha mantenuto la struttura ma sta introducendo elementi nuovi che possono far evolvere la squadra.
Le debolezze, invece, riguardano soprattutto la fase difensiva. Acerbi e De Vrij garantiscono esperienza ma hanno qualche anno in più e, con una stagione lunga, il rischio infortuni è sempre dietro l’angolo. Se non dovesse arrivare Leoni, la coperta potrebbe rivelarsi corta in certi momenti. Anche in attacco, nonostante i nomi, manca ancora un attaccante da 20 gol sicuri a stagione, soprattutto nel caso in cui Lautaro o Thuram dovessero avere cali di rendimento o problemi fisici.
Inoltre, i nuovi acquisti – pur intriganti – sono tutti da verificare nel contesto interista. Luis Henrique e Sucic – ma anche Carboni – devono ancora adattarsi ai meccanismi della Serie A, mentre Zalewski, pur avendo già esperienza, dovrà reggere la pressione di uno stadio esigente come San Siro.
Tuttavia, le premesse ci sono tutte: la nuova Inter di Chivu è una squadra che potrà dire la sua, che ha giovani talenti pronti a sbocciare e un allenatore desideroso di affermarsi. La strada è tracciata, il sentiero è in salita, ma i piedi sono ben saldi. E, come spesso accade in casa nerazzurra, a volte il cammino più difficile è anche quello che porta più lontano.